Le banche d’affari nel 2020 hanno incassato 124,5 miliardi di commissioni
La sera del 31 dicembre scorso non tutti hanno atteso la mezzanotte animati da un senso di rivalsa verso il 2020 che stava per concludersi, pressoché universalmente catalogato sotto la definizione di annus horribilis.
Per qualcuno, i 365 giorni che volgevano al termine meritavano invece una vera e propria celebrazione, un brindisi di quelli sontuosi.
Per le principali banche d’investimento globali, infatti, i 12 mesi che il mondo ricorderà per la pandemia e i lockdown entreranno negli annali per i risultati da record che hanno garantito alle loro casse.
A corredo di uno studio condotto dal Financial Times si evince che per la sola attività di sottoscrizione – underwriting – i colossi finanziari hanno generato introiti da commissioni per qualcosa come 124,5 miliardi di dollari.
Il tutto grazie al più semplice e ormai riconosciuto dei driver: gli acquisti delle Banche centrali che hanno scatenato un vero e proprio diluvio di vendite azionarie e obbligazionarie.
E la cosa non stupisce, se si pensa che a partire dello scorso marzo gli Istituti centrali del mondo hanno acquistato assets per 1,3 miliardi di dollari di controvalore ogni ora.
Insomma si potrebbe tranquillamente dire che le Banche centrali hanno direttamente gonfiato la più grande bolla sugli assets che il mondo abbia mai visto.
Con le autorità monetarie in modalità rubinetto aperto e l’economia in fase di totale stallo (se non conclamata contrazione, come la scorsa primavera) a causa del Covid, ovviamente le aziende si sono lanciate in un’operazione di finanziamento emergenziale su larghissima scala, beneficiando proprio della finestra di tregua dal premio di rischio garantita dai vari Qe.
Ed ecco che in base al principio per cui ogni tipo di deal finanziario necessita di un sottoscrittore, le banche d’investimento hanno guadagnato un capitale alla sola voce – quasi passiva – della commissione percepita per il proprio ruolo di garante. Sia per il debito che per l’equity, in modalità ecumenica.
Jason Goldberg, analista presso Barclays, non ha difficoltà a confermare quanto scritto dal Financial Times:
“Nel 2020 abbiamo assistito a un vero e proprio balzo di massa delle compagnie nel disperato tentativo di aver accesso al mercato dei capitali per sistemare i propri bilanci, a fronte dell’incertezza del quadro macro legato alla pandemia”
E quando parla di massa, Goldberg non esagera.
Nel solo 2020 le aziende a livello globale hanno generato un giro d’affari in controvalore legato al mercato del debito pari a oltre 5 trilioni di dollari, tesoretto dal quale le banche sottoscrittrici hanno visto materializzarsi quasi senza fatica un ammontare in commissioni pari a 42,9 miliardi di dollari, un secco +25% rispetto al 2019.
Molte multinazionali hanno completamente cambiato il proprio approccio all’emergenza dalla discesa in campo delle Banche centrali in poi.
Se all’inizio della crisi prosciugavano le proprie linee di credito per creare cuscinetti emergenziali, dalla fine di marzo in poi si sono focalizzate sulle emissioni obbligazionarie di lunga durata, al fine di garantirsi un finanziamento prolungato e a costo irrisorio.
Ora, però, la cuccagna sembra finita. O, quantomeno, destinata a ridimensionarsi.
Perché se paradossalmente il mondo ha festeggiato come pioggia manzoniana l’arrivo del vaccino, una normalizzazione della situazione di mercato può prospettarsi come una sciagura su tutta la linea per le banche d’investimento.
In primis, perché una messe di ricorso al mercato con emissioni e vendite come quelle del 2020 difficilmente sarà ripetibile nell’anno appena cominciato.
Il mercato azionario ha beneficiato per un controvalore di 435 miliardi di dollari nel 2020, un record che ha spazzato via il precedente primato di 279 miliardi risalente al 2014.
In totale, il business della sottoscrizione equity ha generato revenues per 32 miliardi di dollari nel 2020, quasi il doppio dei 18,3 miliardi del 2019.
Inoltre, nonostante un calo del 10% nel business della commissioni legate a processi industriali di fusione e acquisizione (M&A), scese a un controvalore di “soli” 29,6 miliardi nel 2020, il salto in quello legato a equity e debito ha tranquillamente controbilanciato la perdita.
Le sole JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Bank of America, Morgan Stanley e Citigroup hanno collettivamente incassato 37 miliardi di dollari da commissioni bancarie sugli investimenti, uno degli ammontare più alti degli ultimi dieci anni.
Salvarico Malleone
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