La Cei dorme e riposa e le chiese rimangono chiuse
Per mesi l’apparato burocratico vaticano aveva deriso e bacchettato Matteo Salvini che si presentava in pubblico con il rosario e con le sue litanie, poi è arrivato Giuseppe Conte in giacca e cravatta e quella sua aria da buonista e allora all’interno delle mura leonine hanno iniziato a stropicciarsi le mani.
Un bel giorno, poi, si è presentato un’altra corona, ma quella velenosa, che ha mandato tutti a casa. Chiese chiuse, funzioni religiose annullate. Vaticano zitto.
Supermercati aperti, tabacchini aperti.
Eminenze ed eccellenze in silenzio.
Ci ha provato qualche sacerdote coraggioso a celebrare, uno per tutti don Lino Viola nella parrocchia di Gallignano domenica mattina 19 aprile, ma il solerte vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, immediatamente lo ammonisce.
Altra stranezza il sabato 25 aprile festa della Liberazione, una circolare del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, emessa il giovedì 23 prevede “la presenza della sola autorità deponente” alle cerimonie ufficiali. L’Anpi immediatamente fa ricorso e così partecipa alla festa.
Domenica 26 nel corso della conferenza stampa televisiva Conte conferma la chiusura delle chiese e delle funzioni religiose che sono sospese dal 23 febbraio in molte diocesi.
Conte non si presenta platealmente con il rosario in mano e riscuote consensi esagerati tra l’alto clero della Penisola però nel prossimo decreto, l’ennesimo, autorizza l’apertura di librerie, negozi e tante altre attività. Ma le chiese no.
La Cei, Conferenza Episcopale Italiana, si sveglia dal lungo torpore e si accorge che il gregge lancia segnali di insubordinazione e allora emette un comunicato nel quale tra l’altro si legge: “Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria.
Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.
Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo.
Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.
I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.
Leggerezza, pressapochismo, eccessivo tiro della corda.
Eminenze ed eccellenze non si accorgevano delle chiese sempre meno frequentate, non si accorgono che i fedeli vogliono le chiese aperte perché “non di solo pane vive l’uomo”.
Arnaud Daniels
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