Superficialità e silenzio della Cina con il coronavirus
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato una “emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” per il nuovo coronavirus di Wuhan.
È la sesta volta nella sua storia che dichiara un’emergenza internazionale.
L’OMS spiega che a rischio sono la Cina e i paesi vicini, con un livello di allerta “molto alto”.
In tutti gli altri paesi il livello di allerta è “alto”.
L’obiettivo principale della dichiarazione di emergenza internazionale è quello di aumentare la mobilitazione delle risorse per aiutare la Cina a fermare la trasmissione del virus.
Non solo: la dichiarazione riconosce inoltre che per fermare il coronavirus è necessaria un’azione internazionale coordinata.
L’OMS sottolinea l’azione rapida e trasparente delle autorità cinesi, garantendo che le misure adottate dalla Cina sono un esempio per il resto del mondo.
I principali motivi di preoccupazione sono legati alle incertezze che circondano ogni nuovo virus; la stessa OMS riconosce che sono tante le lacune nella conoscenza del nuovo coronavirus Wuhan (2019-nCoV).
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ECDC, spiega che “i focolai di nuove infezioni virali tra persone sono sempre fonte di preoccupazione per la salute pubblica, soprattutto quando si sa poco sulle caratteristiche del virus, sulla facilità di diffusione, sulla gravità delle infezioni che ne derivano e su come curarle”.
Una delle difficoltà principali ha a che vedere con l’indicazione che anche i pazienti asintomatici possono essere contagiosi. Il virus si diffonde molto facilmente.
Tuttavia, il suo tasso di mortalità (provvisorio) sembra essere basso.
Alcuni scienziati ritengono che le autorità cinesi stiano sottovalutando i numeri.
Se vero, il virus sarà più difficile da contenere.
La stessa OMS afferma che la minaccia principale riguarda i paesi e le regioni più vulnerabili, ovvero quelli con meno risorse e con sistemi sanitari meno efficienti.
Come spesso accade, i paesi occidentali e quelli più ricchi sono meglio preparati a contenere l’epidemia.
“Anche se non sappiamo ancora molto di questo 2019-nCoV, crediamo che i paesi europei abbiano le capacità necessarie per prevenire e controllare questa epidemia”, specifica l’ECDC.
Degli 83 casi segnalati a livello internazionale in 18 paesi, solo 7 persone sono state infettate senza essersi mai recate in Cina.
I sintomi dei coronavirus dovrebbero essere simili a quelli della comune influenza.
Inoltre, la scienza è più preparata ad affrontare questo tipo di virus dopo le epidemie di SARS (2012) e MERS (2013).
“Le infezioni umane di coronavirus comuni sono per lo più lievi e asintomatiche, con sintomi simili a quelli di un comune raffreddore (tosse, febbre, naso che cola, ecc.), sebbene siano state osservate anche infezioni gravi e mortali”, chiariscono dal centro epidemiologico europeo ECDC.
Come per il raffreddore, i sintomi possono essere curati.
Nei casi meno gravi basta semplicemente aspettare che l’infezione finisca. Il rischio principale riguarda le complicazioni associate come polmoniti e gravi infezioni respiratorie.
Come per altri agenti patogeni (vedi l’influenza), il rischio è maggiore in tutti quei soggetti con problemi di salute pregressi, anziani o bambini piccoli.
Anche se è ancora troppo presto per esserne certi, si stima che il tasso di letalità di questo virus sia del 2%.
A titolo di confronto, il Ministero della Salute spagnolo ha specificato i tassi di letalità di altre infezioni:
- SARS: 12%
- MERS: 30%
- Influenza H5N1: 30%
- Casi di influenza stagionale grave: 5% – 10%
- Tasso totale di influenza, circa 0,03%
- Meningite: 15%
La Cina ha comunicato molto rapidamente la sequenza genetica del virus e gli scienziati di tutto il mondo stanno lavorando 24 ore su 24 per sviluppare un vaccino e per capire meglio il suo comportamento.
Il trattamento e la prevenzione sono simili rispetto a quanto avviene per altri virus.
I paesi europei dispongono di protocolli molto precisi per la segnalazione, la messa in quarantena e il trattamento dei casi emergenti.
Al momento della pubblicazione del presente articolo (01/02/2020), in Europa si registrano 5 casi in Francia, 4 in Germania, 2 in Italia, 2 nel Regno Unito e 1 in Finlandia.
Arnaud Daniels
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