Scanzi e la presunzione degli intellettuali sinistri
Sino al settembre 1943 la quasi totalità degli italiani parteggiava per il fascismo e per il Duce non appena gli Alleati sbarcarono in Sicilia e cominciarono a sconfiggere i tedeschi, lo stuolo infinito di intellettuali e pseudointellettuali sinistrorsi andarono in tintoria e trasformarono le camice nere in camice rosse. Regola generale con rarissime eccezioni.
L’ultima verità sull’argomento se l’è inventata tale Andrea Scanzi l’aretino, il tizio che per farsi vaccinare contro la pandemia e per non seguire la trafila burocratica inventò una barzelletta che fece pochissimo ridere e tantissimo incavolare quanti si mettono in coda e aspettano il loro turno.
Pur di mettersi in mostra e salire sulla cronaca nelle ultime ore ha dichiarato che a destra non vi sono intellettuali, sono posizionati tutti a sinistra da tre secoli in qua. Non ha specificato se quelli domiciliati nei vari Gulag sono compresi nel suo elenco di sinistrati.
Lo Scanzi ha dichiarato che a destra si sentono inferiori perché a destra non c’è uno straccio di intellettuale da 300 anni, ribadendo implicitamente l’intima convinzione di una certa parte dell’intellighenzia la quale reputa che gli intellettuali si parcheggiano solo a sinistra.
Sarebbe fin troppo facile elencare tutti gli intellettuali – anche con qualche premio Nobel – non di sinistra che negli ultimi 100 anni sono esistiti.
In primo luogo: l’idea che gli intellettuali siano solo di sinistra è ovviamente storicamente e fattualmente una castroneria, ma traduce una presunzione che di intellettuale non ha davvero nulla, dato che il vero intellettuale dovrebbe contraddistinguersi, tra le altre cose, per lo spirito di umiltà; se così non fosse, del resto, Socrate non sarebbe stato condannato a morte per la presunzione dei suoi aguzzini e Boris Pasternak non sarebbe stato costretto a rinunciare al Nobel per la letteratura in seguito alle minacce del Kgb.
In secondo luogo: Scanzi, e chi ne condivide il pensiero, fa fatica a comprendere la differenza fondamentale tra un intellettuale e un militante.
Il primo non può che opporsi al potere, all’ideologia dominante, ai partiti, proprio per l’autonomia dell’esercizio del pensiero libero che dovrebbe contraddistinguerlo. Il secondo, invece, proprio dall’autonomia ha abdicato per essere militante di una parte o di un’altra, cioè rinunciando, inconsapevolmente, alla verità superiore e oggettiva, in favore dell’opinione ideologica di parte per cui milita.
Il primo è critico, eterogeneo, eretico rispetto agli schemi ideologici prefissati dal sistema, svincolato da ogni obbedienza che non sia quella alla verità sovrastante il sistema ideologico-politico di riferimento. Il secondo, invece, è pedissequamente fedele all’ortodossia ideologica dominante, è strumento essenziale per la diffusione e il consolidamento delle forme ideologiche imperanti.
L’intellettuale non è mai dedito al sistema di potere; il militante, invece, lo è sempre ciecamente.
Ecco perché il baffone Josip Stalin, sicuramente molto di sinistra e molto poco intellettuale, definiva gli artisti allineati al suo pensiero come “ingegneri di anime”.
Oggi molte leve del potere sono nelle mani delle lobby lgbt e l’ideologia dominante è quella genderista, per cui un intellettuale che davvero fosse tale dovrebbe inevitabilmente opporsi a quel sistema di potere e interessi.
Ritenere che un intellettuale possa, o perfino debba, essere necessariamente di sinistra (o di destra) per essere davvero intellettuale è un evidente non-senso che dimostra di non aver compreso quale sia la reale natura dell’intellettuale.
In terzo luogo: oltre a quanto considerato, più di ogni altro profilo emerge con chiarezza quanto sia trascurato l’insegnamento di maestri del pensiero illuminista secondo i quali l’intellettuale autentico è proprio colui che si oppone esplicitamente ad ogni militanza politico-ideologica invece di servirla.
Farebbe bene, quindi, Scanzi e quanti la pensano come lui ad abbandonare la campana di vetro con bordi dorati sotto la quale si sono rifugiati per scoprire la realtà. Togliendosi il paraocchi si accorgerebbe dello stuolo di personalità, studiosi, e, soprattutto, idee diverse dalle proprie, confluenti tutti in quel fiume dello spirito altrimenti noto come libertà. Auguriamoci che prima o poi anche gli autoincensati intellettuali di sinistra decidano di navigare seguendo una propria rotta, per il bene loro e di tutti noi.
Raimondo Adimaro
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