Una vendemmia 2020 con una minor resa e più qualità
Luigi Bersano, responsabile commerciale del Gruppo Mondodelvino con siti produttivi in Piemonte, Romagna e Sicilia, conferma che “il mese di settembre fortunatamente caldo, asciutto e ventilato, ha causato una significativa riduzione della resa in mosto delle uve, ma ha avuto anche una azione benefica e ristoratrice che ci permetterà di avere una buona e diffusa qualità. Un’autentica piroetta che in Piemonte, ad esempio, ci ha visto passare da stime di crescita quantitativa e calo qualitativo all’esatto contrario”.
“La qualità sarà molto alta – gli fa eco Scipione Giuliani, responsabile Enologia e Acquisti del Gruppo – con gradi alcolici mediamente più elevati e vini di bella struttura. Una stagione che evidenzia come fare stime diventi sempre più difficile, in particolare per la disomogeneità creata dalle precipitazioni molto localizzate. Le zone più penalizzate sono quelle del Centro e del Sud, ma anche in Emilia-Romagna si registrano cali importanti. In Sicilia nel Trapanese ci attendiamo un calo di circa il 30%, ingenerato anche dalla vendemmia verde parziale, che ha innescato una sostanziale riduzione delle attività colturali in vigneto”.
Il calo ulteriore delle rese e l’aumento della qualità, specifica infine Bersano, “ci consentirà di andare sul mercato con meno preoccupazioni. Date queste condizioni anche l’andamento dei prezzi sarà prevedibilmente stabile rispetto al 2019: è stata dunque frenata la slavina che tra fine giugno e inizio luglio, a causa anche delle forti incertezze generate dall’emergenza Covid, sembrava dover stravolgere il mercato con offerte a prezzi preoccupanti da parte della Gdo”.
Proprio dai prezzi vogliamo partire con Domenico Zonin, presidente di Zonin1821, al quale chiediamo quale sia la situazione nelle zone di interesse del Gruppo: “In realtà c’è da dire che gli scenari catastrofici della scorsa primavera non si stanno avverando, anche perché in estate il vino si è venduto e la crescita della Gdo è riuscita a compensare in parte il calo dell’Horeca. Poi ovviamente molto dipende dalla denominazione, ad esempio il Prosecco sembrava dovesse perdere il 10% mentre in questo momento è in calo solo dell’1%, il Pinot grigio ad oggi sta tenendo addirittura meglio dello scorso anno”.
Per quanto riguarda la quantità si conferma il trend generale: “Sarà di certo una vendemmia meno importante dal punto di vista quantitativo di quello che ci si aspettava. A giugno c’erano giuste preoccupazioni per la mancanza di spazi per il nuovo vino, tuttavia durante l’estate le cantine si sono comunque svuotate più del previsto mentre l’uva in arrivo pesa e rende meno di quanto ci si aspettasse. Si sapeva che per alcune varietà l’annata sarebbe stata scarsa, di Pinot grigio ce n’era proprio meno sulla pianta, ma per altre la riduzione è nel peso specifico, ovvero nel mosto contenuto nelle uve”.
Un clima di fiducia, tutto sommato, quello tracciato da Domenico Zonin, che certo non dimentica come l’emergenza sanitaria abbia cambiato anche le aspettative del mercato, “c’è molta prudenza da parte di chi compra vista la difficoltà di fare previsioni”, concludendo tuttavia con uno sguardo d’insieme e invitando a fare un esame complessivo delle vendite sul lungo periodo piuttosto che sul singolo momento.
Corrado Casoli, presidente Gruppo Italiano Vini, entra nello specifico dei vari territori e delle problematiche vissute in vigna. “In alcuni territori,
come in Toscana o in parte del Veneto, la diminuzione delle quantità è riconducibile anche ad alcuni freddi dello scorso marzo – spiega Casoli – che hanno intaccato le gemme facendo produrre qualche grappolo in meno, a sua volta arrivato in cantina più asciutto del previsto a causa di un’estate siccitosa”.
In generale comunque previsioni rispettate o, al più, con qualche ribasso: “Credo che alla fine in Toscana avremo un po’ meno prodotto del previsto, diciamo -20% rispetto a un’attesa di -15%, stesso andamento anche in Sicilia, almeno nella nostra area di produzione (zona Alcamo), mentre nel resto del Paese possiamo confermare la lievissima flessione delle stime di inizio campagna. In Umbria e Lazio crediamo di chiudere con un calo del 5%, da differenziare invece il discorso per il Veneto, con una diminuzione certa nel Trevigiano e una piccola crescita del Veronese, ma nel complesso una produzione stabile rispetto al 2019”.
Sul tema del valore e dei prezzi Casoli è piuttosto tranquillo: “La vendemmia sarà forse più scarsa del previsto, questo in un contesto nel quale i mercati non segnalano comunque una problematica di eccedenze produttive, non siamo arrivati in vendemmia con i mercati che stavano perdendo valore per problemi di invenduto. Anzi per alcune denominazioni, Prosecco e Pinot grigio su tutte, le quotazioni sono in aumento”.
“A livello nazionale siamo di fronte a una vendemmia diciamo normale, per quanto si collochi a livello di quantitativi sulla fascia bassa della media degli ultimi anni. Una stagione simile alla 2019, con un calo prevedibile ma non ancora del tutto calcolabile”.
Questo il pensiero di Marco Nannetti, presidente Gruppo Cevico, in merito alle attese sulla produzione dall’osservatorio privilegiato di un gruppo con rapporti diffusi su tutto il territorio nazionale.
“Se per i quantitativi generali, più o meno, ci avviciniamo a confermare i dati delle previsioni di inizio vendemmia, – ha detto ancora Nannetti – il problema si pone quando andiamo nello specifico dei singoli territori. Registriamo infatti produzioni buone o anche in crescita in alcune zone del Veneto e nella Puglia del nord, ma già andando nella Puglia del sud o in Sicilia dobbiamo mettere in conto cali significativi. Per la qualità, invece, siamo davvero soddisfatti e il fatto che si stia ancora raccogliendo praticamente ovunque è il segnale che le uve sono buone e sane, da questo punto di vista la 2020 sarà un’annata interessante”.
A Nannetti chiediamo anche un commento sui valori di questa vendemmia: “Le incertezze legate all’emergenza sanitaria stanno generando, per i vini generici, un leggerissimo calo sui valori dello stesso periodo del 2019, ma lo definirei un assestamento. Uno scostamento non significativo, che non riguarda il rapporto tra stock disponibili e domanda di mercato, ma solo – conclude Nannetti – la mancanza di programmazione a lungo termine che rallenta tutti i settori, compreso quello del vino”.
Il gruppo Bertani Domains è attivo in quattro regioni, tutte con il segno meno per le rese 2020, come ci spiega l’amministratore delegato Ettore Nicoletto: “In Valpolicella, nostra terra di origine, gli eventi atmosferici di fine estate hanno creato seri danni alla produzione, potenzialmente avremo un calo di circa il 7 o 8%. L’altra area di grande importanza per il gruppo è Montalcino, che come tutta la Toscana sconterà a livello quantitativo la penuria di precipitazioni. Qui parliamo di un calo del 15%, situazione simile a Montepulciano mentre per il Chianti Classico prevediamo addirittura un -30%, proprio in virtù di una diminuzione del peso specifico del grappolo. Per fortuna la situazione qualitativa in Toscana vira verso un’annata più che dignitosa, anche per scelte tecniche come l’anticipo della raccolta nella zona del Nobile, di cui siamo molto soddisfatti. Passando alle Marche scende anche la produzione di Verdicchio, probabilmente -8%, cosa che tuttavia non ci preoccupa, anzi”.
Il problema infatti, anche a fronte di buone qualità, sembra essere quello di alcune denominazioni non in equilibrio tra produzione e domanda di mercato.
Un tema che in futuro non dovrebbe riguardare il Lugana, come spiega ancora Nicoletto che è anche presidente del Consorzio tutela Lugana Doc: “Nel 2019 avevamo già attivato un controllo della produzione e uno stoccaggio del 10%, questo ci ha permesso di affrontare meglio una vendemmia 2020 ancora da quantificare esattamente. Il calo ci sarà, ma dopo il lockdown gli imbottigliamenti sono ripresi a ritmi importanti, con una conseguente risalita dei prezzi delle uve e del vino sfuso”.
Sui valori di mercato, tornando alla situazione generale, Nicoletto
conferma come ci sia in alcune zone e per alcune denominazioni un evidente squilibrio tra offerta e domanda non causato dal Covid ma da scelte precedenti, “questo significa che nonostante le misure di crisi messe in campo, il problema per alcuni si riproporrà” ha concluso l’ad di Bertani Domains.
Giordano Zinzani è da luglio a capo dell’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna, ma collabora ancora con Caviro (di cui è stato direttore Enologi e
Soci), la cantina cooperativa più grande d’Italia. La richiesta di un commento sulla vendemmia quindi non può che partire dalla regione di cui è primo rappresentante: “A livello quantitativo distinguerei tra i dati dell’Emilia, con un +5-6%, e la Romagna, con un incremento previsto del 10-12%, sempre ovviamente rispetto al 2019, che qui è stata una vendemmia piuttosto scarsa. In pratica andiamo a posizionarci proprio sulla media degli ultimi cinque anni. Altre zone dell’Italia, come ad esempio Toscana e Sicilia, sembrano in forte difficoltà mentre ad esempio in Abruzzo i bianchi sono cresciuti e per il Montepulciano è ancora presto per parlare perché siamo agli inizi della raccolta. Come sempre i dati in Italia sono molto variegati, a grandi linee potrei dire che i quantitativi saranno probabilmente inferiori rispetto a quello che si era stimato”.
Sulla qualità il discorso non cambia, sebbene il quadro complessivo sia molto confortante. Il discorso sui prezzi invece è più chiaro pensando che “il presunto problema dello spazio di cantinamento che ci si poneva a inizio estate – precisa Zinzani – non si è poi concretizzato, anche in virtù di una vendemmia più scarsa del previsto. Ci sono in effetti preoccupazioni per alcuni vini, soprattutto da invecchiamento, che hanno giacenze importanti ma la situazione non è così grave, a meno di un nuovo stop dell’export. Importante anche la definizione della Brexit, uno sbocco importante per molte aziende italiane”.
Arnaud Daniels
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