OP Jonica 800 ettari di frutta e verdura biologica
Gli scioperi selvaggi degli agricoltori jonici di fine 2004 crearono i presupposti per una riflessione concreta sulla situazione quasi tragica che aveva investito il settore in quel periodo.
Per sopravvivere bisognava intraprendere nuove vie e adottare nuove strategie.
Giovanni Ranaldo, di professione agronomo, comprende che i piccoli e medi agricoltori rischiano il collasso e riesce a convincere un nutrito gruppo di proprietari terrieri a convogliare le proprie risorse in una organizzazione capace di reggere le ondate della malasorte, della concorrenza e dei lacci della burocrazia della PA.
Ad aprile 2005 si costituisce OP, Organizzazione Produttori, Jonica sulle sponde del Bradano al confine tra le province di Taranto e Matera.
Una cinquantina di possidenti uniscono le forze e danno una notevole sterzata ad una mentalità che per decenni ha rallentato lo sviluppo di un territorio ameno e florido.
La seconda svolta avviene qualche anno dopo allorquando, con notevole anticipo e proficua lungimiranza, decide che l’OP Jonica deve immettersi nel solco del biologico.
La normativa ufficiale del bio viene introdotta in Europa e negli Stati Uniti negli anni Ottanta, e lentamente ma progressivamente consumatori e produttori ne scoprono i vantaggi dal punto di vista della salute e della economia.
Non tutti i soci della OP sono dello stesso parere ed una decina di essi scelgono altre vie.
Giovanni Ranaldo non si demoralizza e non muta il programma, la sua professionalità ed il suo intuito gli suggeriscono di proseguire.
“Per adottare talune scelte strategiche bisogna essere motivati e convinti e da parte mia non vi è mai stata alcuna opera di convinzione in una direzione o in un’altra. Oggi a distanza di lustri ci si accorge che tali opzioni sono state vincenti. I risultati sinora conseguiti ci premiano e ci pongono all’attenzione nazionale. Abbiamo 800 ettari a conduzione prettamente biologica certificata e produciamo una quarantina di referenze. Uno dei vantaggi del bio per l’agricoltore è il prezzo leggermente superiore del prodotto e la minore oscillazione della richiesta di mercato”.
Avete allargato gli orizzonti e con coraggio e intraprendenza vi siete proiettati maggiormente sui mercati esteri, siete divenuti assidui espositori di Biofach a Norimberga, una delle più importanti manifestazioni fieristiche del globo nel settore bio ortofrutticolo, ove ogni anno si registra la presenza di oltre 50.000 visitatori.
“Circa l’80 percento del nostro prodotto è destinato ai mercati esteri che per noi significa principalmente Germania ed in minima parte Svezia e Scandinavia. Intratteniamo da anni un ottimo rapporto con primarie catene di supermercati tedeschi con i quali esiste un’intesa consolidata e massima stima da entrambe le parti”.
Lo sguardo è maggiormente proiettato sul Vecchio Continente ma vi sono nuovi mercati emergenti quali Emirati Arabi, il Qatar, Arabia Saudita.
“Le nostre potenzialità attuali ci consentono di soddisfare solo le richieste europee, per cui siamo impossibilitati ad entrare su nuovi mercati, qualora un domani mutasse qualcosa noi siamo sempre vigili a comprendere cosa accade intorno a noi”.
L’alto versante occidentale jonico negli ultimi decenni ha rafforzato la presenza agroalimentare in Italia e all’estero.
“Intratteniamo ottimi rapporti con numerose aziende del metapontino e con alcune di esse stiamo elaborando una serie di progetti di notevole spessore che dovrebbero andare in porto in tempi relativamente brevi”.
La sitibonda Apulia dopo secoli di sofferenze ancora non ha scritto la parola fine alla sua tragedia.
“Vi è una carenza paurosa di acqua per irrigare e purtroppo l’acqua che molti terrieri utilizzano dai propri pozzi è ricca di sali, in Puglia vi è troppo poca acqua consortile e ciò penalizza terribilmente lo sviluppo della nostra agricoltura”.
Problema idrico che la Puglia soffriva già nel I secolo a. C. quando Orazio in una scherzosa poesia indirizzata al suo amico Mecenate descrive una “siticulosae Apuliae”, sono trascorsi due millenni ma la sete è rimasta identica.
bruno galante
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