Assalto al Primitivo, i siciliani scippatori e contraffattori
Una delle maggiori preoccupazioni delle quali si sono interessati a Bruxelles è stata quella che una parte dei finanziamenti andasse a finire nelle mani della criminalità organizzata, nella fattispecie mafia, camorra e ‘ndrangheta.
Oramai se ne sono accorti ovunque che la delinquenza investe in attività pulite di facciata. Sono decine i ristoranti finiti nelle mani di camorristi, mafiosi e ndranghetisti.
Non appena un mafioso annusa odore di quattrini facili vuole metterci il naso e le mani.
Negli ultimi lustri il vino italiano è divenuto una miniera d’oro, i nostri vignaioli sono stati talmente bravi da superare in qualità e quantità i vignerons d’Oltralpe che vantano decenni di esperienze e qualità.
Di recente è venuto prepotentemente alla ribalta un vitigno che ha conquistato consistenti fasce di mercato nazionale ma soprattutto estero. Il Primitivo ha scalato posizioni su posizioni ed oggi è richiesto da chef ed enoteche dell’intero pianeta.
I produttori pugliesi sono stati coraggiosi, si sono sacrificati ed hanno investito. Hanno creduto nel vitigno, hanno migliorato la filiera produttiva e oggi raccolgono il frutto degli investimenti.
Uno dei maggiori pericoli per i prodotti agroalimentari del Made in Italy sono le contraffazioni che si registrano in giro per il globo, contraffazioni che avvengono anche all’interno del nostro Paese.
Queste sono ancora peggiori di quelle straniere.
L’ultima vittima designata è il Primitivo che sta subendo attacchi continui da produttori e pseudo produttori siciliani con l’avallo della Regione Sicilia che ha autorizzato la coltivazione del Primitivo sull’intera area regionale. Come se la Regione Puglia emettesse un provvedimento per la coltivazione del Nero d’Avola qualora questo vino raggiunga i vertici della notorietà.
Di seguito il testo del decreto emesso a Palazzo d’Orleans e firmato dal dirigente generale dell’Assessorato all’Agricoltura:
“In data 9 agosto 2019 con DDG n. 1733 l’Assessorato dell’Agricoltura ha decretato un provvedimento degno dei migliori contraffattori nel quale si legge “È autorizzata nel territorio regionale la coltivazione delle seguenti varietà di vite: Merlese N., Marselan N., Primitivo N., Inzolia N., Lucignola N, Orisi N., Recunu B., Usirioto N., Vitrarolo N. Il presente decreto entrerà in vigore dalla data di pubblicazione per esteso sul sito web istituzionale dell’Assessorato Reg.le Agricoltura. F.to il dirigente generale Dario Caltabellotta”.
Bene hanno fatto le numerose associazioni e consorzi pugliesi e denunciare la scorrettezza sicula, bene farebbero il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova tra l’altro originaria della zona produttiva del Primitivo, Ceglie Messapica, ed il premier Giuseppe Conte, pugliese anche lui, ad intervenire per arginare questa iniziativa arrogante e al limite della legalità.
Di seguito i vari comunicati emessi in queste ore e firmato da: Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria doc e docg; Consorzio del Salice Salentino doc; Consorzio del Primitivo di Gioia del Colle doc; Consorzio di Brindisi e Squinzano doc; Consorzio dei vini doc e docg Castel del Monte; Associazione Nazionale Le Donne del Vino delegazione Puglia; Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia; Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria; Cia- Agricoltori Italiani Puglia e Confagricoltura Puglia.
“La decisione della Giunta Regionale della Regione Sicilia (DGG 1733 del 09/08/2019) con la quale si autorizza la coltivazione della varietà Primitivo sull’intero territorio regionale crea un pericoloso precedente amministrativo.
Per noi questo provvedimento è inammissibile. Tale decisione offende la nostra storia. Il primitivo è un vitigno pugliese, espressione coerente del nostro territorio e delle nostre tradizioni vitivinicole. Inoltre, la sua affermazione commerciale che lo pone come prodotto traino dell’economia vinicola, agroalimentare e enoturistica regionale, è il risultato di decenni di sforzi e investimenti, sacrifici dei viticoltori. E non possiamo tollerare che tale patrimonio sia sottratto.
Un messaggio chiaro che deve anche essere recepito non solo da tutta la filiera ma anche dai tanti consumatori”.
Un segnale chiaro e preciso: l’autorizzazione all’impianto e alla produzione di primitivo in Sicilia è da considerarsi un abuso.
Bruno Galante
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