In Campania chiusi 97.430 negozi per coronavirus
In Italia ci sono 735.528 attività commerciali al dettaglio (il dato più aggiornato è di fine 2018).
Un numero molto grande che comprende realtà diversissime, dalla bottega della frutta e verdura del paesino, all’ipermercato nel centro commerciale fuori dalla metropoli, dal parrucchiere all’edicola.
Sono queste imprese, piccole e grandi, che dovranno chiudere le serrande secondo l’ultimo decreto della presidenza del Consiglio, il terzo in pochi giorni, per combattere la diffusione del coronavirus, con l’eccezione dei negozi di alimentari, le edicole, i tabacchi ed altri che vendono prodotti essenziali.
Con l’avanzare non solo dei centri commerciali ma anche dell’e-commerce negli ultimi anni c’è stato un calo del numero di negozi.
Tra 2016 e 2018, ci dice l’Istat, sono diminuiti di 11.514 unità.
Un dato molto interessante è quello che si può vedere nel grafico, ovvero la suddivisione dei negozi per regione, che ci dice molto anche sulle differenze economiche strutturali tra le diverse aree del Paese.
È significativo infatti che al primo posto vi sia la Campania, con 97.430 esercizi, che supera la Lombardia, dove ci sono 86.050, nonostante abbia oltre 4 milioni di abitanti in meno.
Al terzo posto vi è il Lazio, con 75.296 negozi, seguita da Sicilia e Puglia con rispettivamente 67.112 e 55.901.
Sicilia e Puglia superano di molto regioni con popolazione analoga del Nord, come Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, ed è evidente quindi come al Sud il peso sull’economia del piccolo commercio sia decisamente più grande che al Settentrione.
Il maggior numero di negozi infatti riflette anche le minori dimensioni dell’esercizio commerciale e la minore presenza di grandi realtà.
Quelli che vendono alimentari e bevande sono 147.407, la maggioranza relativa, a questi si aggiungono 32.145 imprese commerciali non specializzate a prevalenza alimentare.
Sono quelle con più addetti, quindi parliamo di supermercati.
Seguono i negozi di abbigliamento, che erano nel 2017 103.589, quelli di mobili e arredamento, 28.390, che erano poco di più dei negozi di cartolerie ed edicole, 27.569.
Le farmacie erano 22.994.
Come i negozi di alimentari queste sono escluse dalle chiusure dell’ultimo decreto, così come buona parte di quelli di utensileria per la casa, che erano 24.967.
Erano meno i negozi di scarpe, 15.111, e di giocattoli, 13.538.
Un calcolo approssimativo ci dice che gli esercizi che potranno rimanere aperti saranno più di 300 mila, includendo anche quelli di ottica, le profumerie, le dotazioni per l’informatica oltre che a farmacie e alimentari.
I dati sono del 2018 e 2017 su fonte Istat
Anselmo Faidit
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