È guerra aperta sulla lgbt tra UE e Ungheria
Ue e Ungheria sono ai ferri corti. In plenaria a Strasburgo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato che la legge ungherese anti-Lgbt che “usa i bambini come pretesto per discriminare gli omosessuali” è “una vergogna”.
E ha quindi lanciato l’ultimatum: “Se non cambia rotta, agiremo”.
“Non possiamo stare in disparte”, ha annunciato davanti agli eurodeputati che oggi hanno dibattuto per ore sull’Ungheria e sullo stato di diritto.
Da Budapest non si sono fatte mancare le risposte.
E il tono non è stata da meno. “Non ritireremo la legge, anzi la difenderemo”, ha replicato la ministra della Giustizia, Judit Varga.
Il portavoce del premier Viktor Orban, ha definito il dibattito a Strasburgo “una parata da circo, un nuovo livello di imperialismo coloniale e morale, un attacco all’Ungheria e Orbanofobia” e il capo di gabinetto del premier ha denunciato “una campagna senza precedenti da parte dell’Ue” e rammentato che “Bruxelles non può dire chi dovrebbe crescere i bambini e come”.
In questo clima i tecnici di Bruxelles si trovano a valutare almeno due fronti di risposta. Il primo, quello della lettera di messa in mora che dà il via a una procedura d’infrazione, è stato già messo sui binari con la lettera di richiesta di chiarimenti inviata dai commissari Didier Reynders (Giustizia) e Thierry Breton (Mercato interno).
Il secondo, molto più delicato, riguarda le possibili implicazioni sulle valutazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Ieri l’agenzia di stampa tedesca Dpa aveva già scritto che, secondo fonti Ue, il Pnrr di Budapest (da 7,2 miliardi di euro) sarebbe in stand-by a causa della mancanza di sufficienti meccanismi di controllo.
Oggi dalla Commissione hanno fatto sapere che la valutazione è in corso (la data di scadenza è il 12 luglio) mentre Budapest ha accusato la Dpa di pubblicare fake news.
Tuttavia sia von der Leyen che il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, hanno confermato la vincolante relazione tra fondi Ue e il rispetto dello stato di diritto da parte dei Paesi beneficiari.
“Tra le altre cose, questa legge stabilisce che i film, le informazioni e le pubblicazioni con raffigurazioni di lesbiche e gay non possono più essere mostrati a bambini e giovani di età inferiore ai 18 anni in Ungheria. E si presume che queste informazioni abbiano un impatto negativo sullo sviluppo fisico e morale dei minori. Questa legge mette l’omosessualità e il cambio di sesso alla pari con la pornografia. Questa legge usa la protezione dei bambini – per cui tutti siamo impegnati – come pretesto per discriminare gravemente le persone a causa del loro orientamento sessuale”, ha detto von der Leyen nel suo intervento in aula.
“Questa legge è vergognosa. Contraddice profondamente i valori fondamentali dell’Unione europea: la protezione delle minoranze, la dignità umana, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani. Questi valori, che sono così saldamente ancorati all’Articolo 2 del nostro Trattato. I capi di Stato e di governo del Consiglio europeo sono stati molto determinati a esprimere il loro sostegno alla Commissione. E userò tutti gli strumenti di cui dispone la Commissione per difendere questi principi”, ha promesso la leader dell’esecutivo Ue.
“I commissari Reynders e Breton hanno scritto alle autorità ungheresi per esprimere le nostre preoccupazioni legali su questa legge. Se l’Ungheria non correggerà la situazione, la Commissione utilizzerà i poteri ad essa conferiti in qualità di custode dei trattati. Cerchiamo di essere chiari: usiamo questi poteri indipendentemente dallo Stato membro che viola il diritto europeo. Dall’inizio del mio mandato, abbiamo avviato circa 40 procedure d’infrazione relative alla tutela dello Stato di diritto e di altri valori dell’Unione europea sanciti dall’articolo 2 del Trattato. E, se necessario, seguiranno altre procedure”, ha ammonito von der Leyen.
“Non possiamo restare in disparte mentre intere regioni si dichiarano le cosiddette zone Lgbtq free. L’Europa non permetterà mai che parti della nostra società siano stigmatizzate: sia a causa di chi amano, a causa della loro età, della loro etnia, delle loro opinioni politiche o delle loro convinzioni religiose. Perché non dovremmo mai dimenticare: quando difendiamo parti della nostra società, difendiamo la libertà dell’intera società”, ha aggiunto facendo anche riferimento alle iniziative di alcuni municipi in Polonia che hanno dichiarato le zone libere da Lgbtq.
Sul fronte del bilancio, ha spiegato: “Abbiamo concordato un nuovo meccanismo di condizionalità, che è al centro di Next Generation Eu e del bilancio europeo. Devono essere adottate misure qualora sia accertato che le violazioni dello Stato di diritto negli Stati membri pregiudicano o rischiano seriamente di pregiudicare la sana gestione finanziaria del bilancio dell’Unione o gli interessi finanziari dell’Unione europea”.
Nei prossimi giorni dovrà essere risolta la questione del Pnrr ungherese.
E qualora dovesse essere approvato si porrà un altro elemento di imbarazzo per von der Leyen.
Finora ha visitato tutti gli Stati che hanno ottenuto l’ok ai loro piani. Non è scontato che prenderà un volo anche per Budapest per consegnare a mano la pagella al premier Orban.
Guglielmo d’Agulto
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