Gli aiuti di Stato un labirinto con mille rigagnoli
L’Italia, al contrario di quanto forse alcuni possono pensare, non è tra i Paesi della Ue in cui si concedono più aiuti di Stato.
Secondo un recente report della Banca d’Italia questi sono ammontati a 17 miliardi di euro nel biennio 2018-19, l’ultimo “normale”, visto che dal 2020 sono scattate altre misure straordinarie legate alla pandemia di Covid.
Si tratta del 0,39% del Pil, molto meno del valore medio europeo, dello 0,81%.
Nel complesso gli aiuti sono stati 1,1 milioni, concessi a 511 mila imprese, le quali in media hanno quindi beneficiato di circa due interventi a testa.
Sono, questi, dati raccolti dal Registro nazionale degli aiuti di Stato, operativo presso il Ministero dello Sviluppo dall’agosto del 2017, e che evidenzia anche come gran parte di essi sia andato nel Mezzogiorno, in particolare il 38,4% delle misure e il 39,4% degli importi totali.
Mentre nel Nord Ovest sono approdati il 26,3% dei miliardi versati dall’Amministrazione Pubblica, al Nord Est il 20,3%, e al Centro il 14,9%.
Questi dati non sono sorprendenti, in tutti i Paesi a essere maggiormente assistite sono le imprese delle zone più disagiate, e nel nostro caso si tratta del Sud e delle Isole, che ricevono una quota di aiuti superiore alla proporzione dei propri abitanti, che è del 30%.
Il dato però probabilmente più rilevante è quello che riguarda la numerosità e la dispersione delle misure a sostegno delle aziende.
Secondo la Banca d’Italia sono state 2.316, con ben 218 autorità preposte, 671 uffici, appartenenti a tali autorità, che avevano il compito di gestire gli aiuti di Stato, e 698 soggetti concedenti, ovvero coloro che concretamente dovevano svolgere la procedura di concessione.
È soprattutto al Nord che si moltiplicano le tipologie di misure e le istituzioni concedenti.
Tra l’altro diverse di essere gestiscono interventi che incidono su più di una macroarea del Paese (e per questo il totale dei soggetti concedenti è inferiore alla somma di quelle per area).
Nel settentrione vi è una maggiore quantità di soggetti coinvolti nella concessione e nella gestione degli aiuti alle imprese perché qui hanno un ruolo maggiore le Camere di Commercio e gli enti locali, come i comuni, o le comunità montane, più diffusi sul territorio, e più numerosi degli organismi centrali della Pubblica Amministrazione e delle regioni, che invece hanno maggiore peso nel Mezzogiorno.
Queste ultime del resto gestiscono gli aiuti di Stato provenienti da fondi Ue, che sono diretti soprattutto nel Sud e nelle Isole.
In generale delle 2.316 misure varate, 1.204 sono quelle decise e gestite dalle amministrazioni regionali, 775 dalle Camere di Commercio, 197 da enti locali più piccoli, 134 dallo Stato Centrale, e 6 da altri.
Va da sé che in molti casi per ogni misura il numero di aiuti concessi sono molto pochi, e spesso anche l’importo.
Per esempio le Camere di Commercio hanno lanciato un terzo dei programmi (775 misure su 2.316, appunto), ma queste rappresentano solo il 4,1% degli aiuti di Stato totali e il 3,1% degli importi.
Lo stesso può dirsi degli enti diversi dall’amministrazione centrale e dalle regioni.
750 mila aiuti alle imprese su 1,1 milioni hanno riguardato interventi di meno di 5 mila euro ognuno.
Ed è questo probabilmente uno degli elementi più importanti della ricerca di Banca d’Italia
E non è un caso che più di tre quarti degli aiuti di Stato, il 76,3% a livello di importi, siano stati concessi alle Pmi.
La dimensione delle imprese è in Italia particolarmente piccola in media.
Se invece consideriamo il numero di interventi allora la prevalenza delle aziende piccole e medie è ancora più schiacciante, sono il 97,7% di quelle beneficiarie.
A livello di settore sono le imprese manifatturiere e quelle dell’energia o le utilities quelle che hanno ricevuto la percentuale maggiore dei fondi, rispettivamente il 34,6% e il 23,8%.
Anche se la quota degli aiuti concessi è stata più limitata, per esempio solo del 3,3% è stata quella che è andata alle aziende che si occupano di fornitura di acqua, elettricità, gas.
Vuol dire che l’importo medio è stato molto più alto della media.
Viceversa il settore del commercio, dei trasporti, della ristorazione è stato il destinatario di un terzo degli interventi, ma solo il 17,4% dei miliardi spesi è andato a esso.
I dati sono del 2018-19 Fonte: Banca d’Italia
Riccardo Dinoves
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