Rischiano di chiudere il 65% di alberghi e ristoranti
Il turismo è il settore più colpito dalla pandemia: il 65% degli hotel e dei ristoranti rischia di chiudere entro l’anno, con un possibile impatto occupazionale di circa 1 milione di posti di lavoro. Il pieno recupero dei volumi del 2019 è atteso non prima del 2022-2023.
“La situazione è grave ma sono convinto che la ripresa ci sarà già nel 2021, anche se non ci permetterà di recuperare le perdite di quest’anno. Finora ha aperto il 60% degli alberghi, un ulteriore 20% nelle città d’arte aprirà a settembre, il 20% non riaprirà”, spiega Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, mentre Beniamino Maltese, vice presidente e cfo del Gruppo Costa, rivolge un appello al governo perché si facciano ripartire le crociere. “L’Italia – ricorda – detiene il primato in Europa nel settore ed è il paese che trae i maggiori benefici dalle navi da crociera e dalle attività economiche collegate, come la cantieristica”.
“Quello che serve al turismo serve all’industria italiana tutta per ripartire. È necessario sburocratizzare, ma bisogna anche intervenire sul fisco che è insopportabile e ci penalizza”, osserva Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria.
Concorda Giuseppe Burgio, presidente e ad di Alpitour, che chiede al pubblico “chiarezza, uniformità delle norme, altrimenti diventa difficile investire. In Italia sono aumentati i prezzi, dobbiamo alzare il livello di qualità e il pubblico può fare molto in questo senso”.
Con una critica: “Dedichiamo il 90% del tempo alle analisi, l’1% scarso alle proposte vere. Ed è urgente intervenire”.
Salvarico Malleone
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