Il Covid ha arricchito i ricchi e impoverito i poveri
Secondo uno studio appena diffuso da Ubs e PwC, infatti, i miliardari italiani sono diventati 40, registrando quattro new entries rispetto a luglio 2019, quando erano 36, di cui due terzi uomini.
Ma, soprattutto, se nel 2019 il totale della ricchezza dei “paperoni” era diminuito del 12%, a 125,6 miliardi di dollari americani, in poche settimane – tra aprile e luglio 2020 – i loro patrimoni hanno compiuto un balzo del 31%, a 165,0 miliardi di dollari.
Grazie soprattutto alla capacità di sfruttare le turbolenze dei mercati, come riferisce il Guardian.
Detto ciò, nonostante l’ingresso di quattro nuovi “colleghi”, su un orizzonte di cinque anni, il tasso di crescita dei miliardari italiani risulta negativo (nel 2015 erano 43).
Peraltro, alla fine di luglio 2020 i “self made man” rappresentavano il 49% del totale dei miliardari italiani, rispecchiando la vivacità di una classe imprenditoriale di impronta ‘familiare’.
A trainare la crescita dei miliardari italiani sono stati i settori Consumer&Retail, Industrial e Financial Services. Al contrario, a livello globale sono state le imprese innovative a sostenere la ricchezza dei paperoni e ad aumentare il loro numero, al punto che Ubs e PwC parlano di “grande polarizzazione” verso tre settori in particolare: tecnologico, healthcare e industriale.
A livello mondiale, tra febbraio e marzo scorsi, il totale del patrimonio dei miliardari è sceso di ben 564 miliardi e sono spariti dall’elenco in 43 (arrivando a 2.189).
Nonostante la pandemia, da un punto di vista della distribuzione si riconferma un trend ormai noto: è la Cina il paese con la maggior crescita della ricchezza dei miliardari con un +1.146% tra il 2009 e il 2020, a fronte del +170% degli Stati Uniti, il +175% della Germania e il +168% del Regno Unito. Fanno ancora meglio Francia (+439%), Hong Kong (+208%) e Canada (+238%).
Infine sempre lo studio nota come i miliardari siano sempre più filantropi: lo scoppio della pandemia ha infatti spinto 209 billionaires a impiegare 7.2 miliardi di dollari (tra marzo e giugno) per la lotta contro il coronavirus: 175 hanno donato 5,5 miliardi di dollari a fondazioni, ospedali o altre organizzazioni, 24 hanno convertito le loro attività alla produzione di dispositivi di protezione individuale o ventilatori polmonari investendo 1,4 miliardi e 10 hanno avviato specifiche iniziative come la realizzazione di impianti per la produzione di vaccini.
Una cifra che rappresenta solo gli impegni pubblici e nasconde donazioni assai più consistenti, fatte però in totale anonimato.
Lasciando da parte la pandemia e concentrandosi su un arco di tempo che parte dal 2018 e arriva a fine luglio 2020, a livello mondiale si registra un aumento dei patrimoni del 19,1%, nel quale spicca il balzo compiuto dai miliardari che operano nelle tecnologie (+43,5% a 1.800 miliardi di dollari) ma ancor più di quelli attivi nel settore sanitario (+50,3% a 659 miliardi), una crescita sostenuta dalle scoperta di nuovi farmaci e dalle innovazioni nella diagnostica e nella tecnologia medica, ma anche dalla richiesta di trattamenti e attrezzature contro il Covid-19.
Per la prima volta in oltre 20 anni, il numero delle persone estremamente povere – quelle che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno – è destinato ad aumentare quest’anno e il prossimo, con l’estrema povertà che colpirà fra il 9,1% a il 9,4% della popolazione globale nel 2020, in peggioramento rispetto al 9,2% del 2017.
Lo afferma la Banca Mondiale, sottolineando che se la pandemia non hanno sconvolto il mondo, il tasso di povertà era previsto scendere al 7,9% nel 2020. I nuovi poveri, otto su dieci, saranno concentrati nei paesi a medio reddito.
Secondo stime della stessa banca mondiale le persone spinte verso la povertà potrebbero raggiungere i 115 milioni.
Anselmo Faidit
Commenti
Il Covid ha arricchito i ricchi e impoverito i poveri — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>