Con la Brexit regole più restrittive per lavorare a Londra
Il governo del Regno Unito ha diffuso le nuove regole per gestire i flussi migratori che entreranno in vigore nel 2021, alla fine del periodo di transizione sulla Brexit.
I nuovi parametri saranno molto più restrittivi restrittivi per i lavoratori poco qualificati.
Ad esempio, diventerà impossibile trasferirsi nel Regno Unito per cercare un lavoro saltuario, a meno di avere già un’offerta di lavoro in mano.
Il Regno Unito, tra l’altro, è stato la principale meta per gli italiani all’estero nel 2018.
Intanto, gli italiani già presenti, per restare a Londra, dovranno registrarsi entro il giugno 2021 alla piattaforma “Settlement Scheme”, istituita dal governo britannico per mantenere i propri diritti in Regno Unito.
Si stima che adesso ci siano in tutto 700mila italiani in Gran Bretagna, anche se i residenti iscritti all’Anagrafe italiani residenti all’estero sono circa 400mila.
Ma veniamo ai dati. Secondo l’Istat i trasferimenti dall’Italia al Regno Unito sono più che quadruplicati, passando da poco più di 5 mila espatri nel 2009 a 21mila nel 2018, con un picco (25 mila espatri) in corrispondenza del 2016, anno in cui sono state votate le risoluzioni per i negoziati di uscita del Paese dall’Unione europea, la cosiddetta Brexit.
L’Istat ipotizza che in questa occasione molti dei cittadini italiani, verosimilmente già presenti nel territorio britannico ma non registrati come abitualmente “dimoranti”, hanno ufficializzato la loro posizione trasferendo la residenza nel Regno Unito.
Complessivamente dal 2009 al 2018 gli espatri verso il Regno Unito sono stati circa 133mila.
Ma quanti sono gli italiani all’estero?
Sono 5.288.281 e dal 2006 al 2019 sono aumentati del 70,2% secondo le rilevazioni dell’Anagrafe Italiani residenti all’estero: erano 3,1 milioni e ora sono quasi 5,3 milioni. Dall’Anagrafe del ministero degli Esteri emerge anche che quasi la metà degli italiani all’estero è originaria del Sud Italia e Isole (48,9%, di cui il 32,0% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord (il 18,0% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro.
Nell’Anagrafe Italiani residenti all’estero aggiornato a gennaio 2019 oltre 2,8 milioni (54,3%) risiedono in Europa, oltre 2,1 milioni (40,2%) in America.
Nello specifico, però, sono l’Unione Europea (41,6%) e l’America Centro-Meridionale (32,4%) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani.
Le comunità più consistenti si trovano, nell’ordine, in Argentina (quasi 843mila), in Germania (poco più di 764mila), in Svizzera (623mila), in Brasile (447mila), in Francia (422mila), nel Regno Unito (327mila) e negli Stati Uniti d’America (272mila).
Questi dati riflettono la storia dell’emigrazione italiana all’estero: Argentina, Svizzera, Germania e Stati Uniti sono state per decenni le mete principali di centinaia di migliaia di migranti economici italiani.
È interessante andare a vedere anche i flussi dell’emigrazione all’estero nel 2018, appena pubblicati da Istat.
Intanto, bisogna dire che nel 2018 il volume complessivo delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è di 157mila unità, in aumento dell’1,2% rispetto all’anno precedente.
Nel 2018 il Regno Unito continua ad accogliere la maggioranza degli italiani emigrati all’estero (21mila), seguono Germania (18mila), Francia (circa 14mila), Svizzera (quasi 10mila) e Spagna (7mila).
In questi Paesi si concentra il 60% degli italiani espatriati.
Tra i paesi extra-europei, le principali mete di destinazione sono Brasile, Stati Uniti, Australia e Canada (nel complesso 18mila).
Anche la Germania è una meta privilegiata dagli italiani che emigrano: verso questo Paese gli espatri sono triplicati rispetto all’inizio del decennio (da 6mila nel 2009 a 18mila nel 2018). I flussi diretti in Svizzera, Francia e Spagna, invece, sono raddoppiati rispetto ai valori registrati nel 2009. Durante il decennio 2009-2018 il volume degli espatri di cittadini italiani in questi paesi arriva a quota 341mila emigrazioni. Fonte: Istat; Aire
Anselmo Faidit
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