Pandemia Italia: tra danni procurati e verità nascoste
Dopo oltre un anno l’inchiesta di Report (Rai3) sul piano italiano anti-pandemie mai aggiornato dal 2006 e sul tentativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di oscurare le malefatte procurate, è arrivata nelle aule di giustizia.
Ranieri Guerra, numero due dell’OMS e dal 2013 direttore generale Prevenzione al Ministero della Salute, è indagato dalla Procura di Bergamo per false dichiarazioni ai magistrati.
La storia è un vero e proprio cataclisma. Ora opposizioni e Lega chiedono le dimissioni del ministro Speranza.
Va comunque rammentato che dal 2006 i ministri della Salute sono stati otto, prima dell’attuale responsabile della Sanità.
La prima parte dell’inchiesta riguarda il fatto che l’Italia non abbia aggiornato il piano pandemico e si sia dunque fatta trovare impreparata all’arrivo del Covid-19.
Niente mascherine, pochi respiratori per ventilazione automatica, pochi letti di terapia intensiva, un disastro che ha procurato migliaia di decessi incolpevoli e innocenti.
Migliaia di vite sarebbero potute essere salvate. Ma il piano al Ministero della Salute era quello del 2006, ripetutamente copiato e incollato di anno in anno.
Seconda parte del fascicolo: un funzionario OMS della sede di Venezia, Francesco Zambon ha scritto tutto questo in un rapporto, il rapporto è stato pubblicato per 24 ore sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e poi furtivamente rimosso.
Ranieri Guerra avrebbe fatto pressioni su Zambon per fargli cambiare ciò che aveva scritto, ammorbidirlo per non mettere in difficoltà il paese, per non rischiare incriminazioni.
Il nostro Paese nel 2019 ha dichiarato all’OMS di avere approntato un sistema legislativo “per sostenere e sviluppare” gli strumenti indicati dal Regolamento come utili a prevenire e affrontare le pandemie.
Report ha fatto già quattro puntate sul tema nel 2020, a marzo, a maggio, a novembre e l’ultima il 12 aprile.
Mostrando sempre documenti e prove. Intervistando Zambon, che nel frattempo si è dimesso dall’Oms.
Un esempio fra tanti: c’è una direttiva europea del 2013 che imponeva di rinnovare ogni tre anni il piano pandemico.
Mai fatto al Ministero, con l’idea (l’illusione) che nessuna pandemia sarebbe mai arrivata.
Nel 2016 l’OMS ha inviato al Ministero della Sanità un questionario sul piano pandemico e da Roma si sono attribuiti il punteggio di 100 su 100, cioé il massimo, sulla capacità di recepire i contenuto dell’RSI, Regolamento Sanitario Internazionale, nella legislazione nazionale.
Una bufala colossale così come quella di avere predisposto finanziamenti supplementari per rispondere a eventuali emergenze per la sanità pubblica.
Due anni dopo, 2018, nel dossier del GHS, Global Health Security organizzazione di esperti indipendenti di vari Paesi che analizza ogni anno le ‘capacità’ dei 195 Paesi che aderiscono all’RSI, in risposta al massimo punteggio di autovalutazione del Ministero della Salute è riportato “in Italia non esiste alcuna evidenza di un piano di riduzione del rischio che comprenda le pandemie”.
Ultimo atto della vicenda dei giorni nostri. Venerdì 9 aprile, Report chiede l’accredito per la conferenza stampa al Ministero della Salute del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro e del direttore generale della Prevenzione al Ministero (il posto che fu di Guerra), Giovanni Rezza.
Quella che si tiene ogni venerdì, per dare conto dell’evoluzione del virus. La conferenza era fissata per le 17.
Alle 11 dalla segreteria del ministero è arrivata una telefonata alla segreteria di Report: “Purtroppo non c’è posto oggi per voi. Diamo la priorità ai Tg”.
Un sotterfugio per non sottoporsi a domande specifiche e fondate?
Lunedì 12 Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, racconta l’episodio in trasmissione.
Venerdì 16 una collega di Report viene ammessa alla conferenza stampa e può fare le sue domande.
Diversi legalli stanno conducendo una battaglia contro il Governo per conto dei familiari di oltre 500 vittime del Covid
Il racconto è appena iniziato, la parte più interessante deve ancora venire.
Raimondo Adimaro
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