L’Italia sta regalando le acque territoriali all’Algeria
Sembra stemperarsi la crisi tra Italia e Algeria determinata dalla decisione unilaterale del paese africano di dichiarare Zona economica esclusiva un’area marittima che si avvicina molto alle coste della Sardegna.
I due paesi hanno firmato il 2 marzo ad Algeri un’intesa per istituire una commissione tecnica congiunta per la delimitazione tra i due Paesi delle rispettive aree marittime di interesse esclusivo secondo i principi stabiliti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare.
Già il 6 febbraio scorso fonti del ministero degli Esteri algerino avevano riferito all’agenzia di stampa Nova che quella della ZEE “è una questione puramente tecnica e i due paesi stanno già lavorando insieme per chiarire la faccenda”.
Proclamata nel marzo 2018 (forse non a caso subito dopo il voto politico italiano che solo a giugno portò alla nascita del governo Conte), la ZEE algerina ha determinato una crescente escalation dei toni tra Roma e Algeri anche se il governo Gentiloni, in uscita da Palazzo Chigi, aveva cercato di tenere la questione a basso profilo.
Nella nota di protesta inviata al paese nordafricano si leggeva che «…il Governo italiano esprime la sua opposizione alla delimitazione della ZEE Algerina…poiché essa si sovrappone indebitamente a zone di legittimo ed esclusivo interesse italiano».
Algeri nell’ottobre 2018 ha annunciato i programmi per lo sfruttamento offshore dei giacimenti di gas e petrolio affidando a Eni e Total, in partnership con la compagnia statale Sonatrach, l’esplorazione di acque profonde praticamente inesplorate.
È stato proprio il rischio che l’Algeria rivendichi presunti diritti di sfruttamento degli idrocarburi anche nelle acque prossime alla Sardegna a indurre nel novembre 2018 l’Italia a protestare ufficialmente davanti alle Nazioni Unite.
Il 20 giugno 2019 gli algerini rassicurarono “il governo italiano della sua piena disponibilità a lavorare insieme, attraverso il dialogo, al fine di raggiungere una soluzione equa e reciprocamente vantaggiosa, sui limiti esterni della zona economica esclusiva Algeria e zona marittima italiana, in conformità con l’articolo 74 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare”.
Il 5 febbraio di quest’anno, durante unquestion timealla Camera originato da un’interrogazione leghista, il Governo ha preannunciato l’avvio dei negoziati con il paese nordafricano.
L’Algeria «ha disatteso l’articolo 74 della Convenzione Onu sul diritto del Mare che richiede agli Stati, nelle more di un accordo di delimitazione, di cooperare in buona fede con gli Stati vicini e di non compromettere o ostacolare il raggiungimento dell’accordo finale con comportamenti lesivi degli interessi degli altri Stati» si legge nella risposta fornita in Parlamento.
Roma addebita quindi all’Algeria di aver fissato i limiti della propria ZEE unilateralmente ledendo i diritti dell’Italia.
Non si tratta però solo di un problema di metodo ma anche di sostanza.
L’Algeria, senza alcuna preventiva informazione né un confronto con l’Italia, ha istituito una ZEE che lambisce le aree costiere della Sardegna occidentale, estendendosi sino nord-ovest del Golfo di Oristano in prossimità delle acque territoriali di Sant’Antioco, Carloforte, Portovesme, Oristano, Bosa ed Alghero, con una cuspide (punto di coordinate 40°21’31’’N – 06°50’35’’E) distante circa 60 miglia dalla costa della Sardegna ed almeno 195 miglia da quella Algerina.
Una estensione inaccettabile che aveva indotto le opposizioni a chiedere chiarimenti al governo.
In parlamento il leader della Lega, Matteo Salvini, aveva accusato il governo di aver fatto poco o nulla “sulle pretese dell’Algeria di mettere le mani sul mare di fronte alla Sardegna”, dopo che Algeri aveva “unilateralmente deciso di annettersi parte del mare davanti alle coste di Oristano e Carloforte”.
La Farnesina ha inviato il 2 marzo in Algeria per la firma dell’intesa il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5S) che in una nota ha espresso dichiarazioni sconcertanti.
“Contrariamente alle speculazioni politiche create ad arte in Italia – ha affermato Di Stefano – i nostri interessi marittimi non sono in alcun modo minacciati dall’Algeria, paese amico e predisposto al dialogo. Ci avviamo anzi a definire, di comune accordo con Algeri, una nuova intesa sulla gestione degli interessi comuni nel Mar Mediterraneo”.
Il sottosegretario pentastellato è dovuto andare ad Algeri per firmare un documento con cui il governo algerino si impegna per ora solo a discutere con Roma le sue pretese avanzate ben due anni or sono, non al momento a rinunciarvi o a ridimensionarle.
Come fa Di Stefano ad affermare che “i nostri interessi marittimi non sono in alcun modo minacciati dall’Algeria” dopo le numerose note di protesta espresse dall’Italia anche in sede ONU?
Surreale poi che il pentastellato parli di “speculazioni politiche create ad arte in Italia”: se non vi fosse un acceso contenzioso che minaccia i nostri interessi, lui non sarebbe dovuto andare ad Algeri a rallegrarsi per la disponibilità algerina a dialogare con il nostro governo.
Anche perché c’è poco da stare allegri: gli algerini non hanno ancora ceduto un solo millimetro e la storia insegna che i contenziosi sulle aree marittime durano spesso decenni: quello che l’Italia ha in essere con Malta è in discussione dal 1968, quello con la Tunisia addirittura dal 1951.
Riccardo Dinoves
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