Con la pandemia una persona su due lavora da casa
L’Italia è uno dei Paesi in cui più persone in proporzione hanno lavorato da casa durante i lockdown.
Ma la colpa è solo della pandemia: prima del coronavirus eravamo uno dei Paesi dove, invece, si lavorava di meno in smart working.
Vediamo i dati che emergono da una ricerca dell’agenzia europea Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
Possiamo fare il confronto tra i dati dei 27 Paesi europei e, soprattutto, tra quello che accadeva prima della pandemia e adesso grazie alle rilevazioni di Eurofound che ha intervistato migliaia di lavoratori in tutta Europa.
La ricerca cita anche i dati dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano: durante la prima ondata il 94% dei lavoratori della pubblica amministrazione, il 97% dei lavoratori delle grandi aziende e il 58% dei lavoratori delle Pmi ha lavorato da casa.
Si parla di 6,58 milioni di lavoratori, ovvero un terzo del totale dei dipendenti.
Verifichiamo, però, che cosa accadeva prima della pandemia.
La ricerca di Eurofound dice che tra il 2006 e il 2019 in tutta l‘Unione europea la quota di persone che, anche ogni tanto, lavoravano da casa è cresciuta dal 10% al 14,3%.
Questo aumento, infatti, è dovuto principalmente a chi lavorava da casa solo saltuariamente (dal 5,5% al 9%), mentre la quota di chi faceva telelavoro in modo fisso era cresciuta in modo minore.
Più nello specifico prima della pandemia erano la Finlandia (31,7%) e l’Irlanda (19,9%) ad avere la quota più alta di persone che lavoravano da casa in modo stabile o saltuariamente.
La Germania (12,6%) è in linea con la media Ue (14,4%). Mentre l’Italia (4,7%) aveva una delle percentuali più basse d’Europa.
In Italia il 53% degli intervistati a luglio 2020 ha detto che stava lavorando da casa. Parliamo di una persona su due.
Percentuali più alte sono state registrate solo in Belgio, Danimarca e Irlanda.
In generale, dalla rilevazione di Eurofound, emerge che il 36,5% dei lavoratori in Europa ha iniziato a lavorare da casa per la pandemia, mentre solo il 15,8% aveva precedenti esperienze con quello che viene chiamato smart working.
Dalla ricerca emerge anche che le donne hanno iniziato in misura maggiore a lavorare da casa per la pandemia: a livello europeo dichiarano di averlo fatto nel 38,6% dei casi, contro il 34,9% degli uomini.
L‘Italia tra l’altro è uno dei Paesi (assieme a Grecia, Romania, Ungheria e Spagna) in cui questa differenza è risultata più marcata.
E per quanto riguarda l’età?
Quasi la metà (49%) di chi ha iniziato a lavorare da casa con la pandemia nella fascia 18-34 anni non l’aveva mai fatto prima.
Nei lavoratori più anziani questa quota scende al 44%.
Fonte: Eurofound I dati sono aggiornati al: 2020
Arnaud Daniels
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