Togliere l’embargo Russia ha procurato 1,2 mld di danni
Le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno perso circa 1,2 miliardi oltre un miliardo di euro negli ultimi cinque anni e mezzo a causa del blocco alle spedizioni in Russia che ha colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia e Australia.
È quanto emerge da una analisi della Coldiretti presente insieme a Filiera Italia alla fiera agroalimentare di Mosca PRODEXPO 2020, visitata dal ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, sulla quale pesa l’embargo deciso dal presidente Vladimir Putin con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e più volte rinnovato come ritorsione alla decisione dell’Unione Europea di applicare sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina.
L’agroalimentare italiano è l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni dei prodotti presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura come le mele, soprattutto della varietà Granny Smith dal colore verde intenso e sapore leggermente acidulo particolarmente apprezzate dai consumatori russi.
Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy realizzati in Russia (Parmesan, mozzarella, robiola, ecc) o nei Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano, Parmesan e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine brasiliana o argentina che sono protagonisti anche delle fiera agroalimentare di Mosca.
Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre, in altri, sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.
Un blocco dunque dannoso per l’Italia anche se va segnalato che negli ultimi anni si è verificato un recupero e nel 2019 l’export agroalimentare italiano è cresciuto del 5% rispetto all’anno precedente grazie ai comparti non colpiti dall’embargo, come il vino, le paste alimentari, pomodori pelati e polpe, tabacchi e olio, a conferma della fame d’Italia dei cittadini russi.
I valori rimangono comunque nettamente inferiori a quelli del 2013, l’ultimo anno prima dell’embargo, quando le esportazioni agroalimentari Made in Italy avevano raggiunto i 705 milioni di euro.
Si tratta di un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea ed è importante che si riprenda la via del dialogo, il settore agroalimentare è stato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale.
Un pericolo che riguarda anche le recenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti con il presidente Donald Trump che ha minacciato dazi su una lunga lista di esportazioni Made in Italy, soprattutto vino e cibo, nell’ambito dello scontro sugli aiuti al settore aeronautico che coinvolge i costruttori di aeromobili l’americana Boing e l’europea Airbus.
Claudia Treves
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