Aldo Cursano: “Riappropriamoci dei nostri centri storici”
Il covid war ha fatto abbassare il bandone a migliaia di piccole e medie partite Iva. I settori più falcidiati sono stati quelli della ristorazione, dell’horeca e del turismo.
La tempesta pare sia solo un ricordo per cui è il momento di riflettere, programmare e progettare con gran lena evitando gli errori del passato.
Aldo Cursano da diversi lustri è in prima linea a spalare dall’alba al tramonto. Presidente storico della Fipe Toscana, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, della stessa associazione è il vicario nazionale, da poche settimane è presidente della Confcommercio Toscana.
Nasce in quello splendido lembo di terra denominato Salento ma per laurearsi si trasferisce a Firenze dove mette radice e toscanamente dimora.
Da un trentennio è il patron del Caffè Le Rose, posizionato di fronte alla inebriante visione della Basilica Santa Maria Novella, alla sua sinistra si trova, invece, l’Hotel Majestic, uno dei simboli del degrado cittadino.
Il suo pensiero sul post pandemia è nitido e determinato.
“Forse è il caso di porre un freno ai facili ottimismi. Oltre un anno e mezzo di pessimo andamento non può essere compensato da un paio di mesi di incassi dignitosi, dovremo attendere ancora per parlare di normalità. La pandemia non appartiene al passato ed è sufficiente osservare ciò che sta accadendo a Londra e in Gran Bretagna per comprendere, cerchiamo di guardare oltre la Manica con la massima attenzione”.
Alcuni segnali positivi provengono dal turismo.
“Il turismo spicciolo, quello con la busta di plastica e la spesa nel minimarket anonimo non risolleva le sorti economiche di un territorio. Di americani agiati e giapponesi se ne vedono pochissimi, quelli che riempiono gli alberghi a cinque stelle non ne sono arrivati”.
Numerose attività commerciali e artigianali non hanno riaperto, una strage di partite Iva.
“La moria di queste attività non nasce a marzo del 2020, è iniziata diversi anni fa quando con alcune scelte politiche errate si è deciso di allontanare dal centro istituzioni storiche che per secoli sono stati punti di riferimento e di aggregazione. Mi riferisco all’Università, al Palazzo di Giustizia, a quegli enti pubblici che hanno traslocato dal centro storico svuotandolo di cultura, di storia, di tradizioni e concedendo spazio al degrado, allo sfascio e al depauperamento sociale”.
Molte stradine dei centri storici italiani sono divenute delle casbah.
“Per le strade, per i vicoli, per le piazze del centro storico fiorentino sono transitati i più bei nomi della cultura, dell’arte mondiale. Michelangelo, Giotto, Dante, Brunelleschi e infiniti altri su questi lastricati hanno trascorso i più bei momenti della loro vita, personaggi che il mondo intero ci invidia. Non si possono cancellare secoli di di storia per un piatto di lenticchie”.
La capitale mondiale del Rinascimento merita rispetto.
“La pandemia ha consentito ai grandi finanzieri e ai grandi industriali di incrementare del 30, 40 percento il loro patrimonio mentre milioni di persone sono finite sul lastrico. I centri storici necessitano di essere rigenerati, bisogna creare le premesse per una loro ripopolazione, dove la gente torni a vivere, a convivere, a dialogare. Il turismo è un valore aggiunto ma non sostituisce il rapporto umano, il turista che viene a Firenze, a Roma, a Venezia, è anche alla ricerca del modo di vivere, di conversare, di lavorare, degli italiani”.
Si parla di un nuovo Umanesimo.
“Dobbiamo riprendere i valori che ci hanno contraddistinti, bisogna rimettere l’uomo e la sua dignità al centro dei progetti e dei programmi, l’uomo deve divenire il punto di riferimento della crescita”.
Fuga dal centro storico e fuga della nostra gioventù.
“I giovani sono la nostra ricchezza e il nostro futuro, senza di loro vi è un declino inesorabile. Cosa stiamo facendo per arginare l’esodo di migliaia di nostri ragazzi e ragazze che scelgono il domani all’estero? Nei decenni scorsi gli emigranti erano le classi meno abbienti, oggi i giovani che espatriano in gran parte sono laureati e comunque viaggiano con un titolo di studio in tasca. Dobbiamo puntare ed investire sul loro futuro, che è il nostro”.
Qualche progetto in tale direzione esiste già.
“Stiamo lavorando per tali obiettivi e questo è il momento propizio, non possiamo e non dobbiamo lasciarcelo sfuggire. Abbiamo bisogno di materializzare un sogno. Non concretizzarlo diverrebbe un macigno insopportabile”.
bruno galante
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