I voltagabbana e i tanti cambi di casacca in Parlamento
Si è perso il conto delle decine e decine di traslochi che gli onorevoli signori e signore hanno effettuato in pochi mesi a Montecitorio e a Palazzo Madama.
Così come avvenuto nell’estate del 2019, anche la crisi che ha portato alla nascita del governo Draghi ha provocato una serie di reazioni all’interno dei gruppi parlamentari.
I primi mesi del nuovo anno infatti sono stati caratterizzati da 65 cambi da un gruppo all’altro (per il Senato, gli ultimi dati disponibili risalgono al 25 febbraio 2021).
Un numero che è già superiore a tutti quelli avvenuti nel 2020 (58).
Dall’inizio della legislatura i traslochi arrivano così a 213, di cui 140 alla Camera e 73 al Senato.
Per un totale di 189 parlamentari coinvolti.
Se gli spostamenti avvenuti a gennaio potevano essere interpretati come un tentativo di costruire una nuova maggioranza che sostenesse il governo guidato da Conte, quelli delle ultime settimane possono essere ricondotti in gran parte proprio ai malumori per la nascita dell’esecutivo guidato da Mario Draghi.
I gruppi parlamentari che hanno risentito maggiormente di questa situazione sono stati quelli del Movimento 5 stelle.
Infatti, un numero importante di pentastellati non ha votato la fiducia al nuovo governo e per questo è stata espulsa dal gruppo.
Ma le manovre interne al M5s non sono le uniche registrate nelle ultime settimane.
La XVIII legislatura si è caratterizzata finora per 3 cambi di casacca principali: la nascita dell’esecutivo Conte II, l’emergenza legata al coronavirus e, da ultimo, la formazione del governo Draghi.
Le due crisi politiche, in particolare, hanno comportato entrambe un numero significativo di cambi di gruppo.
Dei 213 cambi avvenuti nel corso dell’attuale legislatura, 140 si sono svolti alla Camera e hanno visto protagonisti 125 deputati.
Mentre quelli a Palazzo Madama sono stati 73 per un totale di 64 senatori coinvolti (un parlamentare può cambiare anche più di un gruppo all’interno della stessa legislatura).
Un dato particolarmente significativo riguarda il fatto che i cambi di domicilio registrati dall’inizio dell’anno hanno già superato tutti quelli avvenuti nel corso del 2020 (65 contro 58).
Se dunque da una parte nemmeno l’emergenza Covid ha posto un limite significativo al fenomeno, dall’altra la nuova crisi di governo ha provocato forti tensioni all’interno del Parlamento, sfociate in numerosi cambi di casacca che hanno scombussolato gli equilibri iniziali.
L’attuale composizione dei gruppi è infatti molto diversa da quella scaturita dalle elezioni del 2018. Le “vittime” principali di questo fenomeno sono state fin qui essenzialmente 3: il Movimento 5 stelle, il Partito democratico e Forza Italia.
I pentastellati hanno perso ben 89 parlamentari dall’inizio della legislatura (ma dobbiamo ricordare che molti di essi sono stati espulsi), il Pd ne ha persi 34 mentre Forza Italia 27.
La maggior parte di questi voltagabbana è confluita nel gruppo misto che dall’inizio della legislatura, tra Camera e Senato, ha accolto tra le sue file 72 parlamentari.
Saldo positivo anche per la Lega che guadagna 8 membri rispetto al 2018 e Fratelli d’Italia (+4).
Per quanto riguarda invece Italia viva e il gruppo degli Europeisti al Senato, dobbiamo ricordare che si tratta di compagini nate a legislatura iniziata.
Non sono quindi forze politiche che si sono presentate alle elezioni: è quindi fisiologico un saldo positivo in questi due casi.
Nonostante tutte queste defezioni, il M5s rimane la prima forza del parlamento, rispettivamente con 165 deputati e 76 senatori.
Al secondo posto troviamo la Lega con 130 deputati e 63 senatori.
Al terzo posto il Partito democratico alla Camera con 93 membri e Forza Italia al Senato con 52.
In quest’ultimo caso, il Pd è stato particolarmente indebolito dalla scissione di Italia viva.
A Palazzo Madama i senatori dem attualmente sono solo 35.
Niccolò Rejetti
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