Il linguaggio della cucina in continua evoluzione
La cucina è un linguaggio con le sue parole che si modifica ed evolve con un ritmo molto maggiore di quello dei tempi passati.
Indubbio è che prima nasce un cibo o una sua preparazione che poi riceve un nome nuovo, come è il caso del carpaccio inventato da Giuseppe Cipriani, o una variante di un nome precedente, ma più spesso l’origine del nome anche di successo rimane oscura e indeterminata, come è il caso di apericena e di mocktail, denominazioni di una tavola che sta cambiando.
Secondo l’Accademia della Crusca la parola apericena inizia a circolare nel 2007.
Come è facile costatare apericena è una “parola macedonia”, denominazione che Bruno Migliorini usa per parole nuove ottenute da sillabe di due o più termini e in questo caso dall’unione della parte iniziale di aperi(tivo) con una parola cena. Apericena indica un aperitivo effettuato come sostituto della cena o prima di essa, consistente nell’assunzione di stuzzichini salati o dolci o assaggi di piatti e pietanze che si consumano nella modalità del buffet in ristoranti o locali notturni nell’orario serale.
Questa usanza nasce nell’Italia nordoccidentale alla fine degli anni novanta soprattutto tra i giovani per poi diffondersi in tutta la penisola, principalmente nelle città, diventando un’usanza e un fenomeno sociale e di costume estremamente diffuso nella seconda metà degli anni 2010.
Per la Treccani apericena è sia maschile che femminile e nonostante, o proprio per il suo successo, la parola apericena suscita non ancora smorzate polemiche e anche feroci giudizi (tic lessicale, parola mefitica, termine orrendo) giungendo a meritare l’inserimento nelle liste nere delle parole da abolire e nel Movimento di resistenza contro gli apericena ed altre espressioni odiose.
Ma gli apericena continuano a diffondersi superando anche le restrizioni della pandemia e la parola che li definisce continua imperterrita la sua strada, divenendo il luogo di nascita di una nuova parola che inizia ora a diffondersi, il mocktail.
Nell’apericena accanto ai vini, tra i quali un anonimo e a volte famigerato “prosecchino”, si bevono cocktail, composti di superalcolici di vario tipo, e anche questa è una “parola macedonia” che sembra essere costituita da cock (gallo) e tail (coda) per le diverse colorazioni delle piume della coda dei galli combattenti e che il fascismo non riesce a sostituire con polibibita un’altra “parola macedonia”.
Le parole macedonia sembrano trovare un terreno fertile nell’apericena, dove nasce il mocktail ossia un cocktail finto o ingannevole (mock) indicando una bevanda che per estetica e gusto sembra alcolica, ma può essere bevuta da astemi o da chi non vuole assumere alcole. Se la parola mocktail è recente, il cocktail analcolico non lo è e da tempo sono indicati aggiungendo la parola virgin davanti al loro nome e per esempio la Piña Colada costituita da cocco, ananas e rum bianco diviene Virgin Piña Colada se non include il rum. Tra i primi drink analcolici della storia c’è lo Shirley Temple inventato all’hotel Royal Hawaien di Waikiki in onore della bambina prodigio Shirley Temple (1928 – 2014), stellina del cinema americano degli anni Trenta, e costituito da granatina, ginger ale, ghiaccio e ciliegia al maraschino. La moda di creare mocktail nasce a Manhattan diversi anni fa, per poi arrivare a Londra ed in Italia in tempi più recenti.
Odiernamente tra le personalità che mostrano di apprezzare i mocktail ci sono la Principessa Kate Middleton, Jennifer Aniston, Jennifer Lopez, Eva Longoria e i componenti del gruppo musicale Guns N’ Roses. La diffusione dei mocktail deriva anche dalle regolamentazioni emanate dai governi di tutto il mondo sul consumo di cocktail alcolici determinando l’età minima in cui un individuo può consumarli mentre non vi è alcun limite di età per bere mocktail.
Per chi sceglie di non assumere alcol per ragioni religiose, etiche, salutistiche o per norme di legge o per guidare l’automobile senza alcun rischio i mocktail sono l’alternativa ricercata e raffinata nei momenti conviviali degli happy hour dell’apericena.
Molti e in continuo aumento e evoluzione sono i mocktail ottenute sostituendo la parte alcolica dei cocktail con ginger ale, limonate o semplicemente acqua frizzante o acqua di cocco, sapientemente utilizzando estratti, succhi, tinture e bitter fatti in casa con distillati di pregio.
Non mancano anche mocktail che cercano di vantare attività salutari di tipo detox, energizzanti o dimagranti e nei quali la frutta è protagonista con al primo posto gli agrumi, ananas, mirtilli e melograno, mentre tra le verdure e le erbe vi sono sedano, carote, menta e basilico e tra le spezie i semi di chia (Salvia hispanica), curcuma e zenzero.
Giovanni Ballarini Presidente Accademia Italiana della Cucina
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