Tra pochi giorni la giungla dei pagamenti con 270 scadenze
Tra i versamenti che sono stati prorogati in questi ultimi mesi a causa del Covid e gli adempimenti ordinari previsti dal calendario, da mercoledì prossimo fino a fine mese gli italiani dovranno districarsi tra una vera e propria giungla fiscale costituita da ben 270 scadenze.
Sia chiaro: non è che i contribuenti saranno chiamati a onorarle tutte, ma tra pagamenti, comunicazioni, adempimenti, ravvedimenti operosi, dichiarazioni ed istanze da presentare all’erario, saremo costretti a trascorrere giornate molto stressanti.
A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA.
A chiederci il conto ci penseranno, in particolar modo, l’Iva, i contributi previdenziali l’Ires, l’Irap e il saldo/acconto Irpef (queste ultime per coloro i quali hanno optato per la rateizzazione), etc.
La giornata più difficile sarà il prossimo 16 settembre quando il fisco ci chiederà 187 versamenti e la presentazione di 2 comunicazioni e di 3 adempimenti.
Da mercoledì prossimo scatterà una vera e propria maratona fiscale.
Per 15 giorni non avremo tregua e le imprese, in particolar modo quelle di piccola dimensione, saranno sottoposte ad un forte prelievo.
Il groviglio di scadenze tese dall’erario non ci lascerà scampo e in attesa della semplificazione fiscale e del tanto agognato taglio delle tasse, l’unica certezza su cui potremo contare è che ancora una volta dovremo mettere mano pesantemente al portafoglio.
La CGIA fa notare che la necessità di avere un sistema fiscale più semplice, meno esoso e più giusto è ormai avvertito da tutti. Soprattutto dai leader politici nazionali, anche se in questi ultimi 20 anni alle promesse non sono seguiti i fatti.
Solo con un drastico taglio delle tasse e una forte iniezione di liquidità si può aiutare concretamente il mondo delle micro e piccole imprese.
Altrimenti, si rischia una moria senza precedenti che desertificherà tantissime zone produttive e altrettanti centri storici sia di piccole che di grandi città, minando la coesione sociale che in questo Paese è il pilastro su cui si basa la nostra economia.
er evitare tutto questo, però, bisogna intervenire rapidamente.
Tanti artigiani e piccoli commercianti sono allo stremo e possono ancora risollevarsi se saremo in grado di dare a loro delle risposte in tempi ragionevolmente brevi.
Ovvero, consentendogli di pagare molte meno tasse, di avere una burocrazia meno oppressiva e di disporre di risorse finanziarie sufficienti per superare questa situazione di grave difficoltà.
Tra i 187 versamenti da onorare entro mercoledì prossimo (16 settembre), 13 sono quelli che sono stati sospesi in questi ultimi mesi a seguito della crisi sanitaria provocata dal Covid.
Si ricorda che con il decreto di agosto (in fase di conversione di legge) è prevista una ulteriore parziale proroga per queste 13 scadenze secondo le seguenti modalità:
a) il 50% del dovuto si può versare in un’unica soluzione entro il 16 settembre o in 4 rate mensili di pari importo (di cui la prima il 16 di settembre);
b) il restante 50% del dovuto si può rateizzare al massimo in 24 rate mensili di pari importo, con il versamento della prima rata a partire dal 16 gennaio 2021.
L’Ufficio studi della CGIA ha inoltre ricostruito la serie storica della pressione fiscale registrata in Italia.
Negli ultimi 40 anni quest’ultima è salita di 11 punti percentuali.
Se nel 1980 era al 31,4%, nel 2019 si è attestata al 42,4%.
In questo periodo la punta massima è stata raggiunta 2013, quando il prelievo ha raggiunto la soglia del 43,4%.
Livello raggiunto a seguito dell’inasprimento della tassazione imposto dal governo Monti che ha reintrodotto la tassa sulla prima casa, ha aumentato i contributi Inps sui lavoratori autonomi, ha inasprito il prelievo fiscale sugli immobili strumentali, ha ritoccato all’insù il bollo auto, etc.
Per l’anno in corso, fa sapere la CGIA, è estremamente difficile prevedere a quanto ammonterà la pressione fiscale.
Molto probabilmente è destinata ad aumentare, non tanto a causa di un incremento delle entrate tributarie, ma per la forte contrazione del Pil che, rispetto al 2019,dovrebbe ridursi del10 per cento.
Ricordiamo, infatti, che la pressione fiscale è il risultato del rapporto tra le entrate fiscali e il prodotto interno lordo.
A chiarire l’interrogativo ci penserà la Nota di Aggiornamento del DEF che sarà presentata alle Camere nelle prossime settimane.
Oltre alle tasse, conclude la CGIA, in Italia il problema è anche il peso dell’oppressione fiscale che ostacola l’attività quotidiana delle imprese: 270 scadenze in 15 giorni previste in questo mese sono decisamente troppe.
Al netto delle tariffe applicate dai commercialisti per la tenuta della contabilità aziendale, secondo una indagine realizzata periodicamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il costo della burocrazia fiscale in capo agli imprenditori (obblighi, dichiarativi, certificazione dei corrispettivi, tenuta dei registri, etc.), ammonta a circa 3 miliardi di euro all’anno.
Un costo che penalizza soprattutto i piccoli imprenditori che, a differenza delle medie e grandi aziende, non dispongono di strutture amministrative interne all’azienda in grado di occuparsi di questa situazione.
Niccolò Rejetti
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