Magritte “il primo merito di un dipinto è suscitare un dubbio”
Proiezioni “dipingono” le architetture barocche dell’ex-chiesa di Santo Stefano al Ponte accompagnate da gradevole musica, entrare nella Sala degli Specchi, vivere l’esperienza di realtà 3D con gli Oculus VR, sviluppata in esclusiva dal team di Crossmedia Group guidato dall’artista 3D Chunhui Luo, aggiunge fascino alla visita.
Itinerari d’immagini e di note per scoprir la vita (Lessines, 21 novembre 1898 – Bruxelles, 15 agosto 1967), gli studi (Nel 1916 René Magritte si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles e nel 1922 sposa Georgette Berger, conosciuta nove anni prima), gli incontri, l’opera del gran maestro surrealista René Magritte il quale lavora anche come grafico, disegnando copertine di album musicali, manifesti pubblicitari e tappezzerie.
Esperienze che si ritrovano nella nitidezza del segno e nel tratto del pennello che usa il colore in campiture cromatiche nette decise che mettono in luce una filosofia pittorica che parte dal presupposto che tutto è banale e che niente e banale perché ogni cosa ed ogni essere umano è inserito nel fluire del mistero del vivere per accorgersi che la realtà è fantasia e che la fantasia è realtà senza capire dove è ubicato il confine!
La mostra a Firenze presenta sul manifesto l’opera: “Il figlio dell’uomo”, un olio su tela (116×89 in collezione privata), opera che René, realizzava nel 1964: un pomo verde sta davanti al volto dell’uomo, un’assenza presenza?
Un invito a vedere oltre?
Ogni opera del maestro belga instaura un dialogo stimolando il visitatore quasi materialmente, in questo quadro a voler spostare quella mela per scoprire la fisionomia?
O forse non c’ è da tentare: è l’ uomo rappresentato che si vuol nascondere?
Di fronte ai quadri proiettati si aprono diverse strade e l’interazione è tanto continua quanto affascinate e intrigante!
In Les Amants (del 1928, olio su tela, 54×73, al MoMA, New York) la testa dell’uomo e della donna è avvolta in un lenzuolo, la cosa singolare è che i personaggi non perdono di espressività.
Un avvolgere che forse, inconsciamente, trae origine da una realtà; la madre è ritrovata annegata con la testa avvolta dalla camicia da notte, ma… nell’arte Magritte la trasforma in speranza in un bacio mai dato sempre desiderato?
…. e andando oltre “Egli (Giuseppe d’Arimatea) allora, comprato un lenzuolo (sindòn), calò (Gesù) giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo (sindòn), lo depose in un sepolcro scavato nella roccia”, da Marco l’evangelista .
Tra le tele, da tutti riconosciute, Golconda un dipinto di René Magritte, eseguito nel 1953 e conservato nella Menil Collection di Houston.
Il nome dell’opera, suggeritagli da Louis Scutenaire, fa riferimento all’omonima città indiana Golconda ricca di enormi giacimenti di diamanti, (luogo sinonimo di incredibile ricchezza presso gli europei, poi ridotto in una condizione di totale abbandono).
La tela. forse la sua più famosa: La realtà non è mai come la si vede.
La verità è soprattutto immaginazione, dove l’artista su uno sfondo azzurro raffigura degli uomini di nero vestiti: cravatta nera, scarpe nere, umbrellas and bowler hats (vedere proiettata questa opera mi ha riportato alle frasi idiomatiche a “It’s raining cats and dogs”) quegli uomini però sono diversi nei volti e nella direzione del loro sguardo nelle dimensioni in base alla loro distanza dall’osservatore, quelli sullo stesso piano sono perfettamente equidistanti e non si sa se stiano cadendo dal cielo o salendo.
Persino la luna diventa protagonista: la falce di luna appoggiata su un albero o addirittura tre lune sui tre personaggi, personaggi ben vestiti che indossano l’intramontabile bombetta nera.. eleganti e distaccati.
Coinvolti con la voglia di divertire e divertirsi con la voglia in ogni tela di essere “presente” per instaurare il dialogo al di là del tempo e dello spazio per meravigliare e meravigliarci ogni volta come la prima volta sul mistero della vita all’eterna ricerca.
Infine La recherche de l’absolu (1948, gouache su carta, 45×35): titolo che allude al romanzo omonimo pubblicato nel 1834 da Honoré de Balzac , sì perché in ogni titolo Magritte riassume un percorso interiore di ispirazione, ma anche il suo dialogo con gli amici con i quali condivide la sua arte, un dialogo giammai interrotto se ancor oggi io visitatore mi interrogo, mi meraviglio, penso e… dato che siamo all’inizio del nuovo anno vorrei aggiunger positività a questo 2020!
Magritte spiegava nell’articolo Les mots et les images (“Le parole e le immagini”), pubblicato nel dicembre 1929 sul numero 12 della rivista La révolution surréaliste, che «un oggetto non possiede il suo nome al punto che non si possa trovargliene un altro che gli si adatti meglio» e, passando dal nome a certe situazioni una situazione non è tale al punto di rimanere tale, ma ….
Carmelina Rotundo
Orari: tutti i giorni 10-19.30. La biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso 18.30)
Curatori: Julie Waseige
Costo del biglietto: tutti i giorni € 13, studenti, over 65 e disabili € 10, gruppi € 9, dai 5 ai 18 anni € 8, scuole € 6
Telefono per informazioni: +39 055 217418
Sito ufficiale: http://www.insidemagritte.com
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