I falsi scienziati russi e cinesi invadono le riviste tecniche
Il 2020, l’anno della pandemia da Covid-19, è stato un anno record per le pubblicazioni scientifiche che hanno raggiunto la record di quasi quattro milioni.
Tra queste quelle dedicate al Covid-19, sono state secondo alcune valutazioni oltre duecentomila.
Nonostante la pandemia, che ha ridotto significativamente le attività di ricerca nei laboratori, le pubblicazioni scientifiche sono addirittura aumentate rispetto al 2019, probabilmente perché i ricercatori hanno avuto più tempo da dedicare alla redazione degli articoli.
Un mole tale di articoli rende praticamente impossibile seguire la letteratura scientifica e pone serie questioni di sostenibilità e opportunità.
Il sistema delle carriere accademiche incoraggia le pubblicazioni, anche quando queste sono irrilevanti o ripetitive e la traiettoria della ricerca è molto corta, laboratorio-carta.
Questa enorme quantità di scienza di carta muove un vantaggioso business legato alle riviste scientifiche il cui numero continua a crescere per soddisfare una domanda sempre crescente da tutto il mondo.
Paesi una volta solo marginali nella ricerca scientifica tra cui la Cina, India, Iran, sono rapidamente divenuti tra gli attori principali, producendo da soli milioni di articoli che hanno messo in crisi il sistema tradizionale di revisione tra pari.
L’accurata valutazione di ogni singolo articolo è divenuta molto difficile e si sono aperte numerose falle nel sistema.
Uno dei fenomeni più inquietanti sono le cosiddette “paper mill”, o cartiere, vere e proprie fabbriche di scienza di carta completamente inventata e basata su dati falsificati.
Le cartiere sono specializzate nel vendere ai ricercatori chiavi in mano gli articoli scientifici, garantendone la pubblicazione anche su riviste scientifiche di buona reputazione. Sono organizzazioni specializzate nella produzione sistematica di ricerca falsificata.
Le “paper mill” hanno rapidamente preso piede a partire dalla Cina, ma anche in Russia e Iran sarebbero in attività alcune di queste società.
Il Ministero della Scienza e Tecnologia cinese è più volte intervenuto per combattere il fenomeno che tuttavia non è semplice contrastare.
Il ricorso alle cartiere sembra particolarmente diffuso nei ricercatori nel settore di clinica medica negli ospedali cinesi.
Per fare carriera infatti i medici cinesi devono necessariamente pubblicare articoli scientifici ma non ne hanno fisicamente il tempo visto l’impegno nell’attività ospedaliera.
In questo caso ricorrere alle cartiere è una possibile soluzione, si paga e l’articolo viene scritto e confezionato con abilità tanto da riuscire a passare il processo di valutazione tra pari.
Questo fenomeno nuoce fortemente alla reputazione della ricerca prodotta in Cina, che pure può contare su ricercatori di livello internazionale e molto rigorosi.
La pressione sulle carriere tuttavia è a volte così forte che le questioni etiche vengono poste in secondo piano.
Il fenomeno delle cartiere è abbastanza ampio da aver creato un grande sconcerto nella comunità scientifica internazionale e nelle case editrici.
Alcune riviste hanno rivelato che fino al 5% degli articoli sottoposti potrebbero essere stati originati dalle fabbriche di carta.
Il fenomeno nel complesso è difficile da stimare, perché individuare le ricerche basate su dati inventati non è molto facile.
Gli articoli coinvolti potrebbero essere parecchie decine di migliaia.
Le case editrici sono corse ai ripari creando dei veri e propri team di investigatori che danno la caccia ai fabbricanti di scienza di carta.
Sono in corso di sviluppo dei sistemi software in grado di riconoscere immagini duplicate o falsificate ma è una lotta molto complicata.
Le cartiere potrebbero utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per generare con grande accuratezza dati falsi molto difficili da distinguere rispetto a quelli reali.
Le “paper mill” usano tecniche raffinate anche per creare falsi account di ricercatori reali o inventati che utilizzano per controllare il processo di revisione.
Il risultato del lavoro di investigazione ha portato a scoprire centinaia di articoli sospetti che sono stati ritirati dagli autori, tuttavia stabilire una diretta correlazione con le fabbriche di carta non è semplice e le conseguenze nella maggior parte dei casi sono limitate.
Non è solo un problema di etica, falsificare i dati di alcune ricerche può avere conseguenze molto serie, inventare i risultati di uno studio clinico sul cancro può influenzare la scelta delle cure più appropriate.
L’esplosione della letteratura scientifica riflette il problema di un eccesso di ricerca di bassa qualità.
Il lavoro del ricercatore deve avere come obiettivo l’avanzamento della conoscenza, nel caso della scienza di base, o lo sviluppo di tecnologie nel caso della scienza applicata.
Il sistema della ricerca, il suo ruolo nella società e per lo sviluppo devono essere profondamente riconsiderati in modo critico, perché come ha mostrato questa crisi globale abbiamo veramente bisogno della scienza ma ogni singolo cittadino deve poter verificare come gli investimenti in ricerca vengono utilizzati e quali sono i risultati.
Raimondo Adimaro
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