Il Pane fra Sacro e Umano, saggio di Zeffiro Ciuffoletti
Edito da Le Lettere di Firenze da pochi giorni è uscito Il Pane fra Sacro e Umano – dal Medioevo cristiano al Novecento, un saggio scritto da Zeffiro Ciuffoletti, storico e docente universitario originario della Maremma al cui territorio è sempre rimasto affezionato.
Membro dell’Accademia dei Georgofili, è uno studioso delle tradizioni alimentari dell’Italia centrale e da questo interesse scaturisce il desiderio che ha portato alla stesura del volume.
Un lavoro che verte principalmente sulle vicende storiche collegate al pane tra carestie, pestilenze, guerre e battaglie che hanno attraversato l’Italia e l’Europa a partire dal Medioevo alla Prima Guerra Mondiale sino ai nostri giorni di pandemia.
Trovando spunto dalla frase di Carlo Levi secondo il quale “il pane costituisce la prima prova della civiltà e la più profonda delle sue espressioni” ha sviluppato una serie di concetti concatenati che dimostrano la indomita volontà dell’uomo a superare le terribili tragedie sociali e demografiche degli ultimi secoli.
Trarre spunti ed energie dal dolore e dalla sofferenza per ripartire con maggiori risorse e grinta per rimettersi prontamente in carreggiata.
Esempio lampante è l’inizio del XX secolo durante il quale l’Europa è stata devastata dalla Prima Guerra Mondiale e dalla “spagnola”, l’uomo ha dimostrato che è possibile sconfiggere le trappole demoniache utilizzando lo sviluppo socioeconomico.
Dalle nefandezze della Prima Guerra è stata partorita la Seconda Guerra che ha procurato milioni di vittime, dagli anni Cinquanta eliminando le mire espansionistiche nazionalistiche l’Europa ha infranto il cappio infernale del quale è stata succube dal Medioevo ad oggi. Ridimensionando ai minimi termini la fame e combattendo le malattie con i sistemi sanitari e le ricerche mediche, con le vaccinazioni diffuse, il mondo occidentale ha compiuto progressi importanti.
Oggi siamo davanti alla sfida del coronavirus, una pandemia globale che è una sfida non solo alla ricerca scientifica, ma anche alla nostra coscienza storica.
La capacità di reagire e la caparbietà nell’affrontare il male hanno sempre superato la disperazione e la morte.
Il gesuita filosofo e paleontologo francese Pierre Teilhard de Chardin (Orcines 1881 – New York 1955) ha più volte ripetuto che “il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame, né la peste: è invece quella malattia spirituale – la più terribile, perché il più direttamente umano dei flagelli – che è la perdita del gusto di vivere”.
Corre il centenario del focolaio che divamperà e consentirà a Mussolini di marciare su Roma, ecco come lo descrive Ciuffoletti:
“Quando Nitti il 4 giugno del 1920 presentò il Decreto Legge per la revisione del prezzo politico del pane si trovò contro un vasto fronte politico compresi i nazionalisti che avevano manifestato il 24 maggio a Roma per Fiume e che furono repressi con incredibile durezza. Nella Camera come nel Paese la proposta di Nitti sembrò una provocazione ed un atto di arbitrio. Il pane si era intrecciato con le sofferenze e col sangue versato durante la guerra e poi gli scontri die moti annonari assumendo un alto significato simbolico. Nitti fu costretto a dimettersi a dimettersi pur avendo ritirato il decreto il 9 giugno. Si era al culmine del “biennio rosso” che si smorzerà nell’attendismo di Giolitti e poi nel crescendo della reazione fascista, sempre più violenta ed estesa accompagnata da un consenso che andava ben al di là dei 200.000 iscritti ai Fasci fino a riguardare gli apparati dello Stato. Così al “biennio rosso” seguì il “biennio nero” e poi il ventennio fascista”.
Altro insegnamento che Ciuffoletti ci lascia è: “Il pane da testo era diventato il pretesto di ideologie che non rispettavano la sacralità della persona umana. Mentre il pane, nella civiltà cristiana, dopo tante tragedie, costituiva la premessa della dignità della persona umana”.
bruno galante
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