Ripreso l’export in Usa i vantaggi per il Made in Italy
Da marzo, i dazi che hanno colpito l’export agroalimentare made in Italy diretto verso il mercato statunitense dall’autunno 2019 sono stati sospesi grazie alla tregua sancita dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e da Joe Biden.
Che i rapporti tra Unione Europea e Stati Uniti sarebbero cambiati per il meglio con la presidenza del successore di Donald Trump era immaginabile.
Previsione supportata, tra le altre cose, anche dalla chiara intenzione di voler ridiscutere la querelle Airbus-Boeing, che con Trump aveva portato, nel 2019, all’applicazione dei pesanti dazi doganali imposti sull’esportazione di numerosi prodotti europei, dai formaggi italiani ai vini francesi (per l’agroalimentare italiano, tra ottobre 2019 e febbraio 2021, questo si è tradotto nel 25% di dazi aggiuntivi per entrare negli States).
Ora Biden onora l’impegno congiunto “a risolvere queste controversie” preannunciato lo scorso febbraio, che si concretizza nell’accordo ratificato a Bruxelles per la sospensione dei dazi tra UE e Stati Uniti per i prossimi cinque anni.
Il superamento temporaneo del contenzioso riporta nelle casse dell’agroalimentare italiano mezzo miliardo di euro, strappato agli ostacoli imposti dai dazi, su un mercato strategico come quello gli Stati Uniti, che è il primo sbocco extraeuropeo del made in Italy alimentare.
E infatti c’è soddisfazione da parte del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che parla di “uno stimolo aggiuntivo alla ripresa economica e per il miglioramento delle esportazioni agroalimentari. Già quest’anno sarà possibile tagliare il traguardo storico di 50 miliardi di euro di vendite sui mercati internazionali”.
Sul computo complessivo, i rapporti con gli Usa hanno sempre pesato parecchio: nel 2020 l’export di cibi e bevande italiani arrivati di là dall’Atlantico è valso al settore 4,9 miliardi di euro.
Ma il primo trimestre del 2021, anche per il prolungarsi dell’emergenza sanitaria, ha fatto registrare una contrazione del 2%.
Con Biden è importante l’avvio di un dialogo costruttivo per tornare a crescere insieme in un momento drammatico per gli effetti della pandemia, è l’auspicio degli agricoltori italiani.
A tirare un sospiro di sollievo è certamente il settore caseario: l’applicazione dai dazi, nel 2020, aveva portato le esportazioni di formaggi italiani negli Usa a una diminuzione del 17% in volume e del 19% in valore (70 milioni di euro in meno), trend riflesso dall’inizio del 2021, con una graduale ripresa a partire dallo scorso marzo, quando la prima sospensione dei dazi ha giovato al comparto, che verso gli Stati Uniti indirizza il 10% delle sue esportazioni mondiali.
Siamo estremamente soddisfatti del nuovo accordo, il commento dei soci del Consorzio Parmigiano Reggiano, che con i dazi costava 3,5 euro in più al chilo negli Stati Uniti.
Respiro anche per i salumi colpiti dai balzelli, che penalizzavano solo alcune specialità del comparto salumiero italiano, come la mortadella e il salame.
La mortadella, negli ultimi anni, ha conosciuto una crescita interessante in termini di volumi inviati sul mercato americano, dove però il suo prezzo a scaffale, nel 2019, era salito da 15 a 20 dollari al chilo, scoraggiando i consumatori all’acquisto.
Molto penalizzato anche il comparto dei liquori, che i dazi li ha subiti al contrario del vino italiano.
La perdita, per il settore, si è attestata intorno al 35% del fatturato dell’export, che prima dei dazi valeva 163 milioni di euro, spinto soprattutto da referenze tipicamente associate all’Italia, come il Limoncello.
Ora si inaugura finalmente una nuova stagione di collaborazione tra le due potenze, prima di tutto sul fronte commerciale, che va verso l’obiettivo auspicato di sostenere e rilanciare le esportazioni, in particolare quelle agroalimentari, che già combattono con gli effetti della pandemia.
Niccolò Rejetti
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