Riparte il comparto del vino, Gianfranco Fino è ottimista
Bisogna andare oltre le cassandre, le civette ed i gufi. Dobbiamo rimetterci in carreggiata con la bisaccia dell’ottimismo e dell’entusiasmo per riprendere a marciare e superare i prossimi traguardi.
Una delle quattro A sulle quali poggia il Made in Italy è l’Agroalimentare (le altre sono Abbigliamento-moda, Arredo-design e Auto-motori).
In questo comparto un ruolo da protagonista lo recita la vigna, la cantina ed il vino.
Dalle forche caudine del vino ci siamo passati nel marzo del 1986 allorquando il metanolo procurò 23 vittime e centinaia di lesioni gravissime.
In tanti scrissero e commentarono che bisognava chiudere vigne e cantine, altri invece urlarono che bisognava cambiare rotta ed invertire tendenza.
A parere di costoro si doveva abbandonare la traiettoria della quantità e privilegiare esclusivamente la qualità, solo in questa maniera se ne poteva uscire e superare la burrasca.
Pochi impavidi, coraggiosi e lungimiranti rischiarono di azzerare il patrimonio generazionale.
Dobbiamo a loro il merito di aver saputo convincere decine di migliaia di agricoltori e vignaioli a produrre quel nettare che, oggi, tutto il mondo ci invidia.
Siamo stati talmente bravi, in pochissimi decenni, da superare i cugini d’oltralpe nella produzione e nella conquista di mercati.
Anche oggi siamo, forse sarebbe meglio annotare “ci hanno spinto”, nella polvere per via di una pandemia, la cui provenienza è poco chiara, e come altre volte ne usciremo con alcune ferite e con tanta rabbia di rivincita.
Nel primo semestre le vendite del vino italiano nel mondo sono calate del 4% dopo il record storico di 6,4 miliardi di export del 2019.
Nodi da sciogliere sono la Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la Cina che tra gennaio e maggio ha fatto registrare un -44% nel consumo di bottiglie italiane, vi è poi l’incognita del mercato Usa con la scure dei dazi che Trump potrebbe imporre sul mercato agroalimentare.
La sfida al recupero del terreno perduto è cominciata ed in Franciacorta, nel bresciano, sono stati tagliati i primi grappoli.
Uno dei vini che maggiormente si è posto all’attenzione nazionale ed estera negli ultimi anni senza dubbio è il Primitivo con oltre 11.000 ettari vitati.
Punta di diamante del Primitivo è l’azienda Gianfranco Fino Viticoltore che in pochissimi anni è riuscito a porsi all’attenzione internazionale per i traguardi raggiunti.
Ora che il suo ennesimo sogno si sta materializzando è lecito ipotizzare che il suo nettare valicherà ulteriori confini.
Dopo anni di tribolazioni e battaglie con la burocrazia nazionale il taglio del nastro alla cantina dovrebbe avvenire entro la fine dell’autunno.
Tre quarti della giornata la trascorre tra quei filari che riempiono il suo animus pugnandi e gratificano la sua professionalità.
“Come da nostra filosofia aziendale siamo alla ricerca del massimo qualitativo e trascuriamo del tutto il massimo quantitativo. Per poter esprimere un parere convincente bisognerà attendere un paio di settimane, al momento gli alberelli lasciano intravedere segnali positivi. Noi contadini (ama utilizzare tale sostantivo per classificarsi, ma è diplomato presso la Scuola Enologica di Locorotondo, possiede la Laurea in Scienze Agrarie ed ha collaborato a lungo con Luigi Veronelli, colui che lo ha invogliato a divenire vignaiolo) ci affidiamo alla bontà del Creatore, sappiamo bene che sono sufficienti alcune gocce d’acqua e qualche chicco di grandine per azzerare mesi di lavoro nei campi”.
Bisogna recuperare il tempo perduto e le mancate vendite.
“In questi giorni mi sono occupato anche di contabilità e amministrazione e purtroppo nel primo semestre abbiamo registrato una flessione del 23%. Di contro a luglio il nostro recupero è abbastanza incoraggiante e ci proietta su territorio positivo, occorre considerare che per i rossi i mesi estivi non invogliano al consumo, al contrario di quelli invernali e del periodo natalizio allorquando le vendite vanno a compensare i mancati introiti. Per noi un fattore negativo è stato lo smart working che ha trattenuto in casa milioni di lavoratori per cui sono saltate le pause pranzo ed il relativo consumo”.
In questi mesi di clausura è lievitato l’e-commerce.
“Per alcuni settori merceologici può divenire un’arma in più, per i prodotti di nicchia e per tutto ciò che concerne le Eccellenze del Made in Italy serve il contorno, l’atmosfera, il contatto umano. Un calice di nettare doc non è una maglietta bianca e anonima, è una sensazione da recepire, un aroma da captare, una scoperta da gustare. Necessita dialogare con il cristallo e con chi si trova accanto, per trasmettere l’adrenalina che pervade. Oltre al fatto che con tale commercializzazione l’Eccellenza subisce una svalutazione monetaria e un deprezzamento immediato, come se la 812 BTS Ferrari l’acquistassi su un catalogo o da una schermata video”.
Il sistema Horeca stenta a ripartire.
“Sono stati mesi difficili per alcune categorie ma principalmente per gli albergatori e la ristorazione, costretti a chiudere e a rispettare procedure dispendiose che non incentivano la ripartenza. Una cospicua percentuale di alberghi a quattro e cinque stelle e quei ristoranti ove la qualità è tenuta nella massima considerazione sono quasi in agonia ed in tempi brevi non si avvertono segnali incoraggianti da parte delle autorità governative centrali. Bisogna incentivare il turismo internazionale d’élite, quello che ammira e apprezza il Made in Italy”.
Altra ruota sgonfia è quella delle fiere e delle manifestazioni settoriali.
“Per noi è determinante partecipare a simili eventi specifici internazionali. Serve per consolidare la presenza e per allargare le conoscenze, purtroppo in questi mesi sono state azzerate tutte le iniziative e le programmazioni sono saltate. Qualcosa, pare, inizi a muoversi. La spada di Damocle è l’incognita del Covid-19 della seconda fase di ritorno, certo non si ripeteranno le scene devastanti di marzo ed aprile scorso ma qualora ciò accedesse potrebbe bloccare i tentativi di ripresa”.
Intanto la mente è impegnata nel seguire passo passo i lavori di rifinitura della nuova e splendente cantina che, non vi fosse stato l’obbligo di fermata Covid-19, in questi giorni sarebbe già stata aperta ai wine lovers e a quanti sono raffinati estimatori delle etichette di Gianfranco.
“Sono ottimista e recupereremo tutto ciò che si è disperso sinora”.
Su questo non vi sono dubbi, di tempeste e cataclismi ne abbiamo superato, supereremo anche questa.
bruno galante
Commenti
Riparte il comparto del vino, Gianfranco Fino è ottimista — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>