Erdogan si è fatto costruire una villa estiva di 300 stanze
La megalomania è un male comune che assembla i tanti duci, ducetti e dittatori di ieri e di oggi.
Il sultano turco non fa eccezione, anzi, si è spinto ben oltre.
Per dimostrare al mondo intero la sua virulenza e il suo dominio incontrastato ha fatto trapelare oltre il Bosforo le immagini della sua casetta estiva.
Il Palazzo presidenziale da 1.150 stanze nel cuore di Ankara – gemello di quello di Ceausescu a Bucarest e con il dittatore rumeno ha parecchi punti in comune – evidentemente non gli bastava.
Per le vacanze estive con la famiglia, il presidente Recep Tayyip Erdogan si è fatto costruire una nuova residenza extra-lusso sulla costa egea meridionale della Turchia, a Marmaris, la stessa esclusiva località turistica da cui riuscì a fuggire in extremis la notte del fallito golpe nell’estate 2016.
Una villa da 300 stanze, sorta su un’area grande quanto 130 campi da calcio e costata ai contribuenti turchi tra il 2018 e il 2021 oltre 60 milioni di euro.
Completata nel 2019, la residenza era rimasta avvolta da una coltre di mistero. A mostrarne per la prima volta le immagini è ora il suo progettista, Sefik Birkiye, l’architetto presidenziale per eccellenza, che aveva già disegnato il ‘Palazzo Bianco’ nella capitale turca – dal colore dei costosissimi marmi utilizzati per la sua costruzione – e alcuni dei più iconici edifici pubblici delle ultime stagioni del potere di Erdogan, compresa la grande moschea inaugurata poco più di un mese fa nel cuore di piazza Taksim a Istanbul.
La villa di Marmaris vanta tra l’altro una piscina da sogno e una spiaggia con accesso privato al mare, in una delle zone di vacanza più ambite della Turchia, oltre che una pista per elicotteri.
Un lusso sfrenato che sembra strizzare l’occhio a un’altra residenza a lungo rimasta segreta, la dacia sul mar Nero del suo «amico» Vladimir Putin, svelata in quel caso dall’oppositore Alexei Navalny.
Il complesso di Marmaris è già stato usato per rinsaldare preziose alleanze geopolitiche.
Tra quelle stanze dorate, Erdogan avrebbe ospitato il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, con cui solo una ventina di giorni fa ha firmato nuovi accordi strategici di cooperazione economica e militare, e il premier albanese Edi Rama, leader politico cruciale per la penetrazione di Ankara nei Balcani.
Del resto, lo stesso presidente turco ha rivendicato in passato l’importanza della grandeur architettonica per esprimere quella politica.
Le immagini di questo nuovo ‘Palazzo d’estate’ – come è stato già ribattezzato dai detrattori – sono state riprese dal quotidiano di opposizione laica Sozcu, facendo presto il giro dei social media, dove molti utenti hanno reagito indignati.
Nel mirino ci sono anzitutto i maxi-costi dell’edificio, in un periodo di gravi difficoltà economiche per il Paese e di pesante svalutazione della lira turca.
Le critiche riguardano poi l’impatto ambientale della struttura, che si estende su circa 90 mila mq.
Le associazioni denunciano la massiccia deforestazione di un’area naturale a lungo incontaminata.
Secondo il socialdemocratico Chp, prima forza di opposizione in Parlamento, l’ampliamento della villa – un tempo la molto più modesta residenza estiva dell’ex presidente Turgut Ozal – sarebbe avvenuto al prezzo dell’abbattimento di 50 mila alberi.
Un’accusa che riecheggia quella della devastazione dell’area protetta della storica foresta Ataturk per costruire il palazzo di Ankara.
Niccolò Rejetti
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