Lo Stato in astratto dovrebbe riscuotere 999 miliardi
Cartelle di Equitalia mai pagate. Lo Stato deve riscuotere 999 miliardi di euro, ma potrà ricevere solo 84,6 miliardi di euro, cioè meno del 10%.
In Italia ci sono, infatti, oltre 4 milioni di cosiddetti “zombie fiscali” tra persone decedute e persone che non potranno mai, per i motivi più vari, versare il dovuto allo Stato.
Ma come si è arrivati ad accumulare una cifra così stratosferica? Sono il risultato di 20 anni di mancati pagamenti soprattutto nel periodo in cui le riscossioni delle tasse non versate erano affidate a soggetti privati, ovvero tra il 2000 e il 2005, e a Equitalia, tra il 2006-2016.
Nel primo caso lo Stato era riuscito a entrare in possesso di circa 3 miliardi l’anno mediamente, nel secondo di circa 7,5, e solo con la costituzione di Agenzia delle Entrate – Riscossione si era arrivati nel 2017 a 12,7 miliardi incassati, complici però varie rottamazioni delle cartelle Equitalia e simili e del “saldo e stralcio”.
Dopo due anni in cui i miliardi arretrati riscossi sono stati pari a circa 10 miliardi, il 2020 ha visto, a causa della pandemia, un calo del 40% circa. E così l’arretrato fiscale è aumentato arrivando, appunto, a 999 miliardi di cartelle Equitalia non riscossi.
Si tratta però sempre di cifre molto piccole rispetto al credito complessivo che in teoria l’Agenzia delle Entrate vanterebbe verso i contribuenti, includendo anche quello che dovrebbe essere pagato ad altri, enti, come per esempio l’Inps, e che l’Agenzia delle Entrate si incarica di riscuotere.
I 999 miliardi che lo Stato deve ricevere sono di diverso tipo. Per esempio: 133,1 sono quelli che dovrebbero provenire da soggetti che in realtà sono ormai deceduti e da ditte nel frattempo fallite.
Nello specifico i debitori morti sono 1.790.500; di 1.427.000 l’Agenzia delle Entrate non ha informazioni sulla successione.
La gran parte dei ruoli, come si dice in gergo tecnico, di queste persone sono stati affidati tra il 2010 e il 2015: vuol dire che sono sostanzialmente miliardi quasi completamente inesigibili.
Non solo, ci sono anche 115,8 miliardi di euro di crediti verso contribuenti nullatenenti, 2.803.500 in tutto, la gran parte dei quali risultano senza patrimonio o rapporti economici da lavoro dipendente o autonomo.
Anche in questo caso si tratta di denaro che si può considerare perduto per le casse pubbliche.
Un dato importante è l’altissimo tasso di recidiva che caratterizza le irregolarità fiscali: il 90% degli iscritti a ruolo ogni anno risulta avere già in precedenza avere ricevuto avuto cartelle di pagamento.
Questo naturalmente non depone bene la riscossione di quanto dovuto.
Altri 152,2 miliardi sono in carico a persone che hanno una procedura concorsuale in corso, e anche in questo caso l’esigibilità appare molto dubbia.
Nel complesso ogni anno sono moltissimi i singoli crediti che 5.600 diversi enti dello Stati affidano all’Agenzia delle Entrate per la riscossione, ben 29,6 milioni, per un totale di circa 80 miliardi e 8 milioni di contribuenti.
Vi è quindi una polverizzazione che non aiuta l’azione dell’Agenzia stessa.
Ci sono poi 24,5 milioni che riguardano imposte non pagate per meno di 10.00 euro, come multe non saldate per esempio.
Forse è più costoso andarle a inseguire che incassarle.
Naturalmente a livello di ammontare gran parte del credito riguarda cartelle esattoriali del valore singolo di 100 mila euro o più, che sono solo lo 0,1% del totale, ma valgono il 53% dei 78 miliardi e 603 milioni che ogni anno si aggiungono al cumulo precedente di tasse non riscosse.
È su queste che si concentra evidentemente l’azione dello Stato, con poca fortuna però finora.
I dati si riferiscono al 2020 – Fonte: Agenzia delle Entrate
Guglielmo d’Agulto
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