L’attualità di Augusto Del Noce a 30 anni dalla scomparsa
Il 30 dicembre 1974 Augusto Del Noce (Pistoia, 11 agosto 1910 – Roma, 30 dicembre 1989) rimarcava un pensiero di un’attualità sempre viva: “Se vengono a mancare i termini di riferimento di fascismo e antifascismo, i cervelli socialisti rischiano veramente di precipitare nel caos”.
Il filosofo toscano con largo anticipo aveva previsto il vuoto ideologico della sinistra che a distanza di oltre 70 anni dalla fine della dittatura mussoliniana ancora brancola nel buio alla ricerca di idee e progetti in mancanza dei quali unico appiglio al polistirolo rimane il fascismo e l’antifascismo.
Per un altro ventennio si sono abbarbicati sugli specchi nel tentativo di dipingere Silvio Berlusconi come l’erede del dittatore romagnolo, resisi conto di tale assurdità con elefantiaco ritardo oggi a Piazzale Loreto vogliono condurre Matteo Salvini, nato il 3 marzo 1973 ossia a 40 anni esatti della caduta del fascismo.
Il 30 dicembre ricorre il trentennio della scomparsa di Augusto Del Noce il quale da buon lettore della realtà non incontrava difficoltà a prevedere gli sviluppi su cui si fonda l’operazione di auto-legittimazione compiuta, e rinnovata di generazione in generazione, dalle forze socialiste italiane (come si evince dagli episodi di queste settimane che vedono le “giovani sardine” che pur senza mai aver partecipato alla resistenza, né loro e neppure i loro padri, si radunano nelle piazze per intonare “bella ciao”).
Da qui si intuisce la grandezza del pensiero di Augusto Del Noce che, non soltanto acuto osservatore della propria epoca, ma anche lungimirante profeta di quelle successive, a ragione può essere considerato il principale, e quindi ingiustamente “ridimensionato”, filosofo cattolico italiano del XX secolo che, in quanto tale, può ancora molto insegnare all’alba di questo “scompigliato” XXI secolo.
Proprio la suddetta grandezza di Del Noce rende impossibile condensare in modo adeguato tutta la profondità del suo pensiero in un così breve spazio, ma in omaggio alla sua opera e per evitare che essa venga travolta dal grottesco frastuono ideologico odierno, se ne possono comunque tracciare almeno le linee portanti proprio in virtù della loro pertinace attualità.
Purtroppo il pensiero del filosofo pistoiese è volutamente dimenticato dagli ipocriti buonisti benestanti e dai novelli cattocomunisti troppo impegnati sulle questioni del Mediterraneo e dai lucrosi business che ne derivano.
Le direttrici principali del pensiero di Del Noce sono sostanzialmente tre: l’investigazione del cartesianesimo, specialmente nel suo ruolo di generatore del pensiero moderno; la critica del marxismo, in quanto religione secolare che tende a sostituirsi alla tradizione cristiana; la critica del progressismo cattolico, in quanto equivoco radicale della tradizione marxista e di quella cattolica.
Del Noce individua nella filosofia di Cartesio il momento iniziale della modernità, attraverso un sentiero speculativo che giunge sino a Hegel, a Marx e a Nietzsche, rivelando come il razionalismo che ignora i limiti della stessa ragione, rifiutando e negando il fondamento trascendente della vita e dell’uomo, non può che sfociare in quei nefasti esiti ateistici e sostanzialmente nichilisti quali sono quelli che caratterizzano la cultura occidentale contemporanea.
Elemento chiave della trasformazione del mondo occidentale è stato il marxismo che, secondo Del Noce, deve essere compreso nella sua vera essenza di religione anti-religiosa e anti-cristiana, e nella sua vera potenza, cioè quale relativismo assoluto che è destinato (oggi si vede con palese chiarezza dalle posizioni assunte e difese dalle forze socialiste nei temi bioetici come l’aborto, la procreazione assistita, l’eutanasia ecc.) a capovolgersi in un individualismo assoluto.
Infine, la commistione tra cattolicesimo e progressismo rivela un errore filosofico di fondo che lascia trasparire le equivoche concezioni di quei cattolici che intendono coniugare ciò che non è coniugabile, cioè, appunto, cattolicesimo e progressismo.
Sul punto Del Noce scrive con chiarezza che “alle origini del progressismo cattolico c’è una dogmatica sottovalutazione dell’aspetto filosofico del marxismo, cioè quello per cui esso è ateismo radicale, una sottovalutazione dell’aspetto dell’idealità politica e sociale, come se la prima non incidesse sulla seconda e come se ciò che c’è di anticristiano e di antiliberale nella prassi comunista fosse elemento trascurabile”.
Alla luce di ciò si percepisce la lucidità dell’analisi di Del Noce, valida non soltanto per l’epoca in cui fu pensata, ma anche e soprattutto per quella attuale che assiste alla disgregazione delle forze politiche di sinistra sempre più focalizzateverso i diritti civili di matrice borghese e sempre meno verso i diritti sociali, alla accresciuta irrilevanza in politica dei cattolici i quali sono stati fagocitati da quello stesso pensiero progressista a cui hanno irresponsabilmente strizzato l’occhio negli ultimi decenni, alla anemica e quasi impotente reazione culturale dell’occidente dinnanzi al tarlo nichilista che lo sta divorando dall’interno.
Anche dopo un trentennio il pensiero di Del Noce merita di essere (ri)scoperto, studiato e approfondito in quanto preziosa risorsa diagnostica e terapeutica per quella paralizzata cultura cattolica che dovrebbe essere lo spirito della civiltà occidentale e che, invece, almeno per ora, appare soltanto lo sbiadito spettro di un moribondo.
Non esiste peggior cieco di chi non vuol vedere.
Raimondo Adimaro
Commenti
L’attualità di Augusto Del Noce a 30 anni dalla scomparsa — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>