Dubbi e interrogativi dell’inflazione in Cina
A ottobre l’indice dei prezzi al consumo in Cina è cresciuto dell’1,5 per cento rispetto a un anno fa, e contro un aumento dello 0,7 per cento registrato a settembre.
Come spiega il South China Morning Post, c’entrano i timori dell’opinione pubblica sulla carenza di cibo.
Intanto, l’inflazione factory-gate, quella che riguarda i prezzi dei beni appena usciti dagli stabilimenti produttivi, è ai massimi da ventisei anni.
Il dato sull’aumento dell’indice dei prezzi al consumo – ufficiale: proviene dall’Istituto nazionale di statistica – è superiore alle aspettative degli analisti: un sondaggio di Bloomberg ne aveva stimato la crescita all’1,4 per cento.
L’obiettivo delle autorità cinesi è arrivare a una crescita del 3 per cento circa nel 2021, più bassa del valore registrato nel 2020 (+3,5 per cento).
L’Istituto nazionale di statistica ha spiegato che a ottobre l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto a causa della “influenza combinata di tempo inclemente, contraddizione tra l’offerta e la domanda di alcune materie prime, e aumento dei costi”.
La settimana scorsa il ministero cinese del Commercio aveva chiesto alle autorità locali di dare stabilità sia alle forniture di cibo (carne, verdure, olio da cucina) che ai prezzi, in vista della stagione fredda.
L’annuncio ha però causato del panico d’acquisto (panic-buying) tra i cittadini; le autorità hanno dovuto rassicurare la popolazione che non ci sono rischi di carenza di cibo.
Messa da parte la volatilità dei prezzi dell’energia e degli alimenti, a ottobre il tasso di inflazione al consumo in Cina è cresciuto dell’1,3 per cento rispetto all’anno prima.
A settembre l’aumento era stato dell’1,2 per cento.
A ottobre i prezzi del cibo sono diminuiti del 2,4 per cento; a settembre la caduta era stata più forte, del 5,2 per cento.
L’aumento è stato guidato da una crescita di quasi il 16 per cento del prezzo delle verdure rispetto all’anno scorso.
Il prezzo della carne di maiale invece – molto consumata nel paese – è calata del 44 per cento.
L’indice dei prezzi alla produzione – si riferisce ai prezzi imposti dalle fabbriche ai distributori dei loro prodotti – è invece aumentato del 13,5 per cento a ottobre rispetto al 2020: si tratta del valore più alto dal luglio 1995.
Gli analisti sentiti da Bloomberg avevano previsto un aumento più contenuto, del 12,3 per cento.
L’aumento dei prezzi alla produzione è dovuto principalmente alla crescita, notevolissima, del costo del carbone (+103,7 per cento a ottobre su base annua) necessario agli stabilimenti industriali e per la generazione di elettricità.
Il primo ministro cinese Li Keqiang ha annunciato la settimana scorsa che le autorità avrebbero abbassato le tasse per le aziende, in particolare quelle piccole e medie, per dare respiro all’economia.
Le piccole e medie imprese valgono l’80 per cento dell’occupazione nelle aree urbane, ma sono in difficoltà per via degli alti prezzi delle materie prime e dei trasporti.
Piero Vernigo
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