Avevano previsto che a marzo le borse sarebbero crollate
Il diluvio universale finanziario con il crollo di tutte le Borse che l’intero pianeta sta vivendo in questo periodo era stato anticipato.
Qualcuno di quelli che non soffre la fame aveva previsto, creduto e investito in tempi non sospetti.
Il 22 novembre 2019 il The Wall Street Journal a tutta pagina titola “Bridgewater Makes $1.5 Billion Options Bet on Falling Market” (https://www.wsj.com/articles/bridgewater-bets-big-on-market-drop-11574418601), pezzo firmato da Julliet Chung e Gunjan Banerji.
Lo stesso giorno il quotidiano MilanoFinanza pubblica la traduzione di questo articolo sconvolgente.
A distanza di quattro mesi proponiamo per intero quanto scriveva il corrispondete del Corriere della Sera da Washington, Giuseppe Sarcina.
Si tratta di una semplice coincidenza, di intuito, di lungimiranza oppure di cosa?
Dal nostro corrispondente Giuseppe Sarcina.
WASHINGTON — Bridgewater, il più grande hedge fund del mondo, teme il crollo delle Borse mondiali nel mese di marzo.
Per questo motivo il suo fondatore, Ray Dalio, ha appena versato 1,5 miliardi di dollari per sottoscrivere contratti di assicurazione («put options») con l’obiettivo di proteggere, in tutto o in parte, il portafoglio di gestione: circa 150 miliardi di dollari in azioni e investimenti finanziari.
Una scommessa sul ribasso dei listini. Le «put options» consentono di vendere titoli a un prezzo prefissato ed entro una data certa.
In sostanza se un gestore prevede l’arrivo di un ciclo negativo, può tutelarsi siglando accordi di vendita dei titoli prima che cadano le quotazioni.
È esattamente quello che ha fatto Bridgewater, firmando «put options» con Goldman Sachs e altri istituti.
La mossa di Dalio, raccontata dal Wall Street Journal, ha naturalmente allarmato i mercati e gli analisti di Wall Street.
Tanto che lo stesso finanziere, ieri 5 dicembre, è venuto allo scoperto, spiegando che in realtà l’operazione non nasce dalla sfiducia, ma è parte di una particolare strategia di gestione al servizio dei suoi clienti. Sarà.
Tuttavia restano gli interrogativi, visto che per il momento continuano ad arrivare segnali positivi dall’economia reale.
Il pil cresce, sia pure al ritmo moderato del 2%; i consumi interni tengono, nonostante i rincari delle forniture causati dai dazi imposti in giro per il mondo da Donald Trump.
Anche la Federal Reserve esclude l’arrivo di una recessione imminente e anzi sostiene che il sistema produttivo americano resta solido, con l’inflazione sotto controllo e un crescente numero di posti di lavoro a disposizione.
Un percorso che si specchia nella curva dell’indice Dow Jones, a Wall Street.
Nell’ultimo anno è salito del 10,9%; negli ultimi sei mesi del 7,6%.
La crescita economica dura, senza interruzioni, dal 2009.
Ma a Bridgewater, evidentemente, pensano che l’inversione di marcia sia vicina.
6 dicembre 2019 (modifica il 6 dicembre 2019 | 21:28)
la Redazione
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