Kastellorizo frontiera greca e dell’Ue insidiata da Erdogan
In Italia, e in gran parte del resto del mondo, è diventata celebre soprattutto per essere stata la location di Mediterraneo, la pellicola che nel 1991 valse un Oscar a Gabriele Salvatores.
Ma oggi, l’isola di Kastellorizo è al centro di una disputa geopolitica divenuta l’emblema della rivalità secolare tra Grecia e Turchia, nonché della politica espansionistica che il governo turco ha adottato sotto la guida di Recep Tayyp Erdogan.
La nave passeggeri che parte dal Pireo, il porto di Atene, impiega 22 ore per raggiungerla: lungo il tragitto tocca alcune delle maggiori isole del Dodecaneso, l’arcipelago greco che si affaccia sulla Turchia.
Grande poco più di nove chilometri quadrati, Kastellorizo (o Megisti, come veniva chiamata anticamente) è la più orientale tra le isole greche abitate: dista da Rodi 72 miglia nautiche, ovvero circa tre ore di nave, mentre soltanto due chilometri la separano dal paese di Kas, sulla costa turca.
Con il riacuirsi delle tensioni tra Atene ed Ankara per il controllo delle acque territoriali, Kastellorizo è il simbolo di questo conflitto, contro la volontà degli stessi abitanti, che con Kas sono in ottimi rapporti.
E in effetti, a pesare sulla vita di Kastellorizo, in questi mesi, è stato soprattutto l’isolamento – imposto dal covid – dal vicino turco, su cui l’economia dell’isola faceva affidamento.
Proprio per via della posizione strategica dell’isola, gli abitanti di Kastellorizo sono abituati alla presenza dell’esercito greco. In un luogo i cui i residenti d’inverno non superano i 200 e dove il sindaco è stato eletto con 194 voti (appena quindici in più del suo avversario), i soldati di stanza superano facilmente il numero degli isolani, e affollano i tavolini dei ristoranti e delle caffetterie del porto, l’unico centro abitato dell’isola.
I più giovani ad aggirarsi in divisa sono reclute del servizio militare, ancora obbligatorio in Grecia e dalla durata di nove mesi, mentre nel porto, tra i caicchi tirati a lucido e i gozzi dai nomi come “Capitano Stavros” e “Maria”, due cacciatorpediniere dell’esercito greco riposano, cullate dalle onde, una a fianco dell’altra.
Nel tragitto da Rodi a Kastellorizo può capitare di avvistare la luna e la stella dipinte sulla facciata della Oruc Reis, la nave di rilevazione sismica turca che da metà ottobre è tornata a muoversi nelle acque contese tra le Grecia e la Turchia preoccupando l’Europa.
La tensione è sicuramente alta, anche se l’ipotesi di un conflitto aperto è remota, il rischio di un incidente grave è dietro l’angolo.
Nonostante le tensioni tra Atene ed Ankara abbiano occupato le prime pagine dei giornali greci negli ultimi mesi, gli isolani sembrano temere più il covid19 e le sue conseguenze sull’economia locale, che le mire neo-ottomane di Erdogan.
Sul limitare del porto, un edificio colpisce l’attenzione con la sua ampia facciata elegante.
È l’hotel Megisti, dove il 23 aprile del 2010 l’allora primo ministro greco Giorgos Papandreou si rivolse alla nazione, annunciando la bancarotta del paese e l’entrata nel programma di salvataggio richiesto dall’Europa.
Quest’anno, in autunno, le finestre dell’albergo erano chiuse, in attesa di una stagione migliore che portasse l’edificio a riempirsi nuovamente di turisti.
Finché, con il nuovo confinamento nazionale, iniziato l’8 novembre, anche le altre attività del centro abitato hanno dovuto chiudere.
Motivo del conflitto tra la Grecia e la Turchia, entrambi membri della Nato, è il controllo delle acque del Mediterraneo orientale, dove Erdogan vuole portare avanti esplorazioni per scoprire giacimenti di gas.
A metà agosto il ministro turco per l’Energia, Fatih Donmez, aveva dichiarato: “la Turchia continuerà senza sosta le sue attività nel Mediterraneo e nel Mar Nero al fine di garantire la sua indipendenza energetica”.
Nell’agosto scorso le tensioni, che si trascinano da decenni, hanno raggiunto l’apice dopo che una fregata greca è entrata in collisione con una nave turca di scorta della Oruc Reis, a est di Rodi.
Nel mese precedente, F16 turchi erano sfrecciati più volte sopra il cielo di Kastellorizo.
Secondo diversi analisti le mosse della Turchia, più che a scoprire nuovi giacimenti di gas, sono orientate a fare pressione sulla Grecia per ridimensionare la sua zona economica esclusiva nelle acque che separano i due paesi.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), firmata da 167 Stati ma non dalla Turchia, stabilisce i limiti delle zone economiche esclusive sulla base della piattaforma continentale di un Paese, che si estende fino a 200 miglia nautiche dalla terraferma, comprendendo al suo interno le acque territoriali, lunghe invece 12 miglia.
La posizione della Grecia, riconosciuta dall’Unclos, è che ciascuna delle sue isole – dodici sono quelle nel Dodecaneso – ha diritto a una propria piattaforma continentale con diritti esclusivi di perforazione, mentre secondo la Turchia le isole greche hanno diritto soltanto alle 12 miglia delle acque territoriali.
Dal porto di Kastellorizo le case bianche di Kas, sulla costa turca, si possono quasi contare ad occhio nudo.
Prima della pandemia gli abitanti dell’isola greca erano soliti raggiungere la città non soltanto in gita, ma anche per fare spesa al mercato, considerato che, con il crollo della lira turca, gli affari erano diventati convenienti per chi poteva pagare in euro.
Nell’intervallo tra le due guerre mondiali l’isola greca, che nell’Ottocento era un ricco crocevia commerciale e ospitava ben 15mila persone, si spopolò.
In tantissimi emigrarono in Australia, dove ancora oggi c’è una grande comunità di discendenti di Kastellorizo.
Cento anni dopo lo svuotamento dell’isola, in tanti, discendenti australiani, sono tornati per ripopolare a modo loro Kastellorizo.
Molte delle villette pitturate di fresco che svettano sul porto appartengono ad australiani che sono tornati sull’isola per trasformare le vecchie case di famiglia in case vacanza.
Non preoccupa Erdogan. Al contrario impensierisce più l’Europa.
La Turchia ha chiarito bene la sua posizione, mentre l’Unione europea cosa pensa di fare?
Tra i paesi che più hanno espresso solidarietà alla Grecia, chiedendo alla Turchia di ritirare in porto la Oruc Reis, ci sono la Francia – che ha recentemente venduto ad Atene cacciabombardieri, fregate e missili – e la Germania.
L’UE ha rinviato a dicembre la possibilità di adottare nuove sanzioni contro Ankara.
L’11 novembre la Turchia ha fatto sapere che le esplorazioni della Oruc Reis continueranno almeno fino al 23 del mese.
Se non fosse per quest’isola le acque territoriali della Grecia si fermerebbero a Rodi.
Kastellorizo è considerata la frontiera della Grecia, ma l’Unione deve capire che non custodisce solo i confini greci, ma anche quelli europei.
Guglielmo d’Agulto
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