Le liti tra Puglia e Campania si spostano sul pomodoro
Prosegue la diatriba tutta meridionale tra Puglia e Campania per i prodotti agroalimentari.
Non si è ancora spenta l’eco della controversia della mozzarella tra i produttori della Mozzarella di Bufala Campana Dop e la neonata Mozzarella di Gioia del Colle Dop che spunta l’ennesima polemica.
Nella precedente rissa i campani hanno a lungo ostacolato l’iter dell’ottenimento Dop da parte dei casari pugliesi avanzando il pretesto che i produttori di Bari e Taranto non dovevano utilizzare il termine “Mozzarella” in quanto avrebbe potuto generare confusione e provocare perdite ai napoletani.
Motivazione pretestuosa e subdola visto che da documenti storici dei primi del Novecento è riportata la lavorazione del famoso latticino fresco a Gioia del Colle.
Convintisi della sciocchezza perseguita hanno compreso che la Mozzarella di Gioia non procura alcun danno commerciale alla Bufala soprattutto perché i pascoli della Murgia sono parecchio differenti da quelli di Napoli, Caserta e zone limitrofe, ora dalle parti del Golfo Partenopeo si sono inventati il Pomodoro Pelato di Napoli.
Produttori, associazioni e politici pugliesi per l’ennesima volta hanno sonnicchiato e si sono svegliati solo dopo che il Ministero aveva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, lo scorso 13 marzo, il riconoscimento Igp del presunto pomodoro partenopeo.
Presunto perché il pomodoro lungo, ossia quello in discussione, viene coltivato per il 90 percento in Capitanata e nella parte settentrionale della Puglia, il rimanente 10 percento nel resto della Penisola ossia una percentuale irrisoria tra Napoli e le province confinanti.
Il Pomodoro Pelato di Napoli esiste solo nella fantasia di chi vuole trarre guadagni dalle tasche, dal lavoro, dagli investimenti altrui.
Ovvio che se questo “altrui” si disinteressa del proprio interesse qualcun altro si sente autorizzato a muoversi e carpire.
Ora cominciano ad uscire dozzinate di comunicati stampa, dichiarazioni, annunci, sullo scippo che stanno per subire agricoltori e produttori dauni.
Una delle voci più autorevoli è quella della Coldiretti Puglia, ecco cosa ha dichiarato il suo presidente Savino Muraglia:
“Bisogna uscire dalla grande ambiguità di commercializzare un prodotto che può fregiarsi di un marchio comunitario così fortemente distintivo, senza che ci sia alcun obbligo di utilizzare i prodotti agricoli del territorio al quale la indicazione si ispira. Il 40% del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata, che da sola produce il 90% del pomodoro lungo. La provincia di Foggia è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 175.000.000 euro”.
Altrettanto accesa è la dichiarazione di Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia:
“Un bacino produttivo straordinario se confrontato al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita, una realtà che va salvaguardata e promossa, perché rappresentata da imprese agricole e agroalimentari pugliesi che operano con grande professionalità e in assoluta trasparenza”.
Ennesimo episodio di battaglie fratricide e di incapacità a fare squadra a vantaggio del Made in Italy.
Piero Vernigo
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