Alberto Sordi e l’Italia di c’era una volta
Esattamente cento anni fa nasceva Alberto Sordi.
Quando l’insegnante di dizione lo riprese dicendo che si diceva guerra e non “guera” e lui rispose “se dico guera con due r me strozzo”, fu cacciato dal corso di recitazione a cui si iscrisse; ma in un’Italia appena uscita dalla seconda guerra mondiale e con la voglia di vivere, la sua ironia era ciò che serviva alla gente che desiderava lasciarsi un brutto passato alle spalle e sorridere.
Sordi ha raccontato l’Italia e gli italiani come nessun altro, dagli inizi con Federico Fellini e Vittorio De Sica alla maturità in cui preferì rivestire il ruolo di regista di sé stesso.
Da Hollywood Robert De Niro confessò che si ispirò a lui per una parte da recitare, Martin Scorsese ritenne Sordi fondamentale nella sua formazione ed altri oltreoceano ne riconobbero il grande valore.
Albertone ha raccontato vizi e virtù di ognuno di noi, ha raccontato il Paese del boom e del dopo boom, ha raccontato la vita per ciò che è senza girarci troppo intorno con quell’ironia velata di malinconia che l’ha reso unico.
Non si era mai sposato, “perché ho sposato il mio pubblico”, diceva. Nonostante le malelingue è stato un grande benefattore ma in silenzio.
Il 15 giugno del 2000 fu per un giorno sindaco di Roma, la città che incarnava, che ha raccontato nella sua poetica, che ha amato quanto il cinema.
Ricordare Alberto Sordi e i suoi film, nel suo centenario come in ogni altro giorno, è importante per capire – senza moralismi – chi siamo stati e chi siamo noi italiani: capaci di stare al mondo sempre e comunque nonostante tutto.
Claudia Treves
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