Francesco Zampini, quando la chitarra è arte e passione
La strada più semplice da seguire è quella già tracciata e percorsa, ciò avviene nella stragrande maggioranza dei casi, a volte tale filosofia si tramanda da diverse generazioni.
Avvocato il bisnonno, poi il nonno quindi il padre e di conseguenza il figliolo.
Si parte in discesa e si giunge con maggiore facilità al traguardo e al successo.
Ad ogni regola corrisponde un’eccezione. Francesco Zampini è un’eccezione.
Nasce a Roma e risiede a Prato e nella città tessile avverte un’attrazione per la chimica ed i testi di fisica, di conseguenza si iscrive all’Istituto Tecnico Statale Tullio Buzzi conseguito il diploma si accorge che in famiglia vi è qualcuno che è salito alla ribalta nazionale ed internazionale estrapolando note e brividi da un flauto che tra le sue dita diventa magico.
Il padre Paolo è il direttore del prestigioso Conservatorio di Musica Luigi Cherubini di Firenze, ha suonato con i maggiori artisti nazionali ed era il flauto preferito dell’Oscar Ennio Morricone, si è esibito sui maggiori palcoscenici del pianeta ed il giorno in cui Francesco gli confida di voler spolverare quella chitarra che aveva riposto nell’armadio avrebbe voluto toccare il soffitto dai salti di gioia.
E così nel 2012, quasi ventenne, si iscrive al Cherubini e studia con Fiorentino, Sferra e Pareti.
A luglio 2015 si laurea “cum laude” ed ottiene il placet per frequentare un corso di Master presso il Conservatorio Reale dell’Aia, il Koninklijk Conservatorium.
In Olanda incontra e conosce personaggi di spessore planetario del calibro di Peter Bernstein, Lage Lund, Jonathan Kreisberg, Jeff Ballard.
Rientra dal Paese dei Tulipani con l’intento di recuperare il tempo perduto e così partecipa ai principali concorsi nazionali ed esteri ed è un continuo salire sul podio.
Il 2 e 3 dicembre 2019 a Washington entra nell’élite mondiale dei chitarristi ed è l’unico italiano a far parte dei semifinalisti del rinomato International Guitar Competition, concorso che organizza l’Herbie Hancock Institute of Jazz.
Tra una trasferta e l’altra, sempre nel 19, entra in sala incisione e pubblica “Early Perspectives” con il Francesco Zampini Trio, (Raffaello Pareti al contrabbasso e Walter Paoli alla batteria ) e ad inizio ottobre scorso esce il suo secondo album da solista “Unknown Path”, il Francesco Zampini Quintet si avvale di musicisti internazionali di altissimo livello quali il trombettista russo di New York Alex Sipiagin, il pianista spagnolo Xavier Torres, il contrabbassista maremmano appena ventenne Michelangelo Scandroglio ed il batterista fiorentino Bernardo Guerra.
Una delle peculiarità dei jazzisti è l’ammirevole capacità dell’improvvisazione, lo spartito lo utilizzano il più delle volte per ottenere l’effetto scenografico del diligente musicista.
Raramente si incontra un self made man o un autodidatta, ragazzi, e pochissime ragazze, che salgono sul palcoscenico dopo lustri di studi e di solfeggi.
Seppure i jazzisti italiani siedano in prima fila nel panorama europeo e mondiale, le loro performance sono pressoché ignorate dalla grande stampa e dal piccolo schermo.
“Qualche colpa è nostra poiché abbiamo dato la non dovuta importanza alla comunicazione, alle pubbliche relazioni e ai rapporti con i media e purtroppo occupiamo pochi spazi sulla carta stampata e ancor meno in televisione. È una lacuna che bisogna colmare se si vuole entrare nelle case della gente comune”.
Il jazz è una sorta di nicchia nella quale non tutti accedono.
“Fatta eccezione per pochissimi, si possono contare sul palmo di una mano, tutto il resto si barcamena nell’anonimato generale. Ragazzi bravissimi e dotati di una raffinata tecnica sono conosciuti sono dagli appassionati che ci seguono quando possono”.
In Italia ci sono diversi festival ed iniziative ma gran parte di questi sono pressoché sconosciuti o vi è una ristretta conoscenza territoriale.
“Bisognerebbe investire maggiori risorse nella divulgazione, nella pubblicità e nelle pubbliche relazioni. Si dovrebbero coinvolgere sponsor nazionali”.
Il livello professionale dei musicisti è cresciuto parecchio.
“Oggi si studia molto di più e si immagazzina parecchia più esperienza del passato, abbiamo una folta schiera di giovani musicisti abbastanza noti all’estero con grande voglia di apprendere e migliorarsi. Il livello medio è cresciuto in maniera ragguardevole. Inoltre tantissimi ragazzi maturano esperienze all’estero e ciò li aiuta tantissimo nello sviluppo artistico”.
Francesco Zampini è riuscito a costruirsi uno spazio tutto suo e con questa seconda produzione musicale ha valicato i confini nazionali.
“Alex Sipiagin è un artista di notevole spessore internazionale come pure lo spagnolo Xavier Torres, Bernardo Guerra ha collaborato con musicisti famosi mentre Michelangelo Scandroglio è una dei più interessanti giovani delle ultime generazioni. Ho sempre cercato di suonare con musicisti bravi dai quali poter apprendere sempre qualcosa e nella mia ultima produzione mi sono ripromesso di trasmettere qualcosa di importante e di interessante”.
E Alex Sipiagin conversando con amici ha sostenuto che “stare sul palco con Francesco si gode della libertà necessaria per improvvisare”.
Un elogio esternato da un collega vale quantomeno il doppio.
bruno galante
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