Un francese su cinque ha un nome arabo
Un’altra lettera da parte di alcuni generali a Macron: si parla di guerra civile e islamizzazione.
Anche in Italia si è ricominciato a parlare di immigrazione dopo gli ultimi importanti sbarchi a Lampedusa.
C’è chi ha chiesto l’aiuto dell’Europa e chi un blocco navale che impedisca ai barconi di partire.
Eppure, l’Italia non è l’unico Paese a dover gestire la questione immigrazione e cercare di migliorare quanto fatto fino ad oggi.
La Francia, infatti, vive un noto problema di emarginazione e ghettizzazione di una sempre più numerosa comunità islamica che già nel 2005 aveva visto insorgere interi quartieri.
La polizia allora aveva soppresso le rivolte, ma il malcontento continuava a persistere e il terrorismo islamico non ha fatto che aumentare le tensioni nell’opinione pubblica.
Nelle ultime settimane, però, il dibattito si è intensificato a causa di due lettere inviate da generali e ufficiali dell’esercito al presidente Macron.
La prima è stata firmata da 25 militari, la seconda ha raggiunto già i 100mila firmatari e ha trovato il favore politico di alcuni partiti come quello di Marine Le Pen.
Ma cosa dice la lettera? I militari sostengono che la società francese sia sull’orlo del collasso proprio a causa dell’islamismo e si accusa il presidente di aver fatto “concessioni” alle persone di fede islamica proprio nel momento in cui l’esercito del Paese versava il sangue per combatterlo in Afghanistan, Mali e Repubblica Centroafricana.
Toni sicuramente non leggeri, tanto più perché si parla esplicitamente di una guerra civile imminente.
Abbiamo analizzato il fenomeno guardando principalmente i dati.
La religione islamica è la seconda religione in Francia.
Questo se non si vuole contare l’ateismo come religione, ma è giusto tenerne conto perché il cristianesimo, pur essendo la principale fede per i francesi risulta decisamente ridimensionato rispetto al totale della popolazione.
Siamo sull’ordine del 51% per i cristiani e del 7% per i musulmani.
Per avere un’idea più completa basta pensare che in Italia i non credenti sono il 15% della popolazione, i musulmani il 3,7% e di cristiani il 66,7%.
Ma il vero problema della Francia non sono tanti i numeri assoluti, quanto la distribuzione geografica e la ghettizzazione che i migranti hanno subito negli anni.
La Direction générale de la Sécurité intérieure, i servizi segreti francesi, hanno reso noto lo scorso gennaio, che nel paese sarebbero attualmente 150 i quartieri fuori dal controllo delle istituzioni e comandati da reti più o meno informali legate allo jihadismo e all’islam radicale.
Stiamo parlando certamente di banlieu e zone-dormitorio nelle grandi città, ma il fenomeno riguarda sempre più anche villaggi fuori dalle zone urbane.
Sempre i dati dell’Insee, l’Istat francese, rivelano che nel 2019 il 21.53% di tutti i nuovi nati in Francia avessero un nome arabo.
Nel 1969 i neonati con nomi arabi rappresentavano soltanto il 2,6% del totale.
Nell’arco di quarant’anni esatti è avvenuta una vera e propria rivoluzione demografica che, dopo aver riscritto il volto di intere periferie e città, si appresta a modificare nel profondo l’identità francese.
L’islamizzazione, dunque, è qualcosa di decisamente reale in Francia e, a differenza dell’Italia, affonda le sue radici nella storia colonizzatrice del Paese.
Nonostante ciò, anche il fenomeno migratorio negli anni è cresciuto. nel solo 2019, anno decisamente più indicativo del 2020, il Ministero dell’Interno ha rilasciato 274.676 permessi di residenza, 36.276 titoli di soggiorno di natura umanitaria e ricevuto 177.822 richieste d’asilo.
La maggior parte di questi soggetti proveniva da Paesi a maggioranza musulmana.
Inoltre, sono tra i 300mila e i 400mila i clandestini attualmente presenti sul territorio, che come tali purtroppo non possono ambire ad alcun tipo di emancipazione economica.
Anselmo Faidit
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