Il Quartetto della Leggenda quello che ci fa sognare
È l’Italia che va, quella che ci fa sognare, quella che ci piace, quella che ci fa sentire orgogliosi di essere italiani perché quando non entrano nei meccanismi dello sport gli intrallazzi e i sotterfugi della politica e del magna magna il Made in Italy garrisce e sale sul podio.
Ce lo insegna e ce lo conferma Tokyo 2020 con una Olimpiade ricca di ori di argenti e di bronzi. Mai meglio di così ed ancora non è finita.
Sono sempre nitide le immagini di Wembley con gli Azzurri che bastonano gli inglesi nel loro tempio del calcio e con i britannici a piagnucolare e inventare scuse per la loro sconfitta.
Poi con il trofeo ben in vista i ragazzi sbarcano a Roma e giustamente vogliono, esigono, fare il giro della capitale con il pullman scoperto per mostrare orgogliosi la Coppa, si intromette la politica e tenta di proibire la passeggiata della vittoria. Gelosi dei nostri vittoriosi, temevano un boom di covid.
Ovviamente non si è verificato nulla ed i soloni sono stati messi a tacere.
Tokyo ha chiarito che il potenziale dei nostri atleti è superlativo e se il marciume rimane fuori dall’uscio il tricolore sventola.
Esempio lampante è il caso di Benny Pilato la sedicenne nuotatrice in odore di medaglia mandata allo sbaraglio e rientrata a casa con le lacrime agli occhi, i parrucconi della Federazione Italiana Nuoto hanno proibito al suo tecnico che la segue dal primo giorno che è entrata in vasca di accompagnarla in Giappone e rimanerle accanto nel momento del bisogno.
Ma torniamo alla gioia immensa della pista.
Abbiamo gioito sino alle lacrime con Lamont Marcell Jacobs che con 9’’80 per la prima volta nella storia dell’atletica nazionale si è aggiudicato l’oro olimpico domenica 1 agosto superando americani e malevolenze.
I saputelli sentenziarono che la vittoria era scaturita dalle scarpette chiodate non regolamentari e magari anche da altre cause esterne, meglio avrebbero fatto a rimanere in silenzio e applaudire.
I soliti saputelli, invece, non hanno aperto bocca e non hanno applaudito, neppure questa volta, quando il Quartetto della Leggenda ha stracciato inglesi e canadesi.
Il sospetto, fondato, che i nostri fossero andati fortissimo c’era e abbiamo anche le prove tangibili.
Come pensavamo, a fare la parte del leone è stato un clamoroso Filippo Tortu, con Jacobs a proiettare in orbita la staffetta azzurra e le altre due leggende Lorenzo Patta e Fausto Desalu a sbrigare alla lettera i compiti che erano stati assegnati loro.
8’’845, questo il riscontro monstre della frazione di Filippo Tortu: non si tratta di un dato ufficiale, ma frutto dell’analisi video della gara effettuata dallo staff azzurro a margine del trionfo.
Strepitoso, come si accennava, anche il lanciato del campione olimpico Marcell Jacobs, un 8’’925 con pilota automatico inserito nonostante l’apparente disturbo del mancato riferimento dell’avversario giapponese saltato per un cambio sbagliato.
Dopo una reazione allo sparo di 0’’154 – la sesta del lotto – Lorenzo Patta ha chiuso la sua frazione 10’’558, mentre Fausto Desalu ha corso una curva perfetta in 9’’172.
Tripudio in pista, in tribuna e in Italia per questi quattro artefici di un risultato strabiliante che hanno scritto a caratteri cubitali i loro nomi nella storia dell’atletica planetaria.
Grazie ragazzi.
bruno galante
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