Altro affronto del ducetto Erdogan alle donne e all’UE
Ennesima pagliacciata e figuraccia europea.
È un pessimo segnale, mancanza di colonna vertebrale, ciò che è apparso sulle tv di mezzo mondo che hanno mostrato il volto sorridente e compiaciuto del ducetto turco Recep Tayyip Erdogan e lo sguardo confuso di Ursula Von der Leyen.
Ogni qualvolta donne europee ed occidentali si recano nei paesi musulmani vengono umiliate, beffeggiate e trattate poco meglio di uno zerbino.
Nel silenzio totale di presunte femministe, delle sinistre e di quante nel vecchio continente sono pronte a sventolare bandiere rosse e colorate sulla parità di genere a nord del Mediterraneo.
Il ducetto di Ankara lascia Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, senza poltrona durante la visita dei leader Ue: lui e il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel prendono posto con le rispettive bandiere alle spalle, mentre la presidente viene lasciata prima in piedi, poi relegata su un divano periferico e probabilmente polveroso.
Mancava poco che Erdogan le chiedesse di passare lo straccio e di portare il caffè.
L’umiliazione non è diretta solo alla Ursula ma all’Europa tutta.
Nelle visite di Stato ogni dettaglio è studiato, stabilito, negoziato nei minimi dettagli da mani esperte e capaci.
Perché la forma è sostanza. In un mese la Commissione ha collezionato due sconfitte clamorose in politica estera.
Prima della mortificazione di Ursula senza seggiola, c’era stata la visita a Mosca dell’Alto rappresentate per la politica estera, Josep Borrell, con l’obiettivo di ottenere la liberazione del dissidente politico Alexei Navalny: non solo Borrell non ha raggiunto l’obiettivo – e lo si sapeva in anticipo – ma ha anche subito l’espulsione di tre diplomatici europei accusati di aver partecipato alle manifestazioni antigovernative.
Nel corso della conferenza stampa Borrell è rimasto silenzioso nel momento in cui il ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovic Lavrov, ha accusato Bruxelles di violazione dei diritti umani.
Disastro totale che fa pensare all’inconsistenza e alla debolezza paurosa dei parrucconi europei.
Se alla mollezza di Bruxelles si somma l’arroganza del ducetto turco il quadro è ancor più nitido.
Chi avrebbe dovuto proteggere Ursula Von der Leyen e, con lei, l’Europa tutta, non è stato in grado di farlo.
Non ci si può aspettare condiscendenza da parte di un gaglioffo come Erdogan, bisogna pretendere il rispetto delle regole e bisogna farlo attraverso i canali che da secoli sono preposti a questo.
Alla meschina figuraccia della Ursula è doveroso aggiungere il comportamento che ha tenuto il presidente del Consiglio Europeo, il belga 45enne Charles Yves Jean Ghislaine Michel appartenente al Movimento Riformatore, evidenzia tutto il suo attaccamento alla poltrona e si tuffa sull’unica seggiola disponibile lasciando il commissario in piedi e alla berlina.
Mancanza totale di educazione, di tatto, di rispetto dei ruoli e delle mansioni.
Si sa, il collante che utilizza una parte dei politici nazionali ed europei è di quelli super adesivi e a lunga scadenza.
Un perfetto cocktail di cafonaggine, incapacità e arroganza.
Di fronte al divano sconcio della Von der Leyen era seduto il ministro degli Esteri turco, di grado inferiore alla Ursula ed ulteriore umiliazione diplomatica.
In diplomazia la forma è sostanza, il protocollo è molto austero e lo si rispetta rigidamente.
Non va dimenticato che nelle scorse settimane il ducetto di Ankara si è ritirato dalla Convenzione di Istanbul sulla lotta alla violenza contro le donne, firmata in Turchia 9 anni fa.
All’epoca la Turchia tentava di entrare in Europa e si vestiva da agnellino, sfumata la possibilità d’ingresso Erdogan si è riposizionato nella galassia musulmana.
Le donne sono diventate merce di scambio da immolare sull’altare degli integralisti.
Difficile scordare le tante attiviste dei diritti umani, giornaliste ed esponenti della società civile che languono nelle prigioni turche dopo il ridicolo tentativo di colpo di stato del 2016.
Con la pandemia si sono inaspriti ulteriormente i controlli contro professori, artisti, intellettuali e tutti coloro che sono visti come degli oppositori del sultano che sogna un ritorno dell’impero Ottomano.
Ma per tornare alla scena umiliante, ci si aspetta che Charles Michel ora batta un colpo o che qualcuno magari gli chieda di dimettersi per comportamento offensivo nei confronti di Ursula Von der Leyen.
Riccardo Dinoves
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