Un immigrato muore nel saltare la recinzione di Melilla
Un giovane è morto la mattina del 20 agosto a Melilla, in Spagna, nel tentativo di un salto collettivo sulla recinzione che separa la città autonoma dal Marocco.
Altri otto sono stati accuditi dal personale della Croce Rossa a causa di lividi e colpi durante l’ingresso.
Circa 30 persone sono riuscite a superare il perimetro di un gruppo di 300 persone, come confermato dalla delegazione del governo.
Tre ufficiali della Guardia Civil sono rimasti leggermente feriti: uno ha una spalla lussata, un altro, un trauma cranico e un terzo ha subito un calo di zuccheri.
Il salto è avvenuto intorno alle 6.30, quando di solito ci sono i relè delle forze a guardia della recinzione, sia del lato marocchino che spagnolo, e da un punto di fronte all’aeroporto di Melillense, dove l’orografia facilita l’ingresso a causa della bassa altezza della barriera di confine.
Si tratta di un’area in cui i lavori di ammodernamento e di rinforzo della recinzione non sono ancora iniziati.
Secondo i primi rapporti, il giovane deceduto è morto per cause naturali. I sanitari della Croce Rossa hanno cercato di rianimarlo, senza successo.
Nel 2018, due migranti sono morti in un salto collettivo, uno da parte spagnola e l’altro da quella marocchina.
Le forze marocchine erano riuscite a intercettare e respingere la maggior parte delle persone che avevano cercato di attraversare, come ha sottolineato la delegazione del governo.
Dal 2019, il Marocco ha rafforzato la sorveglianza intorno al perimetro, con più personale militare di stanza lungo la recinzione.
Ha anche effettuato misure di rinforzo, scavando fossati che circondano l’intero perimetro delimitato da un groviglio di concertine che rende l’approccio più difficile e pericoloso.
Questo è il secondo ingresso collettivo a Melilla finora quest’anno.
Nel mese di aprile, durante lo stato di allarme decretato dal Covid-19, ben 53 persone sono riuscite ad accedere nella città autonoma.
La situazione di confinamento e saturazione del Temporary Immigrant Stay Center (CETI) ha costretto le autorità locali a consentire uno spazio improvvisato per accoglierli.
In ragione dei continui sconfinamenti la Spagna costruirà il muro anti-migranti più alto al mondo per sigillare ulteriormente le sue due enclave in terra marocchina, Ceuta e Melilla, e annuncia l’intervento come un modello di etica.
“Abbiamo tolto il filo spinato in cima ai reticolati dopo che tante persone si sono ferite nel tentativo di scavalcare. L’opera è una nostra priorità”, si sono affrettati a giustificare il premier socialista Pedro Sanchez e il suo ministro dell’interno, Fernando Grande-Marlaska.
Pochi giorni fa sono partiti i lavori per sostituire le attuali barriere, volute e realizzate nel 2005 dall’allora primo ministro Zapatero e alte poco più di sei metri: una doppia fila di reticolato che corre lungo i confini territoriali tra Spagna e Marocco.
Entro pochi mesi saranno operative le barriere più alte mai realizzate, con lo scopo di bloccare il passaggio di migranti. L’intervento costerà oltre 17 milioni di euro, cifra più o meno equamente divisa tra le due città.
La Spagna avrà un muro, di acciaio e legno, alto 10 metri, quasi un metro in più rispetto all’opera voluta dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulla linea di confine col Messico, ferma a 9,1 metri.
Il progetto della nuova realizzazione presenta una novità proprio sulla cima.
Al posto del filo spinato i progettisti della ditta che realizzerà materialmente i lavori (un’azienda spagnola che ha già costruito una barriera anti-missili alta 30 metri nell’aeroporto israeliano di Eilat) verrà piazzato un cilindro di acciaio del diametro di oltre mezzo metro che renderà praticamente impossibile per i migranti trovare gli appigli necessari per passare dall’altra parte.
Il cilindro doveva essere mobile e quindi ancora più pericoloso, poi, alla fine, Madrid ha dato il via libera al blocco fisso.
Niente più filo spinato, ma l’insidia di una presa instabile col rischio di precipitare da un’altezza simile a quella di una palazzina di quasi tre piani.
La parte bassa della struttura sarà realizzata in legno d’acero, fino a 6 metri, la parte superiore invece in acciaio.
La nuova barriera percorrerà la linea di confine tra Marocco e Spagna per 8 chilometri a Ceuta e 12 a Melilla. Quello di Ceuta è l’intervento più complesso, reso difficoltoso dalla conformazione del territorio, con un’estremità sul mar Mediterraneo nei pressi del varco frontaliero di Tarajal II e l’altro capo ai piedi del monte della ‘Donna morta’, nella frazione di Benzù.
Le intenzioni del governo Sanchez sono quelle di fermare l’emorragia di ingressi illegali in Spagna che continuano a ripetersi con una certa frequenza.
Il governo vuole evitare fughe di massa come quella del luglio del 2018, quando oltre 600 migranti, in larga parte sub-sahariani ma con la presenza anche di algerini e marocchini, riuscirono a eludere i controlli valicando il doppio reticolo.
In quell’occasione si verificò una falla globale del sistema e proprio quell’episodio spinse le autorità spagnole a mettere in pratica i primi interventi di protezione.
Sempre più sofisticato l’impianto di vigilanza, con ben 66 telecamere lungo tutto il tratto frontaliero, di cui 14 a rilevazione termica, sensori di movimento, un’apparecchiatura per il riconoscimento facciale ai varchi di Tarajal II (Ceuta), Beni Enzar, Barrio Chino, Mariguari e Farhana (Melilla).
Dall’esodo dell’estate di due anni fa i tentativi si sono ripetuti, fino ai fatti più recenti, a cavallo tra il 2019 e il 2020.
Da rilevare quello del novembre scorso, quando un furgone con all’interno 52 migranti, tra cui 16 bambini, ha sfondato il varco di frontiera schiantandosi contro la recinzione e provocando diverse vittime.
Le misure adottate dal governo Sanchez hanno portato dei risultati, visto che l’anno scorso il numero dei migranti illegali entrati in Spagna è stato 24mila, il 41% in meno rispetto ai 65mila del 2018.
I lavori per il nuovo muro anti-migranti dovevano essere già nel vivo, ma l’emergenza coronavirus ha ritardato l’iter.
Piero Vernigo
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