Per la Giustizia tedesca Falcone e Borsellino = mafia
Quelli di Stern hanno preferito il silenzio, hanno girato la testa dall’altra parte e si sono preoccupati di altre faccende.
I signori del settimanale tedesco che non si lasciano sfuggire alcuna occasione per puntare il dito contro l’Italia, questa volta non hanno letto la sentenza del tribunale di Francoforte sul Meno che ha messo nello stesso piatto Borsellino, Falcone e la mafia.
Secondo questo giudice teutonico non vi è alcuna differenza tra i due giudici e coloro che li hanno ammazzati.
È successo che una pizzeria ha messo la celebre foto con Borsellino accanto a quella del ‘Padrino’.
Non sono noti alla gente comune, secondo il giudice, e il tema della lotta a Cosa nostra non è più molto sentito.
Sono passati quasi 30 anni dalla morte di Giovanni Falcone e il tema della lotta alla mafia non è più così sentito tra i cittadini. Inoltre, il giudice ha operato principalmente in Italia, e in Germania è noto solo a una cerchia ristretta di addetti ai lavori e non alla gente comune.
Con questa incredibile motivazione un tribunale tedesco ha respinto il ricorso della sorella del magistrato, Maria Falcone, contro un ristoratore di Francoforte sul Meno che ha scelto per la sua pizzeria il nome “Falcone e Borsellino”.
Ai due magistrati uccisi dalla mafia nel 1992 ha anche intitolato alcuni piatti del menu.
Sui muri del locale ha appeso la celebre foto di Tony Gentile che ritrae insieme i giudici e accanto ha messo l’immagine di don Vito Corleone interpretato da Marlon Brando nel celebre film Il Padrino.
Tutti intorno buchi a simboleggiare fori di proiettile. Bene e male insieme tra piatti di pasta, pizze e birra.
Una violazione della memoria dei due magistrati antimafia denunciata dalla sorella del giudice Giovanni Falcone che ha richiesto al Tribunale tedesco di inibire al proprietario del locale di utilizzare il nome Falcone nell’intestazione della pizzeria. Ricorso respinto.
A nulla sono valsi i documenti prodotti dalla Fondazione Falcone e dalla sorella del magistrato assassinato a riprova della fama internazionale e in particolare della notorietà in Germania del magistrato palermitano.
“È una sentenza che ci addolora molto. Proprio nel momento in cui il valore del lavoro e dell’eredità umana e professionale di Giovanni Falcone viene riconosciuto a livello mondiale, un magistrato di un paese che soffre sulla sua carne il pesante ingombro della presenza delle mafie scrive un verdetto simile”, dice Maria Falcone.
“Meno di due mesi fa – spiega – e cito solo l’ultimo di una lunga serie di episodi in tal senso, al termine della Conferenza delle Parti sulla Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale riunita a Vienna, è stata approvata all’unanimità da 190 Paesi una risoluzione che riconosce il contributo dato da Falcone alla lotta al crimine organizzato internazionale“.
Numerosi, inoltre, sono stati i riconoscimenti che alla figura di mio fratello sono stati tributati da istituzioni ed enti di un Paese come la Germania che, nel tempo, ha mostrato “grande sensibilità ai temi della mafia e della legalità“.
“Faremo ricorso in appello – conclude Maria Falcone – contro un provvedimento che riteniamo ingiusto anche alla luce del valore che assume in una città con una fortissima presenza di italiani che ben conoscono il significato della lotta alla mafia e il sacrificio di chi per la giustizia ha perso la vita”.
Niccolò Rejetti
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