Venerdì 24 si è chiusa la terza manifestazione organizzata da Pitti Immagine.

Dopo l’Uomo ed il Bimbo anche Filati 86 ha dato appuntamento all’edizione estiva.

Tre giorni intensi di incontri e di contrattazioni, da mercoledì 22 a venerdì, tra i principali produttori di filati per maglieria al mondo.

Nello stupendo scenario della Fortezza da Basso a Firenze si sono incontrati il meglio della creatività della filatura su scala internazionale, con lo sguardo attento sulla ricerca e sulla sostenibilità.

Tra le novità di Pitti Filati, il cui tema, come per le manifestazioni dedicate alla moda uomo e bambino è Show Your Flags, c’è Yarns United, nuovo spazio ricerca che ha osservato il tema delle bandiere da angolazioni diverse.

Protagonisti 136 marchi (19 stranieri), in aumento del 14% rispetto a un anno fa, quando parteciparono 4.300 buyer (in linea con il 2018), di cui 1.750 da 50 Paesi esteri.

Durante i tre giorni, che ha beneficiato del contributo speciale del Ministero degli Affari esterie della Cooperazione internazionale e Agenzia Ice a sostegno delle fiere del made in Italy, hanno trovato spazio numerosi progetti speciali, a partire dalla sfilata di Accademia di Costume & Moda di Roma, che ha visto protagoniste le collezioni personali di otto studenti internazionali del Master in maglieria, creative knitwear design.

Dopo due anni, timidamente favorevoli, per la filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) il 2019 non si è rivelato un anno soddisfacente, così come, del resto, per il tessile nel suo complesso.

Secondo le elaborazioni preliminari effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per Smi, il fatturato settoriale è stimato, prudenzialmente, in flessione del -5,8%. Il turnover settoriale scenderebbe, dunque, sui 2.760 milioni di euro. Il valore della produzione è stimato in flessione rispetto ai livelli raggiunti nel 2018 (-5,4%). In linea con quanto sperimentato nei dieci mesi, per le esportazioni annue si prevede una chiusura a -4,9%, dinamica che porterebbe il fatturato estero settoriale sugli 806 milioni di euro. Nel 2019 l’import dovrebbe archiviare un decremento stimato al -3,1%, per un ammontare complessivo di 857 milioni di euro.

I giudizi tra espositori, e compratori, sono stati sostanzialmente positivi, venuti a Firenze per presentare e approfondire le nuove collezioni aziendali.

Si è registrato un ottimo livello di ricerca e creatività, una grande consapevolezza delle esigenze del mercato e al tempo stesso dei processi produttivi più sostenibili, un ambito in cui le filature d’eccellenza sono da sempre pioniere.

Il settore non attraversa una fase brillante: ci sono incognite evidenti legate al reperimento della materia prima, criticità per l’export su alcuni mercati, ma la voglia di rispondere al meglio alle difficoltà dell’attuale congiuntura la si è notata in tutti gli stand.

L’edizione di Filati 86 può ritenersi soddisfacente nei numeri e soprattutto nella qualità delle presenze, l’elenco dei compratori intervenuti lo esprime al meglio: ci sono i maglifici più importanti, gli studi stilistici delle grandi maison e dei player di peso della moda globale.

È stato apprezzato il nuovo Spazio RicercaYarns United, curato da Angelo Figus e Nicola Miller, diventato tappa per i creativi di tutti i campi che vogliono ispirazioni fresche e al tempo stesso concrete.

L’affluenza finale di Pitti Filati 86 ha fatto registrare un’affluenza in leggera crescita, sia per l’Italia che per i mercati internazionali.

Tra i compratori esteri (+3% e 1.800 presenze circa) le performance migliori sono state quelle di Regno Unito, Germania, Russia, Stati Uniti, Giappone, Svizzera e Turchia.

Complessivamente sono arrivati circa 4.400 compratori da oltre 50 paesi esteri.

Nella classifica dei primi 15 paesi esteri si conferma in testa il Regno Unito, seguito da Francia, Germania, Russia, US, Svizzera, Giappone, Turchia, Spagna, Cina, Olanda, Svezia, Belgio, Corea e Danimarca.

Bruno Galante