Con i giallorossi è ritornato il business dell’accoglienza
Con le tariffe imposte l’anno scorso da Matteo Salvini, che con il decreto sicurezza aveva ridotto le diarie pagate per ogni migrante inserito nel circuito dell’accoglienza, le cooperative biancorosse e le associazioni “umanitarie buoniste” e cattocomuniste avevano perso ogni margine di profitto disertando progressivamente i bandi emessi dalle prefetture.
In loro soccorso è giunto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, con un provvedimento che renderà più vantaggioso in termini economici occuparsi di accoglienza dei migranti che i trafficanti di esseri umani hanno ricominciato a mandare in grande stile in Italia grazie anche alle navi delle ong e alla politica dei “porti spalancati“ del governo Conte2.
L’iniziativa del Viminale ha quindi l’obiettivo di incoraggiare di nuovo, con migliori opportunità di business (e maggiori costi per il contribuente) quell’accoglienza che gli “umanitari” fautori dell’accoglienza “senza se e senza ma” non sono più disposti a dispensare in assenza di lauti margini di “profitto d’impresa”.
Così recitava l’anno scorso un documento di critica all’iniziativa del ministro Salvini redatto da alcune cooperative alle quali si era chiuso il rubinetto.
Il primo decreto sicurezza firmato dal leader della Lega ridusse da 35 a 19-26 euro al giorno le diarie saldate alla lobby dell’accoglienza per ogni migrante, una cifra variabile in base alle strutture utilizzate e ai servizi erogati.
Cifra che si adeguava agli standard europei.
Il ministro Lamorgese, sempre meno ministro tecnicoe sempre più allineato sulle posizioni immigrazioniste della gauche, ha raccolto le proteste delle cooperative biancorosse e delle prefetture che lamentano da tempo come molte gare per l’assegnazione dei servizi di accoglienza in tutta Italia andassero deserte.
Per l’esiguo stanziamento del ministero o perché troppo esose sono le pretese delle associazioni cosiddette umanitarie, buoniste e cattocomuniste?
Salvini l’anno scorso aveva annunciato risparmi fino a un miliardo e mezzo di euro annui per effetto dei tagli alle diarie.
Le cifre stanziate con il decreto sicurezza di Salvini prevedono 6 bandi-tipo in base alla grandezza dei centri: 150 posti, 300, 600, 900, 1000 e accoglienza “individuale” (i migranti ospitati negli appartamenti, cioè l’80% di quanti sono inseriti nel circuito dell’accoglienza).
Più è grande il centro, più i costi da mettere a base d’asta sono contenuti con un minimo di 19 euro a migrante per le strutture fino a mille persone ad un massimo di 26 per chi è negli appartamenti.
Già ora quindi la gran parte dei migranti comporta costi di “fascia alta”, cioè quei 26 euro al giorno che costituiscono comunque in forte risparmio rispetto ai 35 euro (la tariffa più alta in Europa) che i governi di centrosinistra elargivano a larghe mani e che hanno ingrassato le numerose lobby dell’accoglienza composta da organizzazioni per la gran parte vicine ai loro colori.
Secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa, il capo del Dipartimento libertà civili ed immigrazione del Viminale, Michele Di Bari, ha inviato alle prefetture una circolare con il nuovo schema di capitolato d’appalto per i centri di accoglienza.
In questo modo verranno rese più appetibili le gare per l’assegnazione dei servizi d’accoglienza.
Il documento consente che, nel caso di mancate presentazioni di offerte ad una gara, si possa ricorrere alla procedura negoziata senza bando.
Le prefetture, così, “possono individuare alcuni operatori economici da consultare, selezionando l’offerta migliore”.
E se si verifica che un prezzo d’asta è sottostimato, “si potrebbe procedere a variare” le singole voci che compongono il costo medio.
Non si torna ai 35 euro a migrante, ma il rimborso potrà crescere rispetto all’importo fissato da Salvini del 10-15 per cento passando quindi a 22-30 euro.
Tariffe riviste anche forse per far fronte alla necessità di collocare i richiedenti asilo in arrivo sul territorio nazionale considerando il nuovo boom delle partenze dal Nord Africa incentivato dalle politiche di “discontinuità” rispetto all’epoca Salvini annunciate e messe in atto dall’attuale governo dal settembre scorso appena insidiato.
È utile rammentare che dal 1° gennaio 2018 al 7 febbraio dello stesso anno sono sbarcati 4.728 migranti, l’identico periodo del 2019 vi è stata una riduzione drastica ed i migrantes sono stati 202.
Andati al potere i rossi puntualmente si è registrato un ritorno al passato e gli sbarcati sono stati 1.751.
Dati diffusi dal ministero dell’Interno.
Il Viminale offre anche la possibilità per il migrante di accedere ad un servizio di assistenza sanitaria complementare da porre a carico dell’appaltatore che può essere rimborsato a parte rispetto al prezzo pro capite al giorno posti a base di gara.
Ed i costi possono crescere anche per la necessità di aumentare il personale di vigilanza nei centri a seguito di danneggiamenti o atti vandalici, peraltro molto diffusi.
Sommando tutte queste nuove voci, il costo giornaliero pro capite a carico del contribuente italiano per l’accoglienza dei migranti illegali sbarcati dopo aver pagato i trafficanti rischia di raggiungere o addirittura superare i 35 euro al giorno e di riportare alle stelle i costi complessivi dell’accoglienza specie se continueranno a crescere gli sbarchi considerato che il governo di Tripoli non considera più Roma un alleato e, con la guerra alle porte della capitale, potrebbe avere ben altro di cui occuparsi che non di fermare i flussi migratori illegali.
Incontrando il 3 febbraio il ministro Lamorgese, l’omologo libico Fathi Bashaga ha chiesto all’Italia aiuti per i 300mila sfollati di guerra e la chiusura di almeno cinque campi di trattenimento dei migranti affermando che “c’è urgente bisogno o di ristrutturarli o di crearne di nuovi, con il contributo di organizzazioni internazionali” Bashaga ha chiesto a Roma aiuti militari come radar e droni, compatibili con l’embargo sulle armi in vigore dal 2011.
Diverse fonti danno del resto per imminente l’intensificarsidei flussi migratori illegali dalla Libia mentre il governo Conte2 sembra non avere il coraggio o la forza per abrogare i decreti sicurezza di Salvini ma di fatto li ignora aumentando le diarie e offrendo porti aperti a tutte le navi delle ong.
Nonostante il regalo milionario del governo le associazioni che nel 2017 arrivarono a spartirsi 5 miliardi di euro con l’accoglienza dei migranti illegali, mostrano delusione e lamentano l’assenza di un reale cambio di rotta, la mancanza di servizi pagati per l’integrazione e il fatto che in caso di gare d’appalto andate deserte le prefetture possano assegnare i migranti anche a cooperative e associazioni prive di esperienza in questo settore.
Piero Vernigo
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