L’AIA azienda leader nel settore alimentare italiano
Le aziende alimentari sono un pilastro della nostra economia che con la ripresa delle attività può tornare a progettare.
Se nel 2020 il fatturato della ristorazione si era ridotto di quasi la metà, il 48% per essere precisi, si iniziano a vedere i primi segni di ripresa.
Secondo Coldiretti, un’estate prevalentemente trascorsa all’interno dei confini nazionali ha aiutato a far tornare alti i consumi alimentari fuori casa.
Un’inversione più che mai necessaria, dopo un anno ai minimi storici per tutti il comparto di bar, ristoranti e trattorie e agriturismi che hanno perso complessivamente 41 miliardi di euro.
Purtroppo non tutte le località hanno potuto godere degli stessi vantaggi della ripartenza.
Le città d’arte, scelte soprattutto dagli stranieri, non hanno registrato i livelli pre pandemici.
Si parla di un sistema composto da 70mila industrie alimentari italiane, 740mila aziende agricole lungo la filiera e 3,6 milioni di lavoratori.
Un settore cruciale per tutto il Paese, di cui è necessario studiare tutte le particolarità.
L’azienda alimentare italiana leader del settore è l’Agricola Italiana Alimentare, più nota semplicemente come Aia.
Con un fatturato di 3,4 miliardi di euro, l’azienda fondata nel veronese ora appartiene al Gruppo Veronesi, specializzato nella produzione e distribuzione di carne e mangimi (questi ultimi con il marchio “Veronesi”).
Al suo interno troviamo anche il noto marchio Negroni e anche quello di Certosa salumi, brand che è stato acquisito dal gruppo nell’agosto del 2021.
Il gruppo Veronesi è, tra l’altro, uno dei pochissimi presenti nel report Brand Finance Food & Drink 2021.
A livello globale nella classifica dei marchi più conosciuti, oltre a Veronesi, ci sono solo Ferrero, Barilla, Lavazza e San Pellegrino.
Al secondo posto la sempre più internazionale Barilla (in questa classifica prendiamo in considerazione solo Barilla Italia) che a livello mondiale tocca un fatturato di 3,8 miliardi, 2,6 dei quali fatturati dalla società italiana.
Il resto proviene soprattutto dagli Usa dove, è stato calcolato, 123 milioni di persone mangia abitualmente prodotti del colosso di Parma.
Barilla è tra l’altro stata premiata da Altroconsumo che, dopo aver testato diversi tipi di rigatoni, compresi quelli integrali, ha stabilito che quella di Barilla è la migliore pasta 2021 per sicurezza, prezzo e qualità.
Sul terzo gradino della classifica troviamo Agricola Tre Valli, una società cooperativa anch’essa appartenente al Gruppo Veronesi, che con un fatturato pari a 2,2 miliardi si occupa della lavorazione di carni e uova.
Per quanto riguarda la prima attività, l’Agricola Tre Valli si occupa di macellazione di carni suine e bovine fino al confezionamento degli insaccati, per quanto riguarda le uova, la cooperativa si occupa del confezionamento ma anche della preparazione di composti per l’industria alimentare.
Gesco è un’altra società cooperativa agricola ma questa volta del Gruppo Amadori, che nel 2019 ha fatturato 1,6 miliardi e anch’essa opera nella raccolta e nella vendita di prodotti avicoli e nella commercializzazione di carni fresche.
Come è visibile dal grafico, il settore della produzione e lavorazione della carne è sicuramente uno dei più redditizi. Fatta eccezione per Barilla, infatti, tutti le altre società che occupano i primi posti della classifica sono legate a questo settore.
Al quinto posto troviamo Lavazza, la più che nota azienda di caffè tostato che fattura 1,5 miliardi all’anno, seguita da Ferrero che fattura 1,4 miliardi.
Poi di nuovo il settore della carne con Inalca, la società del Gruppo Cremonini, con 1,1 miliardi di fatturato.
La Pellegrina, invece, è sempre del Gruppo Veronesi e lavora più precisamente la carne di pollo.
Nelle ultime posizioni delle prime aziende alimentari italiane troviamo infine Nestlè Italia e Granarolo, entrambe di poco sotto al miliardo di fatturato.
Gli ultimi dati stabili, quello pre pandemia, indicavano un settore in crescita. I consumi alimentari hanno superato i 250 miliardi di euro, grazie soprattutto al fuori-casa, proprio il canale che ha più sofferte le limitazione Covid.
Quest’ultima componente, secondo stime Nomisma, è arrivata a superare gli 85,6 miliardi di euro, vale a dire il 34,2% dell’ammontare complessivo dei consumi di prodotti alimentari, grazie a una crescita rispetto all’anno precedente del 2,7% misurata a valori correnti.
Comunque sia, la parte più importante del mercato dell’alimentare è composto dai consumi domestici.
C’è da dire però che il settore cresce ma non come negli altri Paesi.
Nel periodo 2013-2018 i consumi alimentari in Italia sono aumentati a valori correnti solamente del 9%, contro il 21% della Germania, il 17% della Spagna, il 12% di Regno Unito e l’11% della Francia e una media Ue di poco inferiore al 15%.
I dati si riferiscono al: 2019-2021
Riccardo Dinoves
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