Dallo scalo di Grottaglie decolla il turismo aerospaziale
Dopo oltre due anni di attesa è arrivato il via libera che ha ufficialmente trasformato l’aeroporto “Marcello Arlotta” di Taranto-Grottaglie nel primo spazioporto europeo.
L’Enac, Ente nazionale per l’aviazione civile, ha adottato il “Regolamento per la costruzione e l’esercizio degli spazioporti” che di fatto avvia il processo che a breve consentirà di usare lo scalo pugliese come base dalla quale far partire voli suborbitali.
Proprio come anticipato dal decreto n. 250 del 2019 del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
A inaugurare il servizio dovrebbe essere l’avveniristico “Space Ship Two”, il velivolo messo a punto dall’americana Virgin Galactic di Richard Branson che a luglio 2018 aveva stretto un accordo con Altec – azienda partecipata da Asi e Thales Alenia space – proprio con l’obiettivo di realizzare infrastrutture destinate al turismo spaziale nel nostro Paese.
Nel frattempo lo scalo di Grottaglie si prepara a scrivere il futuro dell’aviazione civile italiana cambiando pelle. I lavori sulla pista di rullaggio sono già cominciati.
Così come quelli sui piazzali di sosta e negli hangar.
Opere che, nel giro di un paio di anni, dovrebbero consentire il decollo di super aerei in grado di partire dalla Puglia per poi sorvolare la Terra a una distanza di circa 80mila metri.
Un sogno non solo per ricchi magnati desiderosi di ammirare il pianeta da un punto di vista decisamente inedito, ma anche per le imprese.
Perché lo spazioporto italiano permetterà di raggiungere gli Stati Uniti in poco meno di due ore, trasportando le merci praticamente in tempo reale.
“Questa infrastruttura è stata individuata già nel 2004 come piattaforma al servizio dell’industria aerospaziale – spiega Marco Catamerò di Aeroporti di Puglia -. Questo perché l’aeroporto di Grottaglie ha già adesso una delle piste più lunghe d’Europa, impatta pochissimo sul territorio circostante, è molto vicino al mare e gode di condizioni meteorologiche invidiabili”.
Da qui la decisione assunta dall’Enac di certificarlo come “spazioporto”. Per adeguare le infrastrutture sono stati stanziati 21 milioni di euro. Altri trenta, già approvati, saranno messi a disposizione entro il 2030.
Le ultime opere necessarie saranno infine realizzate in cofinanziamento con i privati.
“Virgin è molto interessata a portare qui i suoi aerei – conferma Tiziano Onesti, presidente di Aeroporti di Puglia -. Qualche anno fa Branson è venuto in Puglia per guardare questo scalo di persona. Con la multinazionale abbiamo già un accordo quadro, questo significa che quando i lavori di adeguamento saranno terminati la Virgin verrà qui, sulla scia di quanto sta già succedendo nello spazioporto costruito in New Mexico, negli Stati Uniti”.
L’importanza di questo scalo non sta solo nella trasformazione del nostro Paese in un hub del turismo spaziale.
Ma anche nello sviluppo di un mercato basato sul lancio di satelliti e sul trasporto iper veloce delle merci.
Chi, però, si aspetti trovare torri di lancio e infrastrutture avveniristiche in stile Cape Canaveral potrebbe rischiare di rimanere deluso.
Lo spazioporto pugliese è molto simile a un ordinario scalo per i voli di linea.
Quello che lo differenzia è la pista: è lunga più di 3 chilometri, contro i normali 2,80.
E poi ci sono gli hangar hi-tech, progettati per ospitare aerei in grado di raggiungere quote altissime.
“Questi velivoli decollano in orizzontale come tutti gli altri, ma al loro interno contengono una sorta di razzo. Una volta arrivati a circa 14mila metri, all’altezza di Gibilterra sparano questa navicella nello spazio. Il viaggio prosegue grazie ai propulsori, che permettono di arrivare a circa 80mila metri – va avanti Onesti -. L’atterraggio è previsto, sempre a Grottaglie, dopo circa un’ora e mezza. Voli di questo genere sono stati pensati non solo in funzione del turismo spaziale, ma anche per il trasporto in tempi rapidissimi delle merci. Una mozzarella prodotta a Gioia del Colle potrebbe arrivare a New York in circa 90 minuti”.
Inoltre c’è un indotto pronto a beneficiare di questa infrastruttura.
“Il territorio è già pronto a ospitare chi potrà permettersi un biglietto per lo spazio che attualmente costa circa 200mila euro – conclude Onesti -. Ma certamente questo scalo darà impulso a tutto il turismo, stimolando lo sviluppo di nuovi servizi”.
Nel frattempo sono già molte le aziende che già lavorano qui.
C’è Leonardo, che costruisce due sezioni della fusoliera dei Boeing 787 che partono proprio da Grottaglie per raggiungere gli Usa ed essere assemblate.
Ci sono i test bed per i droni, ci sono le sperimentazioni dei voli a pilotaggio remoto e i lavori del Distretto aerospaziale. Insomma, già oggi Grottaglie è al centro dell’attenzione, non solo di chi sogna di partire per un viaggio nello spazio ma anche di molte aziende del settore aeronautico e aerospaziale.
Un interesse che potrebbe presto tradursi in moltissimi posti di lavoro.
Niccolò Rejetti
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