20 e 21 settembre si vota in 7 regioni, test per il Governo
Sette regioni, diciotto milioni di elettori, tante partite in gioco.
Il voto che si terrà il 20 e 21 settembre non servirà solo a rinnovare i consiglieri di Liguria, Toscana, Veneto, Campania, Puglia, Marche e Valle d’Aosta.
In ballo ci sono i destini di alcuni leader nazionali ma sopratutto per la verifica della tenuta del governo Conte,
In Liguria, e nelle Marche si metterà alla prova l’alleanza Pd-M5s, asse portante del governo.
In Toscana i sondaggi parlano di un vantaggio risicato per il candidato del centrosinistra e nel Pd i pochi oppositori interni potrebbero usare una eventuale sconfitta di Eugenio Giani per insidiare la segreteria di Nicola Zingaretti.
Se difficilmente la sua leadership sarà messa in discussione, alcuni malumori potrebbero emergere sulla linea politica di alleanza con il M5S.
Un altro leader si gioca molto in Toscana ed è Matteo Salvini, che ha fortemente voluto Susanna Ceccardi e che recupererebbe parecchi consensi in caso di una sua vittoria.
Nel Veneto Luca Zaia, che tutti già vedono confermato per la terza volta alla guida della regione, in caso di vittoria schiacciante potrebbe divenire trampolino di lancio come leader nazionale ed insidiare l’attuale segretario.
In Campania i dubbi di oggi sono numerosi per Vincenzo De Luca che sino a ieri sembrava pronto a fare il bis, gli ultimi sondaggi mostrano qualche affaticamento.
Un rallentamento che evidenzia pure Michele Emiliano in Puglia, i sondaggi mostrano un testa a testa con Raffaele Fitto.
Il candidato del centrodestra è espressione di Fdi e la sua vittoria segnerebbe di certo un buon punto per Giorgia Meloni.
In attesa del voto degli italiani molti azzardano pronostici e come sempre l’analisi più comune è che uno scarso risultato dei partiti di maggioranza potrebbe divenire un ostacolo a proseguire per l’esecutivo di Conte.
Una sconfitta in Toscana e Puglia darebbe un forte scossone al governo, e potrebbe far traballare il premier attuale.
Una lettura che, secondo altri, si scontra con il calendario: tre settimane dopo le elezioni regionali il governo deve presentare la manovra al Parlamento e il Recovery plan a Bruxelles e una crisi di governo non sarebbe di certo ben vista.
Una consapevolezza che non sfugge nemmeno alle opposizioni, tanto che Matteo Salvini si è detto certo che “non ci saranno ripercussioni sul livello nazionale” dal voto di veneti e toscani.
Va ricordato che alle elezioni regionali è stato affiancato anche il referendum costituzionale sul taglio al numero dei parlamentari: 51 milioni di elettori saranno chiamati a ratificare o bocciare la riforma varata poco meno di un anno fa.
Per questo tipo di consultazione non è necessario il quorum, e tutti scommettono su una vittoria del referendum caro al M5s, volano per una navigazione tranquilla d’autunno.
Salvarico Malleone
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