Angelo Inglese: traiamo spunti dal Covid per ripartire
Il calo del mercato del lusso dovuto alla pandemia Covid per il 2020 dovrebbe attestarsi tra il -20 ed il -23%, una frenata senza precedenti che pone sull’orlo del baratro parecchie aziende.
Per il 2021 è attesa una crescita sostenuta prevista intorno al 14%, il ritorno graduale ai livelli pre-cresi dovrebbe avvenire a partire dal 2022.
Molto importante sarà la reazione che ciascun’azienda mostrerà dai prossimi mesi.
Determinante sarà l’atteggiamento della pubblica amministrazione con gli investimenti nella ricerca, nella formazione, nella digitalizzazione, nella sburocratizzazione.
La Sartoria G Inglese è una punta di diamante del brand Made in Italy presente nelle più importanti boutique delle capitali occidentali e orientali.
Come la quasi totalità delle maison ha dovuto effettuare una frenata che ha scombussolato progetti e programmi.
Angelo Inglese non si è perso d’animo, la sua reazione è stata immediata e vigorosa e prontamente si è rimboccato le maniche ed ha cercato soluzioni alternative ai canali ordinari del marketing e della commercializzazione.
Il guaio peggiore della brutta bestia pandemica è che ancora non si conosce scientificamente la modalità di contagio, inoltre è deprimente la leggerezza con la quale si è intervenuti nella prima fase ma soprattutto nella seconda, mentre qualcuno già fa cenno alla terza ondata.
“Uno dei problemi maggiori e determinanti è la mancanza di coordinazione di interventi a livello nazionale ed anche a livello internazionale per cui non esiste una strategia unica e mirata, ciò genera disagio, timori e incertezze. Nello stesso mondo accademico esistono valutazioni diverse e a volte contrapposte”.
La programmata manifestazione invernale di Pitti Uomo è in forte dubbio se debba tenersi a gennaio prossimo secondo le date programmate.
“Con l’ampliamento delle zone rosse regionali i dubbi sono lievitati ulteriormente e sono saltate numerose programmazioni. Non è stato emesso ancora un comunicato ufficiale in tal senso però siamo nella terza decade di novembre per cui i tempi sono strettissimi, per un’azienda partecipare a manifestazioni internazionali significa programmare tutto nei dettagli senza margini di errori”.
Il Covid sta modificando anche l’aspetto commerciale.
“L’obbligo di rimanere in casa e di svolgere diverse attività con il pc ha costretto tutti noi a rivedere l’organizzazione interna, quella di marketing e quella commerciale. Con il sistema classico si è sempre lavorato con i campionari, oggi tale metodo è impraticabile e ci siamo organizzati in maniera alternativacon il supporto informatico, noi entriamo virtualmente nelle dimore degli acquirenti e costoro entrano nelle nostre aziende. Il rapporto è parecchio differenze ma stiamo imparando a coccolare i buyer con nuove strategie”.
Tutto vero e magari tutto positivo, però manca il contatto ed il calore umano.
“Ovvio che è un espediente freddo, impersonale, però ciò moltiplica il desiderio e la voglia di rivedersi e di ritrovarsi visivamente. Comunque stiamo maturando esperienze alternative che potranno essere utilizzate in futuro in caso di emergenza o di necessità impellenti”.
Con la creazione dei grossi centri commerciali è avvenuto lentamente lo spopolamento dei centri storici e lo svuotamento dei piccoli borghi.
“In questo periodo sta avvenendo l’esatto contrario. Sempre più gente si riversa nei nostri borghi medievali che stavamo perdendo quasi definitivamente, lo stesso sta accadendo con molti negozi storici dei centri urbani. Abbiamo bisogno di instaurare rapporti personali tra il venditore e l’acquirente. Abbiamo necessità di recuperare i vecchi mestieri, le vecchie botteghe, il Made in Italy si è sviluppato e si è rafforzato sulle capacità e sulla creatività dei vecchi artigiani, una ricchezza che non possiamo perdere e dimenticare”.
Altro aspetto fondamentale è la pachidermica organizzazione della pubblica amministrazione che spesso e volentieri ostacola e rallenta lo sviluppo imprenditoriale.
“Il mio auspicio è che anche la PA sappia trarre spunti da questa crisi per ammodernarsi e snellirsi. La burocrazia italiana è un motivo frenante alla crescita aziendale ed un costo aggiuntivo che determina un vantaggio per la concorrenza, specie estera. Politici e funzionari pubblici devono comprendere che l’incremento di una società, di un’azienda, di un’impresa arreca benefici sia all’imprenditore e sia alla collettività. Se si parte da questo concetto allora possiamo essere ottimisti e sperare in una pronta ripresa del territorio e della nazione”.
Almeno per questa volta scordiamoci il passato e guardiamo al domani con maggiore fiducia.
bruno galante
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