È allarme per la grave situazione del mercato del lavoro
La situazione del mercato del lavoro è peggiorata con l’epidemia da Covid-19, ma rischia di diventare esplosiva con l’interruzione della Cig Covid e con la fine del blocco dei licenziamenti.
L’allarme arriva dal Cnel (consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) che martedì presenterà il rapporto sul mercato del lavoro dal quale emerge un 2021 che inizia “con più ombre che luci”.
Si teme un aumento del lavoro nero, mentre cresceranno le difficoltà di inserimento nel mercato per giovani e donne.
“La crisi conseguente alla pandemia – si legge – ha colpito circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i quali l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta”.
Il rapporto è la fotografia che emerge dal “Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione 2020” del Cnel che sarà presentato martedì, nell’ambito di un’assemblea in collegamento telematico presieduta dal presidente Tiziano Treu.
Se i dati più drammatici riguardano l’occupazione giovanile con 2 milioni di Neet (persona, soprattutto di giovane età, che non ha né cerca un impiego e non frequenta una scuola né un corso di formazione o di aggiornamento professionale) e quella femminile, già in una situazione critica pre-covid, con quasi una donna su due inoccupata, che si è ridotta di quasi 2 punti percentuali.
Non destano minore preoccupazione il mancato rinnovo dei contratti per oltre 10 milioni di lavoratori (77,5% del totale), l’inadeguatezza del sistema scolastico e formativo nella formazione delle competenze, l’aumento della povertà e delle disuguaglianze.
La situazione è destinata molto probabilmente ad accentuarsi e diventare “esplosiva” con l’interruzione della cassa integrazione e la fine del blocco dei licenziamenti.
Si teme che una parte degli esuberi verrà sicuramente “assorbita” dall’economia sommersa non riuscendo a trovare un’occupazione in regola andando ad aumentare la quota già aumentata negli ultimi anni di lavoro nero.
La crisi conseguente alla pandemia ha colpito circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i quali l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta, in seguito al lockdown deciso dal Governo per limitare l’aumento esponenziale dei contagi.
La crisi prodotta dal Covid e dai provvedimenti adottati per contrastare l’emergenza sanitaria ha alterato in profondità il funzionamento del mercato del lavoro come dell’economia, con impatti diversificati per settori, per territori e per gruppi sociali, allargando divergenze e diseguaglianze storiche.
Le fratture provocate da questa pandemia seguono linee diverse da quelle presenti in altre crisi, perché non sono correlate con gli usuali parametri economici bensì alle connotazioni strutturali e organizzative che determinano la maggiore o minore esposizione di ciascuna realtà al rischio di contagio.
Infatti, gli impatti più gravi si sono verificati non nelle attività manifatturiere, ma in settori ad alta intensità di relazioni personali come il turismo, la ristorazione, le attività di cura, e i servizi in genere.
La pandemia ha messo in evidenza non poche falle nel nostro sistema di protezione sociale, sia negli ammortizzatori (CIG e Naspi), nonostante la riforma del 2015 avesse provveduto a una loro estensione, sia nel più recente reddito di cittadinanza che doveva fornire un aiuto economico ai poveri e, in ipotesi, ad aiutare quelli abili al lavoro a trovare occupazione.
La esplosione del lavoro digitale a distanza ha modificato i luoghi e il tempo delle attività umane.
È cresciuta la interdipendenza fra lavoro, salute e contesto ambientale.
Si è resa, per questa via, evidente la necessità di integrare fra loro politiche del lavoro, istituti della salute e cambiamenti del contesto socioeconomico. L’importanza di questi nessi sarà indicata nel rapporto.
L’impatto della pandemia nei vari Paesi, e spesso nei diversi territori ha mostrato differenze legate principalmente alla capacità dei sistemi sanitari di affrontare l’emergenza, la cui efficacia ha contribuito a limitare la durata degli interventi più restrittivi come il lockdown.
È questa una conferma della necessità di mettere in atto politiche e interventi coordinati in due settori storicamente divisi come sanità e lavoro.
Gli ambiziosi obiettivi di carattere economico indicati dalla transizione digitale e ambientale devono essere accompagnati da misure altrettanto ambiziose per la innovazione sociale.
L’urgenza di rafforzare le misure sociali di accompagnamento alle persone nelle transizioni è testimoniata dalle ricerche ove si mostra come le prospettive di ripresa sociale e personale dalle ferite della pandemia siano più complesse dei processi di mera ricostruzione economica e richiedano quindi misure altrettanto complesse di protezione e di promozione umana.
Guglielmo d’Agulto
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