Niccolò Manetti: “Impresa e politica devono dialogare”
Manca pochissimo all’apertura dei cancelli della Fortezza da Basso per l’edizione numero 97 di Pitti Uomo che avrà come tema dominante quello delle bandiere, quei drappi che rappresentano i 193 Stati del pianeta.
Tessuti rettangolari quali massima espressione di una propria identità, di una simbologia, di una storia, di un pensiero, di un orgoglio.
Tessuti in perenne movimento alla pari degli abiti che indossiamo e che vanitosamente mettiamo in mostra.
Da Firenze partono le prime proposte per la prossima stagione della moda autunno-inverno 2020-21.
Il motto di Pitti Uomo 97 sarà “Show your flag at Pitti”, motto che sarà replicato dalle altre due manifestazioni organizzate da Pitti Immagine, Bimbo e Filati.
Da martedì 7 a venerdì 10 sulle rive dell’Arno confluirà il meglio della produzione, del marketing, dei buyers, dei media e di quanti hanno legami con la moda e con il tessile dei cinque continenti.
Firenze per quattro giorni diverrà l’ombelico del mondo del bello, dell’eleganza, della raffinatezza, in sostanza delle eccellenze del Made in Italy.
All’interno della Fortezza da Basso saranno presenti 1.203 marchi, di cui ben 540 esteri (circa il 45 percento) con 265 tra brand nuovi e rientri.
L’anno appena concluso non ha concesso gradevoli sensazioni e bilanci gratificanti.
Nel quadro tracciato dall’Indagine Campionaria Smi diffuso nelle passate settimane si notano due trimestri su tre in area negativa.
Dalla ricerca eseguita presso una novantina di aziende associate alla Federazione Confindustria Moda, nell’arco dei primi nove mesi 2019 il Tessile-Moda soffre e archivia in segno negativo due dei tre trimestri monitorati, seppur con tassi contenuti.
È stata riscontrata una dispersione tra le performance aziendali non solo in riferimento alle vendite ma anche ad altre variabili, è un chiaro sintomo di tensioni significative concorrenziali e di una domanda altalenante.
Nuvole che oscurano le finestre dell’ottimismo.
A preoccupare maggiormente è il mercato nazionale al contrario di quello estero che prosegue nella crescita e fa registrare continui incrementi.
Niccolò Manetti siede nel Consiglio di Amministrazione di Pitti Immagine dal 2017, in quello dell’Associazione Centro Firenze per la Moda Italiana ed in quello della Giusto Manetti Battiloro SpA.
Nella Giusto Manetti Battiloro ricopre l’incarico di direttore di marketing. Niccolò è un discendente diretto di quel Matteo Manetti che nel 1602 restaurò la sfera della cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore colpita da un fulmine ed oggi l’azienda è leader mondiale nella produzione di oro e argento per doratura o argentatura in foglia e lamina a caldo.
“La filiera delle eccellenze del Made in Italy sta vivendo un periodo di prosperità e di crescita non solo nel settore della moda. Se si guarda al comparto della meccanica, dell’oreficeria, dell’enogastronomia ed in tantissimi altri comparti di nicchia ci si rende conto. Bisogna privilegiare la qualità e la professionalità se si vogliono raggiungere taluni traguardi importanti e da diversi anni sono sempre più numerose le aziende incamminate in quella direzione”.
Troppo spesso, purtroppo, l’imprenditore italiano non gode del supporto della classe politica nazionale a differenza di ciò che accade in tanti altri Paesi occidentali.
“Le aziende della Penisola difficilmente trovano collaborazione e dialogo da parte di chi ci governa, il più delle volte dobbiamo contare solo sulle nostre energie e sulle nostre risorse e ciò ci penalizza specie nell’export. Lo si nota maggiormente nelle manifestazioni fieristiche internazionali dove gli espositori italiani non sono supportati adeguatamente dagli enti ministeriali. Il nostro Paese non ha ancora superato la crisi scoppiata negli Usa per il subprime e la bolla immobiliare, crisi che si è diffusa a macchia d’olio su tutto il globo tra gli anni 2006 e il 2013. Noi siamo ancorati a quel periodo. La Grecia che sembrava sull’orlo del fallimento è cresciuta più del doppio dell’Italia”.
Moda e tessile rallentano in Italia ma accelerano nell’export.
“Sono numerosi i segnali di crisi del nostro Paese, uno di questi è la stagnazione del mercato interno. In Italia difficilmente si riesce a programmare a medio e lungo termine, di conseguenza il consumo interno langue, stiamo pagando taluni errori del passato con le grandi privatizzazioni che ci hanno impoverito. Abbigliamento, moda e tessile sono colonne portanti della nostra economia ed andrebbero salvaguardate e tutelate, abbiamo una classe imprenditoriale di altissimo livello ma viene quasi abbandonata al suo destino. Servono politiche serie e non repressive, inoltre nessuno riesce ad eliminare gli enormi sprechi della pubblica amministrazione”.
Pitti Immagine oramai è divenuta una realtà consolidata ed in fase di espansione, dopo l’acquisizione della Stazione Leopolda gli occhi sono puntati su Firenze Fiera con i gioielli della Fortezza da Basso, Palazzo degli Affari ed il Palazzo dei Congressi.
“Firenze merita un centro fieristico e congressuale competitivo e di spessore internazionale. Bisogna creare un polo in grado di sfruttare le enormi potenzialità che possiede la città. La location fiorentina è unica al mondo e deve poter organizzare manifestazioni, congressi, eventi e fiere per dodici mesi l’anno. Talune iniziative recano vantaggi enormi sul territorio sia dal punto di vista economico immediato che di immagine. Le trattative sono in corso e vi sono margini concreti per un cauto ottimismo. Personalmente sono fiducioso, qualora l’operazione va in porto nel giro di quattro o cinque anni Firenze potrà disporre di una struttura e di un’organizzazione di altissimo livello internazionale”.
Intanto godiamoci Pitti Uomo 97 auspicando di ravvisare segnali positivi di ripresa.
Bruno Galante
Commenti
Niccolò Manetti: “Impresa e politica devono dialogare” — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>