Dai fondi Pnrr 24,7 miliardi per la rete ferroviaria al Sud
Alcuni si sarebbero aspettati l’inserimento del Ponte sullo Stretto di Messina da questa parte del Pnrr sulle infrastrutture, ma non c’è. In compenso anche in questo caso gli investimenti avranno come obiettivo privilegiato la rete ferroviaria nel Mezzogiorno.
Il dato più saliente, infatti, è che i fondi disponibili sono dedicati quasi esclusivamente alle ferrovie, e in particolare all’alta velocità. Questa la destinazione principale dei 31,46 miliardi riservati alle “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, come questa missione viene chiamata.
Circa 6,33 miliardi provengono dal Fondo complementare governativo, mentre la grande maggioranza, 25,13 verrà versata da Bruxelles.
E sono questi ultimi miliardi che sono suddivisi in modo dettagliato in capitoli nel Pnrr presentato dal Governo e inviato alla Commissione Europea. Una suddivisione che parla molto chiaro.
Delle due componenti una, quella riguardante gli investimenti sulla rete ferroviaria, riceverà quasi tutte i fondi, 24,77 miliardi, mentre all’altra, quella che si occupa di intermodalità e logistica integrata, saranno destinati solo 360 milioni.
Il governo motiva la preferenza data a le rotaie con le statistiche sul traffico di passeggeri e quello di merci.
Solo il 6% del primo e l’11% del secondo avviene su rotaia in Italia. Solo spostando su ferrovia più persone e più beni si riuscirà a diminuire di 2,3 milioni di tonnellate all’anno le emissioni di Co2 generate nell’ambito dei trasporti.
Ai collegamenti al alta velocità verso il Sud sono dedicati 4,64 miliardi. L’obiettivo è collegare meglio un’area che attualmente soffre più di altre di un deficit infrastrutturale che invoglia l’uso delle quattro ruote. Gli interventi effettuati accorceranno da 3 ore e 30 minuti a 2 ore il tragitto tra Napoli e Roma, portando i treni da 4 a 10 all’ora. La Palermo-Catania dovrà essere percorribile in due invece che in tre, anche qui con un aumento della frequenza.
Di 80 minuti invece sarà il risparmio di tempo sulla Salerno-Reggio Calabria. Altri 8,57 miliardi, la fetta più grossa, sarà spesa per quelle linee ad alta velocità che ci collegano all’Europa. Verrà completata la Brescia-Verona-Vicenza, realizzando un collegamento veloce completo tra Milano e Venezia.
Si punta poi a dimezzare i tempi di percorrenza tra Genova e Milano e Genova e Torino. Nel primo caso in particolare si dovrà passare da 10 a 24 treni all’ora, e la linea dovrà consentire il passaggio di treni merci di 750 metri. Sarà potenziata la Verona-Brennero realizzando la cosiddetta tangenziale ferroviaria di Trento.
Altri 1,58 miliardi saranno impiegati per collegamenti chiamati “diagonali”, perché non riguardano la classica direttrice Nord-Sud del nostro Paese. Sarà adeguata la Roma-Pescara, con un risparmio di 80 minuti sulle tratte raddoppiate.
Verrà rafforzata l’Orte-Falconara, per tagliare alcuni minuti di percorrenza sulla Roma-Ancona. E si cercherà di accorciare di 30 minuti i tempi della Napoli-Battipaglia-Taranto.
Anche se le risorse dedicate al Mezzogiorno non sono la maggioranza, vi è certamente un riequilibrio rispetto alle politiche dei trasporti degli ultimi 30 anni che avevano privilegiato quasi solo i collegamenti tra le grandi città del Nord e Roma, limitando l’alta Velocità alla Roma-Napoli-Salerno.
Altri 2,4 miliardi destinati alle rotaie del Sud, anche se non si parla più di alta velocità in questo caso, ma delle linee normali che hanno bisogno di essere elettrificate e modernizzate.
Saranno realizzati anche collegamenti di ultimo miglio per connettere la rete ai porti come Augusta e Taranto agli aeroporti, come Salerno, Olbia, Alghero, Trapani, Brindisi.
Gli altri investimenti inclusi nella porzione di Pnrr sulle infrastrutture riguardano poi lo sviluppo del sistema europeo di trasporto ferroviario per garantire l’interoperabilità delle varie reti e l’aggiornamento dei sistemi di sicurezza.
A questo saranno destinati 2,97 miliardi. Una cifra identica andrà anche al rafforzamento dei nodi metropolitani, ovvero quella rete di linee che collegano le grandi città al proprio hinterland, che servono i pendolari.
È qui che si giocherà il tentativo di indurre i cittadini ad abbandonare l’auto per il treno. Rendendo più frequenti, comodi, puntuali i tragitti casa-lavoro, realizzando anche nuove tratte.
Per gli altri capitoli rimangono le briciole. Ci sono 700 milioni per una riqualificazione delle stazioni ferroviarie del Sud, e poi 360 milioni per l’innovazione la digitalizzazione della catena logistica e degli aeroporti, per una maggiore sicurezza e un sequenziamento degli aerei in arrivo più efficiente, anche qui con l’obiettivo del risparmio energetico.
Con questa missione del Pnrr infrastrutture il governo ha fatto una scelta chiara in direzione della ferrovia, si diceva.
Su questa si concentrano i fondi, che non vengono invece divisi in mille rivoli. In pochi altri ambiti come in questo però conta anche la scelta del consumatore, del cittadino.
Abbandonare l’auto alla fine sarà una sua decisione, non potrà essere imposto.
I dati si riferiscono al periodo 2021-2026 Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri
Guglielmo d’Agulto
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