Molte botteghe della filiera moda a rischio chiusura
In un altro Paese un governo come quello attuale sarebbe stato mandato a casa già dopo le prime avvisaglie del disastro che stavano scaricando sulla Penisola con il Coronavirus.
In un Paese ove conta la dignità costoro si sarebbero dimessi dopo tre giorni.
Ma noi siamo in un Paese nel quale ci si batte per una poltrona imbottita d’oro sino all’ultima goccia.
La forza dell’Italia è nella piccola e media industria, nell’agricoltura, nell’artigianato e nel commercio.
Abbiamo lavorato lustri per costruire il brand Made in Italy e posizionarlo in cima al globo.
Ora in pochissime settimane stanno distruggendo una ricchezza immensa.
L’agricoltura sino ad oggi ha perso cifre da capogiro, il comparto alberghiero e della ristorazione rischia di crollare.
Nelle identiche condizioni naviga tutto il mondo della moda.
In queste ore è uscito un comunicato stampa della Federazione Moda Italia-Commercio a firma del presidente Renato Borghi
“Questa sembra la cronaca di una morte annunciata. Abbiamo bisogno di ripartire il prima possibile per far fronte alle necessità di cassa di un settore che vive sulla stagionalità”.
“Questo ulteriore slittamento creerà un danno irreparabile: un prevedibile calo di consumi per il 2020 di oltre 15 miliardi di euro che porterà almeno 17mila punti vendita ad arrendersi, con una perdita di occupazione di oltre 35mila persone”.
Il comunicato così prosegue:
“Le aziende del settore hanno effettuato gli acquisti dei prodotti della stagione in corso circa 8 mesi fa e avrebbero dovuto essere messi in vendita a partire dal mese di marzo; ad oggi tutta la merce è ancora imballata in magazzino ed è destinata a rimanere in gran parte invenduta con il prolungamento dell’obbligo di chiusura”.
“Nel frattempo i proprietari immobiliari e i fornitori esigeranno da parte nostra il rispetto delle obbligazioni assunte che non saremo, a causa della mancanza di liquidità, in condizione di onorare come in tempo di normalità. Si prefigura un pericolo per la tenuta della filiera e, da questo punto di vista, sollecitiamo Confindustria Moda ad un’assunzione di responsabilità per condividere con il retail il rischio derivante dalla perdita di un’intera stagione, attraverso il diritto di reso”.
“Non comprendiamo questa inaspettata e inspiegabile decisione di rinviare ulteriormente l’apertura di altre tre settimane dei negozi, visto che l’Inail ha classificato il nostro settore a basso rischio e che è già operativo il protocollo del 24 aprile per la riapertura in sicurezza”.
“E neppure comprendiamo perché sia prevista una data uguale per tutte le regioni quando invece sono molto diversi i dati epidemiologici di diffusione”.
“Serve ripartire il prima possibile non il 18 maggio”.
“Delusi e preoccupati, chiediamo con forza al Governo di ritornare su questa decisione”.
“Ora urgono liquidità vera attraverso contributi a fondo perduto, zero burocrazia e una moratoria fiscale e contributiva al 30 settembre”.
la Redazione
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